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cinema d'animazione, delicate palette cromatiche, Gualtiero Cannarsi, Hayao Miyazaki, mondi distopici, Studio Ghibli
Non pensavo di procedere a una recensione vera e propria per questo film, dato che stiamo parlando di una pellicola del 1984 già molto nota tra gli estimatori del cinema d’animazione (giapponese e non), senza contare che per anni ci si è appoggiati su un adattamento italiano che ha soddisfatto la curiosità di quanti volevano vedere questo classico antecedente alla nascita vera e propria dello Studio Ghibli.
Lucky Red però pare intenzionata a continuare a scavare nella filmografia di Hayao Miyazaki e a riproporcela in toto al cinema, passando per il trattamento Cannarsi, ovviamente a suon di eventi speciali a prezzo maggiorato della durata di pochi giorni. Come sapete, l’iniziativa mi aggrada molto (che se di concerti, teatro e revival il cinema contemporaneo deve vivere, almeno siano revival di qualità) mentre il secondo e terzo passaggio mi irritano terribilmente. Che senso ha nel 2015 la recensione di un film già considerato un classico, e che non ha certo bisogno di essere riscoperto? Beh, a fine visione mi sono ricreduta: oltre al consueto, attesissimo elenco delle perle di Cannarsi, qualcosa da dire ce l’ho.
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