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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: fotografia leccatissima

Recensionando / L’angelo del crimine

03 lunedì Giu 2019

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando, Uncategorized

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a, Cannes 2018, Chino Darín, cinema argentino, criminalità e la mala varia, Daniel Fanego, fotografia leccatissima, Lorenzo Ferro, Luis Gnecco, Luis Ortega, Mercedes Morán, omoaffettività, so, tratto da una storia di poco falsa

Segnalo un piccolo miracolo in apertura del mese del Pride: è finalmente sbarcato nelle sale italiane uno dei più promettenti titoli della selezione Un Certain Regard di Cannes 2018, uno di quelli che con la sua tematica queer è semplicemente perfetto per aprire il mese dell’onda arcobaleno.
Non solo: con la sua produzione rifinitissima, la regia accattivante e la sceneggiatura sempre precisa nella sua ricchezza narrativa, L’angelo del crimine è il film perfetto per lavare via la delusione lasciata da quello che dovrebbe essere il suo epigono hollywoodiano ma si è rivelato la sua brutta copia. Se Zac Efron vi ha delusi nei panni del famigerato killer Ted Bundy in un film sciapo e insulso (talvolta persino problematico), lasciate che ci penso l’Angelo nero dell’Argentina degli anni ’70 a riparare a questo torto, con un film che è migliore del cugino hollywoodiano sotto ogni punto di vista.
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Riflettendo / Cold War e La La Land sono lo stesso film

16 sabato Feb 2019

Posted by Elisa G. in Cinematografò, Riflettendo

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bianco e nero, Cannes 2018, Deve far male!, film d'Ammmmore, fotografia leccatissima, guerra fredda, Joanna Kulig, musical, Oscar 2019, Pawel Pawlikowski, piangerone, Tomasz Kot, tristezza a palate

Varsavia è la Parigi dell’Europa dell’Est.
Cold War, il film di Paweł Pawlikowski candidato a tre premi Oscar, è il La La Land autoriale ed europeo. Sfida dialettica di un lezioso post del sabato pomeriggio? Pura vis polemica? Boutade cinematografica da blog di provincia? A voi la scelta, ma prima permettetemi di citare l’immortale attacco argomentativo di Emanuele di Tutti pazzi per amore e… seguite il mio ragionamento.
Cold War non è affatto il film pesantone polacco che pensate, anzi, è un’opera struggente che rende palese la nostra intossicazione da sentimenti e sentimentalità statunitensi.
Attenzione, il post è a rischio [SPOILER], facendo riferimento diretto al finale di Cold War.

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Recensionando / Soldado

19 venerdì Ott 2018

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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Benicio del Toro, c'e' anche un po' d'Italia, Catherine Keener, Deve far male!, fotografia leccatissima, Isabela Moner, Josh Brolin, Stefano Sollima, Taylor Sheridan

Da spettatori italiani è davvero difficile mettere da parte l’orgoglio di vedere Stefano Sollima (Gomorra – La serie, Suburra) alla guida di un grande film hollywoodiano e concentrarsi su altro, soprattutto considerando l’ottima riuscita di Sicario – The Day of the Soldado. Non sfigurare a paragone diretto con Denis Villeneuve non era semplice, soprattutto se privati del talento di Emily Blunt e di figure tecniche come il leggendario direttore della fotografia Roger Deakins.
Eppure anche con il regista italiano alla guida, la macchina da guerra di quello che zitto zitto potrebbe presto trasformarsi in un franchise vero e proprio non fallisce. Allora il nome da mettere sotto i riflettori forse è un altro: quello dello sceneggiatore Taylor Sheridan.

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Recensionando / Loro 2

09 mercoledì Mag 2018

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, cinema italiano, Elena Sofia Ricci, fotografia leccatissima, italia, Kasia Smutniak, Luca Bigazzi, Paolo Sorrentino, Riccardo Scamarcio, Toni Servillo

Tutti i nodi arrivano al pettine e con un colpo di spazzola deciso Paolo Sorrentino chiarisce il senso dell’intera operazione Loro 2. Il secondo capitolo del dittico che il regista de La Grande Bellezza di certo non cancella completamente la sensazione piuttosto bizzarra che lascia un film che ha tutti i presupposti per essere una grande operazione che si apre e si esaurisce in due pellicole brevi, ravvicinate per distribuzione, veloci per ritmo, fulminanti per battute ma soprattutto con un certo retrogusto di istantaneità.
Se un certo senso di smarrimento dopo Loro 1 e il suo discorso interrotto sul più bello era comprensibili, Loro 2 richiede una presa di posizione più netta anche a noi spettatori, scoprendo finalmente le carte in tavola, chiarendo la distanza tra questo tentativo di ritrarre Berlusconi e i tanti che lo hanno preceduto.
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Recensionando / Loro 1

