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Sembra passata una decade intera, invece sono trascorsi solo tre anni da quando è iniziata una delle saghe commerciali che hanno definito il cinema popolare dell’ultimo decennio, lanciato la già promettente Jennifer Lawrence e aperto definitivamente la via per l’approdo della letteratura young adult su grande schermo. Un successo che, osservato dal 2015, sembra inevitabile: se non fosse successo con The Hunger Games, sarebbe capitato con un’altra saga distopica o un’altra storica d’amore tra adolescenti affetti da malattie più o meno mortali. Non è assolutamente così: a testimoniarlo rimane il fatto che, con la gloriosa eccezione di The Fault in Our Stars, nessuno sia ancora riuscito a raccogliere il testimone di questo franchise, men che meno a solidificare il proprio successo proseguendo spedito per ben quattro capitoli. Giunti al quarto capitolo e fatte le dovute proporzioni su incassi e successi, si può ben dire che Hunger Games è a tutt’oggi l’unico erede di Harry Potter, ma anche l’unico franchise che ha creduto nella sua protagonista femminile, mettendola al centro senza riserve, rendendola l’affascinante volto di una normalizzazione rappresentativa spaventosamente lenta nella cinematografia occidentale, il simbolo di una generazione.
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