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Catherynne M. Valente, fantascienza, fantasy, femminismo, i libri con gli alieni e le astronavi, james tiptree jr, Jeff VanderMeer, Nero edizioni, Nnedi Okorafor, Octavia E. Butler, Ursula K. Le Guin
Ricordo bene il periodo in cui i coniugi VanderMeer stavano lavorando a una delle loro antologie più ambiziose da assemblare. Lo rammento con precisione perché non passava giorno senza che uno dei due twittasse qualche commento entusiasta su questo o quel racconto SFF (science fiction & fantasy) scovato in qualche remota raccolta, in qualche massive paperback dimenticato degli anni ’80.
Sotto l’eccitazione per ogni scoperta o riscoperta però leggevo l’ansia tipica dei curatori di compendi come Le visionarie. Nonostante sia dentro sia fuori i confini della SFF il lavorio (in) conscio per ridurre o cancellare del tutto l’enorme contributo che il genere femminile ha dato alla letteratura di genere sia incessante, non serve che una conoscenza superficiale del comparto per capire che la scrematura deve essere estrema, brutale. Le Guin, Carter, Butler sono nomi conosciuti al pari di quelli di Asimov, Clarke, Heinlein, tanto famosi da essere noti senza essere stati necessariamente letti. Un’antologia di fantascienza femminile è un’antologia di fantascienza senza alcun tipo di riduzione (quantitativa o qualitativa) e come tale, pesca in un bacino così ampio che innanzitutto s’impone una visione prospettica ben affinata.
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