23 lunedì Apr 2018

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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Anna Bonaiuto, cinema italiano, Elena Sofia Ricci, Fabrizio Bentivoglio, fotografia leccatissima, Ho visto la gente nuda, Kasia Smutniak, Luca Bigazzi, Paolo Sorrentino, Riccardo Scamarcio, Ricky Memphis, Roma bellissima e decadente, sesso droga e tanto altro ancora, Toni Servillo

Ma loro, dico loro, chi sono? si chiedeva Renato Zero coinvolto in un gioco erotico tra i più celebri della musica leggera italiana. Anche Paolo Sorrentino si occupa parecchio di sesso nell’indagare i loro dell’Italia d’inizio millennio, identificati semplicisticamente da uno dei personaggi della pellicola come quelli che contano. Re farsesco della categoria è Lui, uno così iconico che rimane senza nome per metà film e si prende le briga di ricoprire il ruolo di protagonista della sua stessa biografia solo nella parte finale del film.
Loro 1 partiva dai peggiori presupposti: un film nebuloso, fuori tempo massimo sin dal suo annuncio (invece al solito Sorrentino si è rivelato profetico) diviso in due all’ultimo, giunto in sala senza nemmeno un minutaggio dichiarato e con un’accozzaglia fastidiosa di font in trailer che sembrano messi insieme dagli scarti della Grande Bellezza. Pareva l’inizio di una catastrofe, invece erano una confusione calcolata; quella del serpente che cambia pelle e lo fa silenziosamente, per passare inosservato nel momento di massima debolezza.

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Recensionando / The Happy Prince

14 sabato Apr 2018

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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biopic, c'e' anche un po' d'Italia, Colin Firth, Colin Morgan, Deve far male!, Edwin Thomas, Emily Watson, fotografia leccatissima, i soliti attori inglesi, John Conroy, omoaffettività, Oscar Wilde, Rupert Everett, sesso droga e tanto altro ancora

Ogni uomo corre verso la propria distruzione e il passo tenuto dall’autore per antonomasia di aforismi e argute massime Oscar Wilde era più che spedito.
The Happy Prince è il film biografico sugli ultimi mesi di vita dello scrittore e commediografo che Rupert Everett ha realizzato davanti e dietro la cinepresa, regalandosi la sua prima pellicola da regista pur di ottenere un ruolo di quelli che impreziosiscono una carriera, se azzeccati.
Come il regista sa comunque il fatto suo l’attore inglese, ma come interprete porta a casa con consumata eleganza un ruolo che in realtà poi così facile non è, dovendo giostrarsi con un mito enorme ma il cui carattere spesso scivola nell’eccesso melodrammatico e macchiettistico. Un’ottima interpretazione non basta però a costruire un grande film.

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Recensionando / Chiamami col tuo nome

25 giovedì Gen 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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amori adolescenziali, Armie Hammer, Autocompiacimento registico, c'e' anche un po' d'Italia, Deve far male!, Esther Garrel, fotografia leccatissima, Gardy consiglia, gente figa, James Ivory, Luca Guadagnino, Michael Stuhlbarg, omoaffettività, Oscar 2018, piangerone, Timothée Chalamet, tristezza a palate

Si può solo sperare di spiegare un film come Chiamami col tuo nome a parole e bisogna essere molto confidenti nelle proprie capacità di scrittori. La sua grana emozionale è così fine che le parole si rivelano limitanti per farne un ritratto. Come descrivi un colore con il senso del gusto o un profumo con la vista?
D’altro canto la dimensione cinematografica è così ricca e curata che si fa appena in tempo a coglierla durante la prima visione, sospinti sempre oltre la bellezza tecnica del film dal tumultuoso emozionare della pellicola.
Tocca rimettere tutto in prospettiva quando si parla di 2017 cinematografico se – come è successo in Italia – mancano all’appello due titoli importanti come Il filo nascosto e Chiamami col tuo nome. Il film di Luca Guadagnino si imprime sulla pellicola e sull’immaginario dello spettatore: è indubbiamente una di quelle visioni che, all’uscita dalla sala, sai già che porterai con te negli anni a seguire. Quindi sì, siamo oltre il grande film e l’ottima prova registica: solo il tempo ci dirà quanto vicino andiamo al concetto di “storia del cinema”, ma è uno di quei momenti che non dovete mancare in sala, perché lo vorrete poter raccontare da spettatore quando sarà diventato storia.
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Recensionando / L’ora più buia

