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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: Daniel Brühl

Recensionando / Missed but not Forgotten #1

25 martedì Ott 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

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Tag

André Téchiné, Brendan Gleeson, Céline Sciamma, Corentin Fila, Dakota Fanning, Dan Brown, Daniel Brühl, Emma Thompson, Ewan McGregor, Felicity Jones, Jennifer Connelly, Jon Lucas, Kacey Mottet Klein, Kathryn Hahn, Kristen Bell, Marina Vlady, Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, Mila Kunis, Philip Roth, Ron Howard, Sandrine Kiberlain, Scott Moore, Tom Hanks, venezia 73, Vincent Perez, Werner Herzog

La rubrica aperiodica e ritardataria nell’anima in cui vi racconto brevemente i film che ho visto prima dell’uscita nelle sale italiane ma che non sono riuscita a recensire prima del loro approdo nelle stesse.
Hashtag suggerita #megliotardichemai.
In questa puntata parleremo di:

Spira Mirabilis
Quando Hai 17 Anni
Lettere da Berlino
Inferno
Bad Moms
American Pastoral
Lo and Behold: Reveries of the Connected World

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Recensionando / Captain America: Civil War

23 sabato Apr 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

≈ 12 commenti

Tag

Anthony e Joe Russo, Anthony Mackie, Chadwick Boseman, Chris Evans, cinecomics, Daniel Brühl, Don Cheadle, Elizabeth Olsen, Emily VanCamp, film coi pugni nelle mani, Frank Grillo, hair porn, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Jeremy Renner, John Slattery, Marisa Tomei, Martin Freeman, Marvel, nazisti cattivissimi, omoaffettività, Paul Bettany, Paul Rudd, Robert Downey Jr, Scarlett Johansson, scienziati che combinano casini micidiali, Sebastian Stan, spara spara ci stanno massacrando, spiegazioni cazzare, supereroi con superproblemi, Tom Holland

civilwar_sebDa che parte stai? Chiede imperiosa la locandina di Captain America: Civil War, terzo capitolo del franchise dedicato al Cap e capitolo 2.5 di Avengers per ambizioni produttive e vastità di cast da gestire.
Se i Vendicatori divisi cadranno, cinematograficamente parlando la loro unione (e il loro numero sempre crescente) hanno provato più e più volte che il troppo storpia, o quanto meno il tanto non paga. Ecco, posto che io #TeamCap tutta la vita (specialmente nella continuity cinematografica) e che in particolare sto spudoratamente dalla parte di Bucky, bisogna ammettere che il duo registico Russo ha smentito i mezzi fallimenti di Whedon e Snyder, provando che sì, è possibile creare un film d’intrattenimento puro ben orchestrato e mai troppo pesante, dando spazio a circa una ventina di personaggi, ammiccate a parentesi televisive e a capitoli di là da venire. Insomma, a tirar fuori un film ponte verso qualcosa di più risolutivo (Infinity War?) senza per questo renderlo pesante o inutile e anzi, provando finalmente a cambiare registro nel copione ormai rodato del tipico film Marvel.

Info utili:

  • C’è solo una scena extra, posizionata tra i titoli di coda “di testa” (quelli animati) e il roll nero con tutto il cast tecnico. EDIT- a differenza di quanto mostrato alla stampa, c’è anche una seconda scena alla fine fine fine dei titoli di coda, con protagonista Spidey.
  • Il post è diviso in una parte spoiler free e una di considerazioni spoiler ben segnalate.
  • Per comprendere il film è necessario aver visto almeno Winter Soldier e Age of Ultron, ma non farebbe male aver visto anche Ant-Man e la serie televisiva di Agent Carter.

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Recensionando / La spia

02 domenica Nov 2014

Posted by Elisa G. in 2014, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Anton Corbijn, Daniel Brühl, father issue, Grigoriy Dobrygin, Homayoun Ershadi, i nostri amici arabi, John le Carré, Mehdi Dehbi, Nina Hoss, Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Robin Wright, uno spia l'altro pure, Willem Dafoe

most wanted1Non ho mai fatto mistero della mia totale, assoluta adorazione per il film “La Talpa”, perciò mi fa molto piacere vedere come la lezione di Alfredson su come sia ancora possibile fare un film di spionaggio assolutamente perfetto abbia spinto tanti produttori a investire su questo filone. Produttori europei impegnati a rivalutare un genere affossato da una serie di pellicole americane che avevano ridotto l’intelligence a un guazzabuglio roboante di gadget supertecnologici e vendette personali #perlalibertà, dividendo il mondo in americani buoni costretti a fare cose brutte per fermare gli arabi cattivi.
A most wanted man continua il lavoro di rilancio del genere affrontando il passo successivo; se infatti “La talpa” era aiutata nel suo porre di nuovo l’accento sulla componente umana dall’ambientazione tecnologicamente arcaica della Guerra Fredda, stavolta l’ambientazione è praticamente contemporanea.

