Tag
Behnaz Jafari, Cannes, Cannes 2018, Cannes e dintorni, Jafar Panahi, la lobby del cinema iraniano, Marziyeh Rezaei
Ammettiamolo: dal punto di vista squisitamente giornalistico, il fatto che Jafar Panahi sia così osteggiato dal governo del suo Paese dal dover contrabbandare clandestinamente film e premi per partecipare al Festival di Cannes è una manna. La sedia vuota in conferenza stampa, il premio alla miglior sceneggiatura ritirato al rientro del cast all’aeroporto di Teheran, gli infiniti espedienti con cui il regista sfida il regime e continua a girare film e a farli partecipare ai festival europei, rischiando il carcere, forse la vita; un dramma artistico e umano che per chi è alla ricerca di una nota di colore è davvero appetitoso.
Soprattutto quando poi sul film non c’è tantissimo da dire. Three Faces non ne esce bene dal confronto con l’intenso, incredibile Taxi Teheran, meritato Orso d’Oro a Berlino nel 2015. Un film così memorabile, così politicamente vibrante – pur essendo già girato clandestinamente e con mezzi di fortuna – da far passare in secondo piano l’incredibile storia del suo approdo a Berlino. O forse no: la copia presentata alla Berlinale arrivò in Germania nascosta in una torta.