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Born to be a Vagina, Jenji Kohan, Kate Mulgrew, Laura Prepon, lesbiche vestite male, lesbofilm, Michael Harney, Natasha Lyonne, Netflix, omoaffettività, Orange is the New Black, Taylor Schilling, tratto da una storia di poco falsa
Netflix è più della nuova HBO, è Netflix. Un modo tradizionale ma con un germe di novità nel fare serialità, impegnato a produrre serie dall’aspetto e contenuto qualitativamente alto e in qualche modo diverso dai network televisivi. La scelta di rendere disponibile tutta una serie in un’unica release è però deleteria, almeno per me. Finisce sempre che le antepongo le uscite settimanali, tanto che la da me attesissima “House of Cards” aspetta ancora che le rivolga le mie attenzioni.
La settimana scorsa invece sono approdata a Orange in the New Black, un po’ per i commenti positivi di chi non si era arenato al pilota, un po’ per la voglia di un recupero in botta veloce un po’ perché, come direbbe Nicky (una comprimaria di spicco) con la sua notoria finezza, avevo voglia di “un nuovo tipo di dramma tra leccapassere”.