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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: googlare i nomi per sicurezza

Visitando / Klimt alle origini di un mito

07 lunedì Lug 2014

Posted by Elisa G. in mostra, Visitando

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Tag

Art Nouveau, googlare i nomi per sicurezza, Gustav Klimt, Palazzo Reale

klimt locandinaTra poco meno di una settimana questa mostra milanese chiuderà i battenti e la maggior parte delle opere esposte torneranno in quel del Belvedere di Vienna.
Nonostante il mio colpevole ritardo nel darvi un po’ d’impressioni su quella che si è rivelata una delle scelte vincenti dell’annata di Palazzo Reale (code infinite, instagrammate a pioggia con l’apposito hashtag #KlimtMI, numeri che al paio di Kandinsky potrebbero portare all’annata record, in attesa dei risultati di Van Gogh, Chagall e Leonardo per EXPO 2015) ci tenevo a parlarvi un po’ di questo allestimento, più che altro per confutare quanto sentito sussurrare da due visitatrici all’uscita: “Eh, non mi è piaciuta, non c’erano i quadri famosi!”.

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Visitando / Kandinsky a Palazzo Reale

19 mercoledì Mar 2014

Posted by Elisa G. in mostra, Visitando

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Tag

astrattismo, googlare i nomi per sicurezza, Palazzo Reale, spiritualismo, Vassily Kandinsky

kand1Se l’appuntamento con questa tipologia di post è così sporadico è perché mi rapporto all’arte a livello puramente estetizzante, avendo come priorità quella di soddisfare il mio gusto personale.
Ho pensato quindi di segnalarvi questa mostra milanese dedicata a Kandinsky proprio perché visitata in circostanze fortuite, aspettandomi di trovarla lontana dalle mie preferenze. Invece sono rimasta colpita dall’esposizione più di quanto potessi aspettarmi e so di non essere l’unica ad essere uscita da Palazzo Reale sorpresa, contenta di aver superato la naturale diffidenza dell’ignorante verso un qualsiasi esponente dell’astrattismo.
Non male, soprattutto considerando che mi ero avventurata alla ricerca di un vecchio sussidiario.
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Recensionando / Il Quinto Potere

22 martedì Ott 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Alexander Beyer, Alicia Vikander, attacco della camera roteante, Benedict Cumberbatch, Bill Condon, biopic, bromance, Carice van Houten, constatatore dell'ovvio, Corporazioni Malvagie, Dan Stevens, Daniel Brühl, David Thewlis, Dreamworks, fangirlism, gioventù digitale, googlare i nomi per sicurezza, grande fantasia in fase di casting, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Josh Singer, Laura Linney, omoaffettività, Peter Capaldi, ritratto di relazioni umane prima che lavorative, shippabbestia, Stanley Tucci, tratto da una storia di poco falsa

il quinto potere locandinaSe ci fosse stato bisogno di un’ulteriore prova di quanto “The Social Network” si sia imposto come pietra miliare e punto di riferimento nell’ultimo decennio cinematografico americano (e chissà se questa spanna temporale si potrà ulteriormente allungare), ecco arrivare nelle sale a distanza di un paio d’anni The Fifth Estate, film che per ambizione, tematiche e approccio punta palesemente a replicare l’incredibile successo del film di David Fincher.
L’ambizione della Dreamworks sembrava essere quella, almeno a giudicare dalla fretta su cui si è gettata ad opzionare i più rilevanti libri scritti ad oggi sulla figura di Julian Assange, compreso quello del collaboratore poi allontanato da WikiLeaks. Il soggetto, per quanto ancora in divenire, è particolarmente allettante e adatto a finire sul grande schermo, specie alla vigilia della stagione dei premi.
La prudenza però dovrebbe consigliare alla Dreamworks di non mettersi in competizione con un film così dirompente senza le adeguate contromosse, soprattutto affidando postazioni cruciali come regia e sceneggiatura a nomi conosciuti ma non stimati al livello dei predecessori. Sennò si prendono fregature terribili e si lascia ancora una volta Benedict Cumberbatch a salvare il film da solo.

