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Essere davvero bravi in quello che si fa, essere compiaciuti dal saperlo. L’ultimo film di Alejandro González Iñárritu, che si prepara ad affrontare la notte degli Oscar da testa di serie, è l’esempio perfetto di questo assunto. Negli anni ho preso l’abitudine di dividere i registi di fascia alta in due grandi gruppi: quelli molto bravi e desiderosi di far bene e quelli molto bravi e desiderosi di far notare al proprio pubblico quanto stiano facendo bene.
Solitamente si usa un lungo pianosequenza, un movimento di macchina ardito ed inaspettato, una scena così clamorosa che sembra quasi una pausa di narrazione dal film in cui il regista sussurra allo spettatore “ecco, adesso prendiamoci cinque minuti in cui ti mostro di cosa sono capace”. Sfruttando le possibilità del digitale, Birdman espande questo momento di estetica e potenza espressiva per tutta la sua durata.