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Specialando / Gli Oscar 2014 e l’effetto Nolan

05 mercoledì Feb 2014

Posted by Elisa G. in Cinematografò, Specialando

≈ 2 commenti

Tag

Christopher Nolan, Daniel Brühl, Gardy the problem solver, Jean Dujardin, Marion Cotillard, Oscar, Oscar 2014, parte lo spiegone, vincitore di premio a forma di qualcosa di un metallo solitamente dorato

the dark knight locandinaRiprende il nostro viaggio del magico mondo perverso che si nasconde dietro il gran carrozzone cinematografico per eccellenza, gli Academy Awards.
Nelle scorse settimane avevo vaticinato la gigantesca delusione per “La Vita di Adele” (totalmente autoindotta dallo scellerato comportamento degli stessi francesi, ribadiamolo) spiegandovi un po’ come funzionano i meccanismi dietro a Miglior Film Straniero e le notevoli ripercussioni che ha per i film stranieri che aspirano a entrare anche nelle categorie principali.
Oggi invece vorrei esaminare una tendenza nata e rafforzatasi con il sostanziale raddoppio dei candidati possibili alla categoria di Miglior Film. Mi riferisco alla preoccupante diminuzione del numero totale di film che accedono alle sei categorie principali (ovvero film, regia e attorume vario). Sapete perché c’è la locandina di “The Dark Knight”? No? Perché la colpa, come sempre, è di Christopher Nolan!

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Recensionando / Il Quinto Potere

22 martedì Ott 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

≈ 1 Commento

Tag

Alexander Beyer, Alicia Vikander, attacco della camera roteante, Benedict Cumberbatch, Bill Condon, biopic, bromance, Carice van Houten, constatatore dell'ovvio, Corporazioni Malvagie, Dan Stevens, Daniel Brühl, David Thewlis, Dreamworks, fangirlism, gioventù digitale, googlare i nomi per sicurezza, grande fantasia in fase di casting, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Josh Singer, Laura Linney, omoaffettività, Peter Capaldi, ritratto di relazioni umane prima che lavorative, shippabbestia, Stanley Tucci, tratto da una storia di poco falsa

il quinto potere locandinaSe ci fosse stato bisogno di un’ulteriore prova di quanto “The Social Network” si sia imposto come pietra miliare e punto di riferimento nell’ultimo decennio cinematografico americano (e chissà se questa spanna temporale si potrà ulteriormente allungare), ecco arrivare nelle sale a distanza di un paio d’anni The Fifth Estate, film che per ambizione, tematiche e approccio punta palesemente a replicare l’incredibile successo del film di David Fincher.
L’ambizione della Dreamworks sembrava essere quella, almeno a giudicare dalla fretta su cui si è gettata ad opzionare i più rilevanti libri scritti ad oggi sulla figura di Julian Assange, compreso quello del collaboratore poi allontanato da WikiLeaks. Il soggetto, per quanto ancora in divenire, è particolarmente allettante e adatto a finire sul grande schermo, specie alla vigilia della stagione dei premi.
La prudenza però dovrebbe consigliare alla Dreamworks di non mettersi in competizione con un film così dirompente senza le adeguate contromosse, soprattutto affidando postazioni cruciali come regia e sceneggiatura a nomi conosciuti ma non stimati al livello dei predecessori. Sennò si prendono fregature terribili e si lascia ancora una volta Benedict Cumberbatch a salvare il film da solo.

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Recensionando / Rush

30 lunedì Set 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

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Alexandra Maria Lara, brruuuuummmm, c'e' anche un po' d'Italia, Chris Hemsworth, Daniel Brühl, DAT ASS, figa-macchinone-esplosioni, fotografia leccatissima, gente figa, Ho visto la gente nuda, Natalie Dormer, Olivia Wilde, Peter Morgan, Pierfrancesco Favino, Ron Howard

rush locandinaL’antagonismo sportivo tra Niki Lauda e James Hunt era già leggenda e sportiva mentre si consumava pista dopo pista nei ruggenti anni ’70; la trasposizione cinematografica era solo una questione di tempistica, di regista giusto al momento giusto. Aggiungendo all’equazione l’incidente di Lauda e la successiva sfigurazione, era evidente che qualcuno l’avrebbe sfoderato in piena stagione degli Oscar.
Quando Ron Howard si è palesato come trasformatore cinematografico di questo potenziale biografico la catastrofe sembrava incombente. Anche volendo non riuscivo a pensare a un nome peggiore a cui affidare il difficile bilanciamento tra le due polarità rappresentate dai piloti a livello automobilistico ed esistenziale.
Sorprendendo tutti, Ron Howard si è affidato a Peter Morgan, uno sceneggiatore che di duelli se ne intende (“Frost/Nixon”) e ne ha cavato fuori un film misurato.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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