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Visitando / I Tesori del Principe

26 domenica Feb 2012

Posted by Elisa G. in mostra, Visitando

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Tag

Berckheyde, Consiglio alla Vendetta, Firedrich von Amerling, Forte di Bard, Fottuto Cervo Metaforico, Francesco Hayez, Gerrit Adriaenszoon Berckheyde, googlare i nomi per sicurezza, il Principe del Liechtenstein, Penna Sapientino, Peter Paul Rubens

Sono una persona coraggiosa.
La pensavo diversamente, ma dopo aver visto le reazioni delle persone intorno a me alla notizia che mi recavo in Valle d’Aosta in giornata affidandomi esclusivamente alle Ferrovie dello Stato, ho cominciato a riconsiderare la mia attitudine al pericolo. In fondo si trattava solo di prendere 5 treni + 1 autobus sostitutivo.
(Spoiler: se un treno si ferma a Chivasso, il sistema ferroviario del nord ovest d’Italia ne subisce le conseguenze per giorni.)

La meta del mio pellegrinaggio è stata il Forte di Bard.
Trattasi di una fortezza situata in un’amena località valdostana in cui abitualmente organizzano mostre che mi interessano un sacco e io sistematicamente finisco per non riuscire a visitare. Come struttura è veramente ben organizzata e gradevole (anche se permane un dubbio: quale entità sadica posiziona un polo espositivo su un forte mediamente irraggiungibile situato sul cucuzzolo di un picco?).
Non temete: il forte è raggiungibile attraverso una fighissima ovovia trasparente da cui potrete godere il panorama della vallata dall’alto. Inoltre è disseminato di indicazioni e stand informativi veramente a prova di scemo (e la qui presente può mettere a dura prova qualsiasi indicazione con la mia inettitudine). Ciliegina sulla torta: qualche genio ha predisposto i bagni PRIMA dell’entrata della mostra. Grazie.
Aggiungo fotografia di corredo, ma credetemi: il forte è sostanzialmente infotografabile. Lo fa apposta, o si mette controluce o si nasconde dietro edifici moderni, o per ripicca fa venire le foto mosse. Maledetto.

La mostra in questione è I Tesori del Principe.
E non un principe di altri tempi, un principe metaforico. No, è proprio il vivente Principe del Liechtenstein. Non solo il suddetto è ricco ed è principe, ma possiede pure una collezione d’arte pazzesca costruita generazione dopo generazione, subendo l’influenza dei rappresentanti della dinastia (ovviamente non manca il capitolo del Salviamo la collezione dai Nazisti che rende qualsiasi collezione d’arte una collezione d’arte salvata dal ratto nazista).
Con la magnanimità che lo contraddistingue, il Principe si è staccato da una sessantina dei suoi tesori per permettere a noi insipienti italianotti di goderne prima che li riappenda nel suo antibagno (o nel museo del Liechtenstein, ovvio).
Data la collocazione geografica del regno, la collezione presenta un forte influsso nord europeo, quindi largo a vedutistica e nature morte, fiamminghi, Rubens, neoclassicismo, Canaletto e via dicendo.

E’ prevista la riduzione studenti universitari oltre ad un sacco di altre tariffe agevolate, per cui conviene spulciare bene il sito. Con ciò che ho risparmiato, mi sono munita di audio guida. So che esiste un fronte di odiatori accanitissimi delle audio guide, ma data l’eterogeneità delle opere esposte e il doppio filo che le univa (la storia dell’opera + la storia dell’acquisizione della stessa), vale la pensa considerarne il noleggio. Poi, lasciatemelo dire: ho provato una certa soddisfazione ad utilizzare una guida basata sul principio della penna del Sapientino! In altre parole, vieni dotato di pennetta da strusciare sui simbolo audio accanto alle opere e poi parte la musichettina d’atmosfera e la spiegazione. La voce della tizia è veramente monocorde, però le spiegazioni sono tutto sommato gradevoli e ho contato solo un paio di iperboli descrittive tipiche dell’audio-descrizione delle opere.

