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Archivi tag: film col dramma dentro

Cineriassuntone mensile / I film di luglio 2019

04 domenica Ago 2019

Posted by Elisa G. in 2018, 2019, Cinematografò, Recensionando

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Alfonso Gomez-Rejon, Benedict Cumberbatch, Chris Hemsworth, F. Gary Gray, Felix van Groeningen, film col dramma dentro, hems, Michael Sheen, Steve Carell, Tessa Thompson, Timothée Chalamet, Tom Holland

Quarto appuntamento mensile del cineriassuntone sett…mensile, un po’ perché di certi film voglio continuare a parlarvi in post dedicati, un po’ perché è estate e di film che non valgono più di un paragrafetto son piene le sale. Quindi ecco a seguire tutti i film usciti a luglio 2019 che ho visto ma non ho avuto tempo, voglia o sbatta di recensirvi.

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Recensionando / Sognare è vivere

06 martedì Giu 2017

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Amos Oz, Cannes 2015, film col dramma dentro, film PESO, Natalie Portman, Shira Haas, Tomer Kapon

Se il riscaldamento globale non esiste eppure non ci sono più le stagioni di una volta, come fare a stabilire che l’estate è davvero arrivata? C’è un segno inequivocabile su cui fare affidamento: quando arrivano nelle sale italiane i film di Cannes sì, ma di due o tre edizioni fa, allora è tempo di estrarre crema solare e costume da bagno. Estate stagione della social responsability, con le case di distribuzione italiana che si danno alle buone pratiche di recupero e riciclaggio, per salvaguardare la sostenibilità del botteghino italiano. Primo di una serie infinita di ripescaggi di cui parleremo quest’estate qui su Gerundiopresente è il debutto dietro la cinepresa di Natalie Portman, alle prese nientemeno che con uno dei romanzi più noti dello scrittore israeliano Amos Oz, portato su schermo dopo ben otto anni di lavoro sull’adattamento e la sceneggiatura.
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Recensionando / Fortunata

27 sabato Mag 2017

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Alessandro Borghi, Cannes 2017, cinema italiano, Edoardo Pesce, film col dramma dentro, Jasmine Trinca, Margaret Mazzantini, Roma bellissima e decadente, Sergio Castellitto, Stefano Accorsi

Niente italiani in concorso quest’anno al Festival di Cannes che, per uno strano scherzo del destino, è stato salutato da gran parte della stampa presente come il più debole, deludente degli ultimi 10, 15 anni.
La folta delegazione italiana (6 titoli presenti) si è quindi spalmata nelle sezioni collaterali, diventate quelle di pregio, in cui la lotta per la vittoria è serratissima da quando il concorso sembra diventato incapace – o incurante – di catalizzare le proposte più vivide e interessanti in circolazione.
Così una presenza che sembrava quasi di ripiego in Un Certain Regard ha fatto la fortuna di Sergio Castellitto, capace di attrarre la giusta attenzione sul suo nuovo film Fortunata, di assurgere al ruolo di ambasciatore del nostro cinema, in assenza degli eterni Sorrentino e Garrone. Alle volte il contesto è fondamentale: se Fortunata fosse stato presentato in competizione magari sarebbe stato l’ennesimo film poco ispirato nella corsa alla Palma, mentre in Un Certain Regard è potuto diventare il trampolino di lancio di un’intesa Jasmine Trinca. 
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Recensionando / Segreti di Famiglia

27 lunedì Giu 2016

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, Cannes 2015, Devin Druid, film col dramma dentro, film PESO, fotografia leccatissima, Gabriel Byrne, Isabelle Huppert, Jesse Eisemberg, Joachim Trier, nessuno mi capisce

louder-locandinaÈ estate gente. Le ascelle si pezzano, le ferie si avvicinano e i distributori italiani cercano disperatamente quei quattro film passati in concorso a Cannes 2015 che non sono ancora riusciti a piazzarci. Ammosciato da un titolo che più random di così non si può, Segreti di Famiglia arriva in Italia dopo essere passato in concorso due anni fa sulla Croisette e aver attirato la mia attenzione per il bellissimo manifesto ruffianissimo con le cheerleader volanti qua a fianco.
Per una volta ci avevo visto giusto e nemmeno sapevo quanto: il bello del debutto in lingua inglese del regista norvegese Joachim Trier è racchiuso in un paio di scene laccatissime come quella di cui sopra, disperse in un mare magnum di compiaciuta autorialità che davvero lascia poco o niente nel post visione.

