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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: Kristin Scott Thomas

Recensionando / Tomb Raider

15 giovedì Mar 2018

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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Alicia Vikander, Alicia Vikander Walton Goggins Dominic West Daniel Wu Kristin Scott Thomas Nick Frost Hannah John-Kamen, Daniel Wu, Dominic West, father issue, Hannah John-Kamen, Kristin Scott Thomas, Nick Frost, videogiochi, Walton Goggins

In una settimana particolarmente ricca di uscite che si pongono il problema di mettere al centro un personaggio femminile e di farlo per bene, il film che avvicina di più un risultato soddisfacente potrebbe essere il più frivolo in competizione. Certo Tomb Raider è aiutato dalle basse, bassissime aspettative che genera un blockbuster action basato su una nota saga di videogiochi (fonti originarie popolarissime che non hanno ancora originato adattamenti senza intoppi) e che si configura come remake di una coppia di film davvero stupidini.
Alicia Vikander è invece al centro di un film che si muove agevolmente nel suo territorio e, senza strafare e con molto buon senso, tenta di porre le basi per un franchise più vicino al territorio videoludico e più soddisfacente da vedere in sala.
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Recensionando / L’ora più buia

18 giovedì Gen 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Anthony McCarten, Ben Mendelsohn, biopic, Dario Marianelli, fotografia leccatissima, Gary Oldman, i soliti attori inglesi, Joe Wright, Kristin Scott Thomas, Lily James, Oscar 2018, seconda guerra mondiale

Ci sono trecentomila uomini bloccati su una spiaggia francese e un singolo che decide del loro destino a Londra. La storia si consuma sui due fronti, ma le sorti di tutti sono nelle mani di quel solo uomo e delle sue decisioni.
Quella di L’ora più buia non è una storia nuova, anzi: il cinema è impegnato nel ruolo di Penelope sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, cucendo e disfando discorsi e film su un momento drammatico dell’umanità. Perché il Secondo e non il Primo conflitto mondiale? Probabilmente per sua posizione perfettamente mediata tra il senso di passato così concluso da essere Storia eppure così vicino da poter essere ancora presente e rilevante.
La Prima guerra mondiale è l’ultima dei grandi conflitti alla vecchia maniera, la seconda è l’introduzione al Guerra fredda, è moderna e ha un nemico cinematograficamente perfetto, cristallizzato nel concetto stesso di Male (il Nazismo, Hitler, la Shoah).
Dunkirk con la sua mancanza di protagonista e la sua visione collettiva è stato spesso tirato in ballo come la versione moderna di un film molto più tradizionale come L’ora più buia. Difficile non farlo, quando lo stesso preciso ricorso storico viene raccontato da due film che concorrono insieme per gli Oscar.
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Recensionando / Suite Francese, il libro e il film

19 giovedì Mar 2015

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Libreria, Recensionando

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Adelphi, Irène Némirovsky, Kristin Scott Thomas, ma anche no, Margot Robbie, Matthias Schoenaerts, Michelle Williams, nazisti cattivissimi, Némirovsky, Ruth Wilson, Sam Riley, Saul Dibb, seconda guerra mondiale, Tom Schilling

suite francese movie posterIl caso letterario dietro il ritorno di Irène Némirovsky in libreria è una di quelle storie in cui l’intrecciarsi di fatalità e destino meriterebbe un film a parte. Di origine russa ed ebraica anche se convinta antibolscevica e cattolica praticante, la scrittrice non ebbe scampo e fu su uno dei primi convogli a partire dalla Francia occupata per finire nei campi di concentramento, dove la sua cagionevole salute e le crisi di asma la portarono in pochi giorni nelle camere a gas. Le figlie invece sopravvissero grazie al coraggio di una bambinaia, al supporto di un convento e all’intervento economico dell’editore della madre, con una rocambolesca fuga che durò per l’intero secondo conflitto mondiale. Portarono con loro solo una valigia con pochi averi, che si trascinarono dietro da un nascondiglio all’altro. Decenni dopo una delle due figlie la ritrovò in soffitta, l’apri e riscoprì decine di manoscritti della madre, tra cui spicca il suo capolavoro incompiuto, Suite Francese, la sua eredità che i nazisti non erano riusciti ad annientare.

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Recensionando / Nella Casa

18 venerdì Ott 2013

Posted by Elisa G. in 2012, Cinematografò, Recensionando

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adolescenti problematici, Autocompiacimento registico, è così francese!, Bastien Ughetto, chi di penna ferisce..., Emmanuelle Seigner, Ernst Umhauer, Fabrice Luchini, François Ozon, Juan Mayorga, Kristin Scott Thomas, omoaffettività, Team Gerontofilia

Un bravo sceneggiatore e regista non basta a tirare fuori un filmone dalla materia che ha per le mani. Le pellicole vivono di una sottile alchimia tra contenuti, attori, storie, troupe, regia, post-produzione, finanziamenti e momento di approdo sul grande schermo. Incastrare tutti questi elementi in maniera veramente efficace non capita poi così spesso nella carriera di tantissimi talentuosi, perché è fisiologico che a ogni nuova produzione pur qualitativamente degna si affacci un “ma”, un lato negativo rilevato da qualche parte in questi complicatissimi intrecci.
Trovare un “ma” a Nella Casa di François Ozon è piuttosto arduo, così come è arduo trovare un film che fili via così privo di sbavature dall’inizio alla fine, dicendoti con tanta ironia nerissima quel che c’è da dire senza commettere mai un solo passo falso. Anche per Ozon però si tratta di un’alchimia faticosamente replicabile, almeno a giudicare da “Giovane e Bella”, di cui ho già parlato QUI.

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Recensionando / Solo Dio Perdona

23 giovedì Mag 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

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Cannes, film coi pugni nelle mani, film col dramma dentro, film PESO, fotografia leccatissima, Kristin Scott Thomas, Nicolas Winding Refn, Rhatha Phongam, Ryan Gosling, se capisce e non se capisce, Tom Burke, tristezza a palate, Vithaya Pansringarm

solo dio perdona locandinaMeglio un film personale o un film perfetto? Se “Only God Forgives” ha lasciato tanti con l’amaro in bocca sulla Croisette, è perché si presenta da subito come il fortissimo, disperato tentativo di Nicolas Winding Refn di allontanarsi il più possibile da dove “Drive” l’aveva portato. Impossibile parlare di questa pellicola riuscita a metà, esagerata, trascurata in fase di scrittura e curata troppo pedantemente in fase di regia senza scomodare l’imponente lavoro precedente del regista danese.
Non perché “Drive” si ponga come pietra di paragone per qualità, almeno dal punto di vista di chi questo film l’ha voluto, scritto e diretto. “Drive” è lo scomodo Dio che a cui “Solo Dio Perdona” vorrebbe ribellarsi, ma gli esiti della sua vendetta sono simili a quelli del suo protagonista, Julian.
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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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