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Archivi tag: Dan Stevens

Recensionando / La Bella e la Bestia

14 martedì Mar 2017

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

≈ 2 commenti

Tag

Alan Menken, Bill Condon, Cinemozioni5, Dan Stevens, Disney, Emma Thompson, Emma Wats, Ewan McGregor, film d'Ammmmore, Hattie Morahan, Ian McKellen, Josh Gad, Kevin Kline, la forza salvifica dell'Ammmore, omoaffettività, Stanley Tucci

Con già una decina di remake live action del suo canone che hanno ottenuto la luce verde e che ci sorbiremo, volenti o nolenti, nei prossimi anni, Disney si può permettere di fare ciò che vuole. Tirar fuori un classico ancora amatissimo come La Bella e la Bestia, appiccarci sopra il nome di un’attrice di riferimento per la generazione post-potteriana sono mosse che sanno molto di rassicurazione per gli stake holder (o per chi attende i dividendi), per avere le spalle coperte e prendersi rischi altrove. Nel 2015 però una serie di nomi infallibili (Kennet Branagh e Colleen Atwood) e la volontà di rispettare e reinventare insieme un classico come Cenerentola aveva tirato fuori un film piacevole e fresco da quella che forse è la più datata e stantia delle principesse del reame Disney. Belle invece è la nerd del gruppo, che con la sua indipendenza e il suo amore per la lettura suggeriva possibilità più interessanti…se ci si fosse presi la briga di coglierle, ovvio.
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Recensionando / Il Quinto Potere

22 martedì Ott 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

≈ 1 Commento

Tag

Alexander Beyer, Alicia Vikander, attacco della camera roteante, Benedict Cumberbatch, Bill Condon, biopic, bromance, Carice van Houten, constatatore dell'ovvio, Corporazioni Malvagie, Dan Stevens, Daniel Brühl, David Thewlis, Dreamworks, fangirlism, gioventù digitale, googlare i nomi per sicurezza, grande fantasia in fase di casting, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Josh Singer, Laura Linney, omoaffettività, Peter Capaldi, ritratto di relazioni umane prima che lavorative, shippabbestia, Stanley Tucci, tratto da una storia di poco falsa

il quinto potere locandinaSe ci fosse stato bisogno di un’ulteriore prova di quanto “The Social Network” si sia imposto come pietra miliare e punto di riferimento nell’ultimo decennio cinematografico americano (e chissà se questa spanna temporale si potrà ulteriormente allungare), ecco arrivare nelle sale a distanza di un paio d’anni The Fifth Estate, film che per ambizione, tematiche e approccio punta palesemente a replicare l’incredibile successo del film di David Fincher.
L’ambizione della Dreamworks sembrava essere quella, almeno a giudicare dalla fretta su cui si è gettata ad opzionare i più rilevanti libri scritti ad oggi sulla figura di Julian Assange, compreso quello del collaboratore poi allontanato da WikiLeaks. Il soggetto, per quanto ancora in divenire, è particolarmente allettante e adatto a finire sul grande schermo, specie alla vigilia della stagione dei premi.
La prudenza però dovrebbe consigliare alla Dreamworks di non mettersi in competizione con un film così dirompente senza le adeguate contromosse, soprattutto affidando postazioni cruciali come regia e sceneggiatura a nomi conosciuti ma non stimati al livello dei predecessori. Sennò si prendono fregature terribili e si lascia ancora una volta Benedict Cumberbatch a salvare il film da solo.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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