Con il trascorrere degli anni, con l’evolversi e l’amplificarsi del ramo cinematografico dei cinecomics, è diventato via via più chiaro che esistono due distinte tipologie di film Marvel: quelli che si gestisce la Marvel (con lo zampino Disney) e generarono gigabyte di hype ancor prima dei trailer ufficiali e i franchise bastardi e mazziati, finiti nella prima ondata di cinecomics in mani altre e rispetto a cui solo Warner Bros-DC hanno saputo fare nettamente peggio. Wolverine è il figlio di entrambi i filoni: gli Xmen sono stati essenziali perché il genere prendesse piede e, checché smaronino gli appassionati, la trilogia iniziale ha fatto scuola, tuttavia il primo capitolo dedicato alle avventure di Logan in solitaria rimane una delle pellicole più brutte del genere, capace di svilire una montagna di personaggi dal potenziale illimitato (Deadpool anyone?), risultare noiosa nonostante l’altissimo potenziale d’addominale presente e generare una serie memorabile di scene ridicole e pacchianissime, vedi Wolverine che salta dalla cascata, nudo. Personalmente però ringrazio cotanta bruttezza di aver donato Taylor Kitsch che fa (una sorta di) Gambit. Che beltade!
Si diceva, essendo “Wolverine” una ciofeca terrificante, non è che Wolverine – L’immortale abbia scaldato i cuori del fandom e non è che si contassero i giorni che mancavano alla sua uscita nelle sale. Piazzata peraltro nel non lusinghiero periodo agostano, il che pare una scusa preventiva. Insomma, ci si aspettava tutto il peggio possibile. Invece…
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