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L’orizzonte dei remake americani di grandi classici del comparto anime e manga giapponesi è così fosco che persino lo scampato disastro di questo Ghost in the Shell
ci tocca percepirlo come una vittoria, anche se di Pirro. Sappiamo già quanto la pigrizia produttiva e la ingiustificata superiorità morale di cui si ammantano gli studios quando si avvicinano a prodotti di culture (e epoche) così lontane possano generare disastri.
La nuova regina dell’action e tra le pochissime star vere e proprie – quelle insomma capaci di fare la differenza al botteghino con la loro presenza – Scarlett Johansson dà ancora una volta prova di avere il piglio giusto per interpretare protagoniste dalla parvenza anaffettiva e dalle mosse letali. Le hanno chiesto di bissare il personaggio protagonista di Lucy e lei, rifiutando il pilota automatico, ha fatto il possibile per dare a un personaggio leggendario come il Maggiore un tocco di individualismo e unicità. Peccato che sia stata l’unica a metterci dell’impegno.
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