La mostra in sé non solo presenta opere rilevanti, ma è davvero ben costruita e pianificata. Il numero di opere non è enorme, ma io mi sarei anche stufata della classica mostra milanese divisa su decine di sale in cui si trovano una, massimo due opere rilevanti seppellite in mezzo ad allievi/imitatori della medesima scuola, a loro volta sminuiti dal confronto.
L’eterogeneità notevole della mostra è esaltata da un certo gusto nel disporre e collegare le opere. Nella prima sala, dedicata a Peter Paul Rubens, troverete il bozzetto per Marta e Rea Silvia, poi realizzata in grandi dimensioni, con accanto l’arazzo realizzato “ad immagine” del quadro del pittore. Bellissimo poi vedere Il Satiro e notare come Rubens fosse rimasto folgorato dai celebri cesti di Caravaggio.
Sarà per l’influenza rinascimentale italiana, ma molti dei nomi esposti per me sono state sorprese o riscoperte e ho apprezzato la natura più inconsueta, ma sempre di altissima qualità delle scelte. Accanto ad un Guido Reni e all’immancabile Rembrandt (il suo Cupido con la Bolla di Sapone è veramente delizioso), ho apprezzato particolarmente La piazza del Mercato di Gerrit Adriaenszoon Berckheyde , con questo bellissimo scorcio che corona nell’apparizione, anticipata dalla luce laterale, dell’unica donna nella piazza.

Chi però mi ha davvero conquistato è stato Firedrich von Amerling con i suoi meravigliosi ritratti. I protagonisti non guardano mai l’osservatore, sono sempre colti in posizioni inconsuete, esprimono sfumature di sentimento molto più oblique rispetto alla media ritrattistica del periodo. Inoltre ad un grande realismo idealizzato si congiunge una cura meticolosa dei particolari più mondani (vestiti, scialli, acconciature) e dei loro abbinamenti cromatici, donando al tutto un tocco di classe. Non è meravigliosa la piccola principessa Marie Franziska mentre dorme abbracciata alla sua bambola?

La tela che è più sponsorizzata e che effettivamente vale da sola il viaggio verso Hone Bard è il Consiglio alla Vendetta di Francesco Hayez, imponente, onirico e meraviglioso. Tanto che me ne sono portata una replica a casa.

L’unica delusione è stata il reparto scultura, molto pubblicizzato ma poco presente, ad eccezione di alcune scultura mignon in bronzo del Bolognino e di un grande ed efebico Bacco bronzeo di Soldani. Le nature morte però era veramente pregevoli, quindi diciamo che mi sento compensata.

Infine tre note marginali:

  •   se andate a Hone Bard, sinceratevi di provare il lardo valdostano con le castagne caramellate. Magari suona un po’ forte come accostamento, ma è talmente delizioso da sognarselo di notte (se siete in vena di scarpinare, Trattoria Antichi Sapori vi soddisferà senza intaccare il portafoglio… ma limitatevi al tagliere merenda, perché il concetto di porzione è piuttosto elastico)

  • C’era un Fottuto Cervo Metaforico. Nella prima tela della mostra, ad opera di Cranach il Vecchio. Anticipo i vostri sbuffi; non era un semplice cervo, aveva la metafora dentro. A meno che voi non incontriate molti cervi che girano con crocifissi tra i rostri, ovvio.

  • Se andate a Bard in treno, sarete costretti ad una sosta piuttosto lunga a Ivrea. Durante il Carnevale, ad Ivrea si rischia la vita anche dopo la battaglia delle arance, perché il suo rimane talmente scivoloso e l’aria talmente greve per il profumo dei cadaveri di tarocco che muoversi non è poi così scontato.
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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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