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Recensionando / La comune

31 giovedì Mar 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, Berlinale 66, dramma familiare obbligatorio, Fares Fares, film col dramma dentro, Helene Reingaard Neumann, Julie Agnete Vang, sesso droga e tanto altro ancora, Thomas Vinterberg, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen

berlinale_kollektivetDopo l’infelice parentesi anglofona di Via dalla pazza folla, Thomas Vinterberg ripara nell’amata Danimarca e nella sua esperienza autobiografica per il suo ultimo lavoro, presentato alla Berlinale 66.
La storia al centro di Kollektivet contiene infatti gli echi della sua adolescenza, spesa in una comune a Copenaghen negli anni ’70. Le atmosfere e le ideologie di questo periodo storico sembrerebbero essere al centro di questa costruzione e crisi di una vita collettiva in una grande casa, se non fosse che La Comune è un film ben più individualistico di quanto ci si aspetterebbe. Tanto da abbandonare molto presto il racconto corale per concentrarsi e affidarsi quasi totalmente alla sua protagonista Trine Dyrholm, poi premiata a Berlino per la sua performance in un film che sembra segnare innanzitutto la lontananza siderale della nostra società da una visione collettiva.

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Recensionando / Room

03 giovedì Mar 2016

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Emma Donoghue, film col dramma dentro, Jacob Tremblay, Lenny Abrahamson, Oscar 2016, piangerone, Sean Bridgers, William H. Macy

rommArriva in Italia portando con sé la protagonista con l’Oscar in pugno, per cui forse la nostra percezione di Room, adattamento del libro best seller di Emma Donoghue del 2010, è un po’ falsata. Solo pochi mesi fa infatti uno dei film protagonisti agli Oscar di quest’anno era una pellicola di dimensioni medio piccole, presentatasi al Toronto International Film Festival con la sola forza della notorietà letteraria della fonte e della protagonista, al suo primo vero ruolo di rilievo.
Chi l’aveva già notata nelle tante, tantissime pellicole in cui si era messa in luce sfruttando ruoli infinitesimali sapeva che Brie Larson era un talento a cui serviva solo una cassa di risonanza per raggiungere la notorietà mondiale. Dopo tanta e paziente attesa nelle retrovie, è arrivata al ruolo di protagonista con il ruolo giusto, nel film giusto. Tutto è andato per il meglio, tanto che da esordiente alla prima nomination si è portata a casa la statuetta.

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Recensionando / The Danish Girl

19 venerdì Feb 2016

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Alexandre Desplat, Alicia Vikander, Amber Heard, Ben Whishaw, biopic, Eddie Redmayne, film col dramma dentro, Matthias Schoenaerts, Oscar 2016, Paco Delgado, Psicologia e Psicosi, Tom Hopper, tratto da una storia di poco falsa, tristezza a palate, venezia 72

the danish girl posterÈ davvero semplice sparare a zero su Tom Hopper e ormai è uno sport riconosciuto tra gli amanti di cinema. Con suo stile espositivo al limite del pedante, con la sua esasperata ricerca di coinvolgimento emotivo via reiterati primissimi piani nel puro Oscar Bait (film “esca” per attrarre l’attenzione dell’Academy) delle sue lacrimevoli storie, presta molto più del fianco a critiche ferocissime. All’insegna del commovente e non pago del successo de Il Discorso del Re, eccolo tornare con la storia pioneristica di una coppia di pittori danesi in cui lui, a disagio con il proprio sé esteriore, decide di tirare fuori la donna che si sente di essere, con tragiche conseguenze personali e familiari. Insomma, Tom Hopper è tra i pochissimi che fanno cinema da Oscar con approcci e metodologie anni ’90 e soprattutto l’unico a riuscire a cavare nomination di pregio da questa tanto vituperata pratica.