18 giovedì Gen 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Anthony McCarten, Ben Mendelsohn, biopic, Dario Marianelli, fotografia leccatissima, Gary Oldman, i soliti attori inglesi, Joe Wright, Kristin Scott Thomas, Lily James, Oscar 2018, seconda guerra mondiale

Ci sono trecentomila uomini bloccati su una spiaggia francese e un singolo che decide del loro destino a Londra. La storia si consuma sui due fronti, ma le sorti di tutti sono nelle mani di quel solo uomo e delle sue decisioni.
Quella di L’ora più buia non è una storia nuova, anzi: il cinema è impegnato nel ruolo di Penelope sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, cucendo e disfando discorsi e film su un momento drammatico dell’umanità. Perché il Secondo e non il Primo conflitto mondiale? Probabilmente per sua posizione perfettamente mediata tra il senso di passato così concluso da essere Storia eppure così vicino da poter essere ancora presente e rilevante.
La Prima guerra mondiale è l’ultima dei grandi conflitti alla vecchia maniera, la seconda è l’introduzione al Guerra fredda, è moderna e ha un nemico cinematograficamente perfetto, cristallizzato nel concetto stesso di Male (il Nazismo, Hitler, la Shoah).
Dunkirk con la sua mancanza di protagonista e la sua visione collettiva è stato spesso tirato in ballo come la versione moderna di un film molto più tradizionale come L’ora più buia. Difficile non farlo, quando lo stesso preciso ricorso storico viene raccontato da due film che concorrono insieme per gli Oscar.
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Recensionando / Mal di Pietre

15 sabato Apr 2017

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

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Alex Brendemühl, è così francese!, Cannes 2016, fa molto Francia, fotografia leccatissima, libri col DRAMMA dentro, Louis Garrel, Marion Cotillard, Milena Agus, Nicole Garcia, Psicologia e Psicosi, riprese di paesaggi commissionate dall'Ufficio Turismo

Non deve sorprendere che il romanzo di successo italiano di Milena Agus sia stato portato al cinema da una produzione franco belga. Infatti il secondo romanzo dell’autrice è arrivato a vendere 150mila copie in patria (e ad essere tradotto in 18 lingue) dopo essere stato sostanzialmente ignorato alla sua uscita. Galeotto su un articolo su La Stampa, che rivelò il successo d’Oltrape di un libro fino ad allora ignorato, dando il via alla riscoperta di questo drammatico racconto di passioni e nevrosi nella Francia meridionale a vocazione agricola.
A portare la bella e tormentata protagonista del romanzo su grande schermo ci pensa l’ovvia, onnipresente Marion Cotillard, che continua a dividersi tra il cinema francofono di aspirazioni artistiche e i ruoli che le vengono gettati addosso con malagrazia dai blockbuster anglofoni.
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Recensionando / Jackie

20 lunedì Feb 2017

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, Billy Crudup, biopic, Caspar Phillipson, delicate palette cromatiche, fotografia leccatissima, Greta Gerwig, John Hurt, Natalie Portman, Noah Oppenheim, Oscar 2017, Pablo Larraín, Peter Sarsgaard

jackie_locandinaCi sono registi che la sera vanno a dormire pensando della loro carriera “è tutto qui?”. Il giorno dopo si alzano, bevono un caffè e si rimettono a lavorare, pregando ardentemente il loro Dio di riuscire a realizzare nella propria carriera almeno un film al livello di Neruda o Jackie. Poi c’è Pablo Larraín, che questi due film biografici eccezionali, sull’orlo del capolavoro, li ha realizzati nel solo 2016. In un solo anno, lavorando all’interno di uno dei generi più attivi e in corso di evoluzione nel panorama cinematografico mondiale, il regista cileno più noto al mondo ha saputo regalare ai cinefili due pellicole diversissime, due risposte contrastanti al che spostano in avanti il confine del cinema contemporaneo e in alto l’asticella della qualità. Il fatto che nessuno dei due sia finito tra i nominati a miglior film di questo giro agli Oscar è l’esclusione più scandalosa, che certifica lo status di Pablo Larraín di regista autoriale più sottovalutato e trascurato al mondo. L’ho detto, sue me.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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