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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: Laura Linney

Recensionando / Animali Notturni

18 venerdì Nov 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

≈ 24 commenti

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Aaron Taylor-Johnson, Amy Adams, anche i ricchi piangono, Andrea Riseborough, Armie Hammer, Autocompiacimento registico, Ellie Bamber, hair porn, Isla Fisher, Jake Gyllenhaal, Laura Linney, Michael Shannon, Michael Sheen, thriller, Tom Ford, venezia 73

nocturnalanimals3Paradossalmente un film poco più che mediocre e problematico come Animali Notturni prova che Tom Ford ha davvero la stoffa del cineasta (e forse per fine post la smetto anche con questi pun intended sartoriali) e può solo migliorare, una volta che riuscirà a scendere a patti con le sue idiosincrasie.
Per stavolta però, per il suo secondo giro sulla giostra del cinema autoriale, deve accontentarsi di una sufficienza stiracchiata.
Con il finale pasticciato che si ritrova e parecchi spezzoni di difficile gestione, Animali Notturni appare come un successo solo per chi come la sottoscritta, sventuratamente, ha avuto a che fare anche con il romanzo originale e sa in quale guaio si è volutamente andato a cacciare Tom Ford.

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Recensionando / Genius

14 lunedì Nov 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

≈ 1 Commento

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A. Scott Berg, Colin Firth, Dominic West, father issue, Guy Pearce, John Logan, Jude Law, Laura Linney, Michael Grandage, Nicole Kidman, omoaffettività, ritratto di relazioni umane prima che lavorative, tratto da una storia di poco falsa

geniusIl problema dei progetti che rimangono nel cassetto per tanti anni è che appunto, il mondo cinematografico e non intorno a loro continua ad avanzare e mutare. La sceneggiatura di Genius se ne è stata tranquilla in un cassetto dal 1999 a poco tempo fa, quando un John Logan finalmente sulla cresta dell’onda (dopo il successo di Penny Dreadful) ha potuto accarezzare l’idea di produrre un biopic dedicato a Maxwell Perkins, basato sul lungo saggio biografico di Andrew Scott Berg letto a fine millennio.
Dopo aver ottenuto la collaborazione dell’autore e l’ingresso del cast di un interprete affidabile come Colin Firth, cosa poteva andare storto?
Solo e purtroppo una cosa: la sceneggiatura appunto, figlia di un John Logan molto diverso da quello che conosciamo e amiamo oggi.

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Recensionando / Mr. Holmes

03 martedì Nov 2015

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

≈ 6 commenti

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Berlinale 65, Bill Condon, Gerontofilia, Hattie Morahan, Hiroyuki Sanada, Ian McKellen, Laura Linney, Milo Parker, vittoriano è meglio

berl_holmesContinuiamo a parlare di pellicole presentate all’ultima edizione della Berlinale, anche se stavolta con esito meno felice. Purtroppo Mr. Holmes, l’adattamento filmico del romanzo del 2005 A Slight Trick of the Mind di Mitch Cullin, è stato accolto piuttosto freddamente dalla critica, poco soddisfatta dall’ultimo adattamento in ordine cronologico del sempreverde mito di Sherlock Holmes.
Peccato, perché per riportare Holmes su grande schermo in età molto avanzata si era ricomposta la doppietta di Dei e Demoni, con Bill Condon alla regia e Ian McKellen assoluto protagonista, e le aspettative erano alte. D’altronde è un periodo dorato per il canone holmesiano e questo passo falso non scoraggerà sicuramente altri produttori dal produrre adattamenti similiari, tipo, quanto ci vorrà per vedere su grande schermo The Final Solution di Michael Chabon?

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Recensionando / Il Quinto Potere

22 martedì Ott 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

≈ 1 Commento

Tag

Alexander Beyer, Alicia Vikander, attacco della camera roteante, Benedict Cumberbatch, Bill Condon, biopic, bromance, Carice van Houten, constatatore dell'ovvio, Corporazioni Malvagie, Dan Stevens, Daniel Brühl, David Thewlis, Dreamworks, fangirlism, gioventù digitale, googlare i nomi per sicurezza, grande fantasia in fase di casting, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Josh Singer, Laura Linney, omoaffettività, Peter Capaldi, ritratto di relazioni umane prima che lavorative, shippabbestia, Stanley Tucci, tratto da una storia di poco falsa

il quinto potere locandinaSe ci fosse stato bisogno di un’ulteriore prova di quanto “The Social Network” si sia imposto come pietra miliare e punto di riferimento nell’ultimo decennio cinematografico americano (e chissà se questa spanna temporale si potrà ulteriormente allungare), ecco arrivare nelle sale a distanza di un paio d’anni The Fifth Estate, film che per ambizione, tematiche e approccio punta palesemente a replicare l’incredibile successo del film di David Fincher.
L’ambizione della Dreamworks sembrava essere quella, almeno a giudicare dalla fretta su cui si è gettata ad opzionare i più rilevanti libri scritti ad oggi sulla figura di Julian Assange, compreso quello del collaboratore poi allontanato da WikiLeaks. Il soggetto, per quanto ancora in divenire, è particolarmente allettante e adatto a finire sul grande schermo, specie alla vigilia della stagione dei premi.
La prudenza però dovrebbe consigliare alla Dreamworks di non mettersi in competizione con un film così dirompente senza le adeguate contromosse, soprattutto affidando postazioni cruciali come regia e sceneggiatura a nomi conosciuti ma non stimati al livello dei predecessori. Sennò si prendono fregature terribili e si lascia ancora una volta Benedict Cumberbatch a salvare il film da solo.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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