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Recensionando / La corrispondenza

12 martedì Gen 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, delicate palette cromatiche, Ennio Morricone, film col dramma dentro, film d'Ammmmore, Giuseppe Tornatore, Ho visto la gente nuda, Jeremy Irons, ma anche no, Olga Kurylenko, piccoli borghi nel centro Italia, Psicologia e Psicosi, Shauna Macdonald

lacorrispondenzaIl corollario di essere uno dei pochi registi italiani con i mezzi e la volontà di uscire dal piccolo recinto nazionale e puntare al Mondo è che spesso si finisce per farsi molto male. È valso a livello economico per Matteo Garrone con Il Racconto dei Racconti, l’ha schivata Paolo Sorrentino con Youth vendendo ancora una volta una sorta di immagine patinata del cinema italiano come altrove vogliono che sia, ci è cascato in pieno e ancora più di prima Giuseppe Tornatore con il suo ultimo film.
Peccato, perché il gioco al massacro non è mai divertente, specialmente quando siamo di fronte a un investimento economico da 10 milioni di euro e a uno dei rari sceneggiatori e registi che sembra non avere reazioni luddiste al nostro vivere la modernità tramite strumenti tecnologici onnipresenti.
Se con La Migliore Offerta non ero del tutto convinta ma nemmeno troppo negativa, La Corrispondenza merita solo una bocciatura senza appello.

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Recensionando / Hunger Games: il canto della rivolta – Parte II

19 giovedì Nov 2015

Posted by Elisa G. in Uncategorized

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adolescenti problematici, Deve far male!, Donald Sutherland, Elden Henson, Elizabeth Banks, film col dramma dentro, Francis Lawrence, Gwendoline Christie, Jeffrey Wright, Jena Malone, Josh Hutcherson, Julianne Moore, Kurt and Bart, la forza salvifica dell'Ammmore, Mahershala Ali, mondi distopici, Natalie Dormer, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Stanley Tucci, Stef Dawson, tristezza a palate, Willow Shields, Woody Harrelson, young adult

mockingjay_1Sembra passata una decade intera, invece sono trascorsi solo tre anni da quando è iniziata una delle saghe commerciali che hanno definito il cinema popolare dell’ultimo decennio, lanciato la già promettente Jennifer Lawrence e aperto definitivamente la via per l’approdo della letteratura young adult su grande schermo. Un successo che, osservato dal 2015, sembra inevitabile: se non fosse successo con The Hunger Games, sarebbe capitato con un’altra saga distopica o un’altra storica d’amore tra adolescenti affetti da malattie più o meno mortali. Non è assolutamente così: a testimoniarlo rimane il fatto che, con la gloriosa eccezione di The Fault in Our Stars, nessuno sia ancora riuscito a raccogliere il testimone di questo franchise, men che meno a solidificare il proprio successo proseguendo spedito per ben quattro capitoli. Giunti al quarto capitolo e fatte le dovute proporzioni su incassi e successi, si può ben dire che Hunger Games è a tutt’oggi l’unico erede di Harry Potter, ma anche l’unico franchise che ha creduto nella sua protagonista femminile, mettendola al centro senza riserve, rendendola l’affascinante volto di una normalizzazione rappresentativa spaventosamente lenta nella cinematografia occidentale, il simbolo di una generazione.
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Recensionando / 45 anni

30 venerdì Ott 2015

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Andrew Haigh, Berlinale 65, Charlotte Rampling, David Constantine, Dolly Wells, film col dramma dentro, film PESO, finale con mazzata, Gerontofilia, Richard Cunningham, Tom Courtenay

45years_1Quando si parla di Berlinale l’allegria e l’innovazione non sono generalmente contemplate tra gli ingredienti principali dei suoi film tipo, il che rende questo festival forse meno attraente di altre kermesse più giovani e alla moda. Quest’anno però a Berlino si è visto un programma di tutto rispetto e da quel poco che sono riuscita a recuperare, comprendeva due grandissimi film autoriali, tra i migliori dell’annata: El Club e questo 45 Years.
Non stupisce quindi che l’accoppiata dei suoi protagonisti, vera colonna portante di una storia potente ma piuttosto sintetica (l’adattamento del racconto breve In Another Country by David Constantine) si sia portata a casa il premio per la miglior interpretazione. Orsi meritatissimi, dato che qua e là la loro perfomance è così intensa da poter essere tra le migliori di due carriere ricchissime di successi e ruoli memorabili.
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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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