Tag
Autocompiacimento registico, Cannes 2015, Cate Blanchett, Costumismi, delicate palette cromatiche, Edward Lachman, Kyle Chandler, lesbo chic, omoaffettività, Oscar 2016, Phyllis Nagy, Rooney Mara, Sandy Powell, Sarah Paulson, Ship Sheep, Todd Haynes
In una stagione dei premi finalmente avvincente perché priva di un vero e proprio film forte da battere, il ruolo scomodo di front runner nella pletora di premi di categoria lo sta ricoprendo il nuovo film di Todd Haynes, che in realtà non venne calorosamente accolto al suo passaggio sulla Croisette…perché sì, anche il film che probabilmente rastrellerà più nomination e Oscar quest’anno è stato presentato alla stampa a Cannes. No, giusto per ribadire.
Adattamento del più controverso romanzo di Patricia Highsmith (originariamente intitolato The Price of Salt), Carol ha il grande, grandissimo merito di aver cancellato parzialmente o del tutto la presenza di quelle sviolinate omoaffettive che puntano a far commuovere l’Academy: Freeheld? The Danish Girl? Partendo da premesse LGBT simili Carol non le fa sbiadire. Le cancella proprio, con una classe nel ritrarre, suggerire, romanzare che ci ricorda perché ci piacciono tanto i film romantici drammatici a tinte lesbo.