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Alison Brie, Bob Odenkirk, giornalismo, John Williams, Matthew Rhys, Meryl Streep, Oscar 2018, Sarah Paulson, Steven Spielberg, Tom Hanks, tratto da una storia di poco falsa

31 mercoledì Gen 2018
Posted 2017, Cinematografò, Recensionando
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Alison Brie, Bob Odenkirk, giornalismo, John Williams, Matthew Rhys, Meryl Streep, Oscar 2018, Sarah Paulson, Steven Spielberg, Tom Hanks, tratto da una storia di poco falsa
22 martedì Dic 2015
Posted 2015, Cinematografò, Recensionando
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Adam Driver, Andy Serkis, Autocompiacimento registico, Carrie Fisher, Daisy Ridley, Disney, Domhnall Gleeson, dramma familiare obbligatorio, fantascienza, Gwendoline Christie, Harrison Ford, i film con gli alieni e le astronavi, J.J. Abrams, John Boyega, John Williams, lucette azzurre, Lupita Nyong'o, Oscar Isaac, space opera, volemose bene
Ora che è un lasso ragionevole di tempo dal primo giorno di programmazione è trascorso e possiamo tutti serenamente affrontare una discussione completa di spoiler sul settimo film della saga di Star Wars, la cosa più difficile da fare sembra proprio essere un commento al film in quanto tale. Pur avendo anticipato una reazione di questo tipo – istigata ad arte da un mondo virtuale e reale letteralmente trasformatosi in una sponsorizzazione perenne del film – mi ha comunque sorpreso il livello di pervasività che questa pellicola ha raggiunto sui social network e nelle discussioni che capto attorno a me. Personalmente amo molto deviare dal pacchetto recensivo tipo trama + considerazioni sul merito a un discorso più ampio, che trasformi il film in un esempio di cosa significhi fare cinema oggi o raccontare la nostra realtà. Stavolta avrei centinaia di angolature diverse attraverso cui procedere a un’analisi di questo tipo, ma ci tengo a fare ciò che sembra passato in secondo piano, ovvero: esprimere un commento sui contenuti cinematografici di The Force Awakens, e non su come fa sentire rispetto alla mia adolescenza o al mio rapporto con la Disney major megalitica dei nostri giorni.
26 mercoledì Mar 2014
Posted 2013, Cinematografò, Recensionando
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adolescenti problematici, Anna B. Sheppard, Ben Schnetzer, Brian Percival, Emily Watson, Geoffrey Rush, hair porn, John Williams, Libri letti per poter (s)parlare del film, Markus Zusak, Michael Petroni, nazisti cattivissimi, Nico Liersch, Shoah, Sophie Nélisse
La freddissima accoglienza riservata negli Stati Uniti all’adattamento cinematografico dell’amatissimo best seller di Markus Zusak era un segnale evidente che qualcosa fosse andato storto. Peccato, perché se c’era un libro sulla Shoah e sulla Germania nazista capace di arricchire il già affollatissimo filone cinematografico dedicato a questo momento storico era proprio quello di Zusak e per due motivi: l’ambientazione dentro la Germania nazista, tra la popolazione che o sostiene apertamente il Führer o finge di farlo per il quieto vivere e il particolarissimo narratore della storia, la Morte.
Purtroppo però nel passaggio tra schermo e film qualcosa non è andato per il verso giusto e pur sfruttando un cast azzeccato e un adattamento fedele alla fonte, il film funziona solo a metà, risultando l’ennesima pellicola sugli ebrei deportati votata gratuitamente al dramma senza qualcosa di davvero efficace da dire.
Vi ho già parlato del libro QUI.
28 lunedì Gen 2013
Posted 2012, Cinematografò, Recensionando
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Daniel Day-Lewis, David Strathairn, Deve far male!, fotografia leccatissima, Hal Holbrook, Janusz Kaminski, Jared Harris, Joanna Johnston, John Williams, Joseph Gordon-Levitt, Lee Pace, Pierfrancesco Favino, political drama, Sally Field, Steven Spielberg, Team Gerontofilia, Team Vegi, Tommy Lee Jones, Tony Kushner, vincitore di premio a forma di qualcosa di un metallo solitamente dorato
Lungamente indecisa se affrontare o meno l’ultima fatica di Steven Spielberg in forma di recensione o commento, ho optato per la prima, decidendo però di procedere in modo un po’ diverso dal solito.
Lincoln è un film molto sopra la media, considerandolo nell’insieme del suo lato tecnico e recitativo. L’unica riserva possibile da obiettare alla visione sta nella lunghezza, nell’essere prevalentemente parlato (e quindi meno dinamico rispetto ad altre pellicole del regista) e nella complessità politica della votazione riguardante l’approvazione del tredicesimo emendamento della Costituzione americana, quello che abolì la schiavitù nel Paese. Quindi, a patto di non soffrire troppo nella comprensione dei film molto parlati o molto lunghi (insomma, se non andate al cinema solo per vedere gente che si tira pugni fortissimi), è un film molto valido.
Un periodo terribile per la tag “fotografia leccatissima”, che non ha un attimo di pace.
Però c’è un motivo se altrove in una votazione numerica gli ho dato a malapena la sufficienza. Un motivo molto articolato e in parte dovuto al mio essere una scassacoglioni una persona fortemente polemica una persona molto riflessiva nel post visione. Se anche voi siete parecchio…riflessivi (o se siete degli stalker o state aspettando che vi si scarichi la puntata di qualcosa e nessun altro blog interessante ha aggiornato dall’ultima volta che lo avete consultato), trovate tutto il mio “però” a seguire.
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