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Archivi tag: le meravigliose lande della Nuova Zelanda

Recensionando / Nessuno scompare davvero

14 lunedì Mar 2016

Posted by Elisa G. in Libreria, Recensionando

≈ 1 Commento

Tag

BigSUR, Catherine Lacey, Deve far male!, Edizioni SUR, le meravigliose lande della Nuova Zelanda, memoir, Psicologia e Psicosi

nessunoscompare_oAntefatto: nel 2014 ho preso la mia brava guida turistica e sono andata in Nuova Zelanda. A differenza della protagonista di Nessuno Scompare Davvero il mio era un viaggio programmato nei dettagli, volto a cercare quello stereotipo di Nuova Zelanda tutto paesaggi e Signore Degli Anelli che porta nel Paese buona parte dei turisti presenti.
Come forse ricorderete, prima di partire mi feci un’autentica full immersion di prodotti culturali locali. Mentre cercavo qualche libro che andasse oltre le onnipresenti Katherine Mansfield e Janet Frame (finendo per approdare al bellissimo Mr. Pip) mi sono imbattuta anche nell’evocativa copertina di Nobody is Ever Missing. Romanzo di viaggio che non è scritto da una neozelandese, bensì da una newyorkese che ha avuto la sua buona razione di avventure e autostop sulle isole dei Kiwi. La copertina era così evocativa che, vista dal vivo in una libreria di Wellington, è stato difficile resistere alla tentazione (grazie, prezzi esorbitanti dei libri neozelandesi).
Quando però SUR ha annunciato la pubblicazione del volume mantenendo la copertina che mai avevo dimenticato, beh, ho capito che era venuto il momento di tornare in Nuova Zelanda.
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Recensionando / Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate

17 mercoledì Dic 2014

Posted by Elisa G. in 2014, Cinematografò, Recensionando

≈ 7 commenti

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Benedict Cumberbatch, Cate Blanchett, Christopher Lee, Deve far male!, Evangeline Lilly, fantasy, Gente che Cammina, Ian McKellen, la forza salvifica dell'Ammmore, le meravigliose lande della Nuova Zelanda, Lee Pace, Luke Evans, Martin Freeman, Peter Jackson, Richard Armitage, riprese di paesaggi commissionate dall'Ufficio Turismo, Stephen Fry

hobbitIn una landa di desolazione e tradimento di tutto ciò che ci fece amare Peter Jackson e la Terra di Mezzo, ci sono due buone notizie ed è bene puntare su quelle: primo, Jackson ha giurato e spergiurato che la sua liaison con Tolkien è un capitolo chiuso, secondo, questo film dura “solo” poco più di due ore.
Nonostante la durata ridotta Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate arranca faticosamente per quella che sembra un’eternità, riprendendo molto di quanto meno riuscito del capitolo conclusivo della prima trilogia: oltre al classico name dropping feroce, le lunghissime scene di battaglia e un finale sconfortante per contenuti e messa in scena.
Insomma, una lunga diesamina conclusiva del perché la trilogia del Signore degli Anelli arrivò al momento giusto nella forma giusta, mentre Lo Hobbit si accanisce sul vilipendio di una carcassa priva di quanto di giusto e sacrosanto va riconosciuto a Jackson e compagnia.

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Recensionando / Once were warriors

05 martedì Ago 2014

Posted by Elisa G. in Cinematografò, Recensionando

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adolescenti problematici, dramma familiare obbligatorio, film coi pugni nelle mani, film col dramma dentro, le meravigliose lande della Nuova Zelanda, Lee Tamahori, Rena Heke, Temuera Morrison

once were warriorsPer essere una nazione così agli antipodi del mondo e lontana dagli onori della cronaca e della cultura, la Nuova Zelanda vanta una cinematografia niente male, ponendo due suoi nativi nel gotha dei registi internazionali, quando nazioni molto più grandi e “centrali” faticano a piazzarne uno.
Avere due firme così prestigiose può però rivelarsi controproducente, perché tende ha tracciare la pericolosa equivalenza “cosa girano i kiwi” = cosa girano Campion e Jackson. Come per la vicina Australia però, una volta o due a decennio una pellicola si fa notare a livello internazionale per la sua qualità, nonostante cast e regista siano pressoché sconosciuti. Uno dei più recenti film neozelandese che ha sfondato oltre i confini è “Una volta erano guerrieri”.

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Il Listone / Tutti i film di Jane Campion

02 sabato Ago 2014

Posted by Elisa G. in Cinematografò, il Listone, Specialando

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Costumismi, delicate palette cromatiche, film col dramma dentro, fotografia leccatissima, il Listone, Jane Campion, la forza salvifica dell'Ammmore, le meravigliose lande della Nuova Zelanda, pampini!!, piangerone, tristezza a palate

JCBen prima che Peter Jackson trasformasse la Nuova Zelanda in una nazione universalmente nota per la bellezza selvaggia del suo territorio con le lunghe carrellate cult dei suoi paesaggi mozzafiato, la piccola nazione agli estremi del mondo aveva già trovato la sua paladina cinematografica, una delle registe più note ed apprezzante di sempre: Jane Campion. Pur avendo prodotto altrove buona parte dei suoi lavori, Campion è un marchio di fabbrica neozelandese, oltre che ad aver sfornato un paio di pellicole di una bellezza impressionante, che meriterebbero a priori la visione. In questo breve post vi illustro una manciata dei suoi film più famosi e riusciti, scelti capricciosamente sulla base nel mio gusto e sul metro di neozelandesità del contenuto.

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Recensionando / Mr. Pip

30 mercoledì Lug 2014

Posted by Elisa G. in Libreria, Recensionando

≈ 2 commenti

Tag

Booker Prize for Fiction, le meravigliose lande della Nuova Zelanda, libri col DRAMMA dentro, libri sull'amore per i libri, Llyod Jones, tristezza a palate

mister_pipDopo il primo successo di “The Bone People” (1984) e prima della travolgente vittoria dell’anno scorso con “The Luminaries”, a rappresentare la Nuova Zelanda al prestigioso Man Booker Prize è stato Llyod Jones con Mister Pip.
Nonostante sia uno dei romanzi neozelandesi più noti a livello internazionale e goda di una traduzione italiana a cura di Einaudi, io non ne avevo mai sentito parlare, non prima di aver fatto una ricerca in chiave geografica piuttosto ristretta.
Peccato, perché questo romanzo per lunghezza e contenuti lontanissimo dagli ultimi vincitori è davvero di livello, tormentato sia nei contenuti che nella stesura, che leggenda vuole sia stata effettuata per ben sette volte prima di arrivare alla versione finale. Anzi, ha una certa rassomiglianza con quello che è stato forse il libro più acclamato del 2013, The Goldfinch (di cui vi ho già parlato QUI), a partire dai richiami dickensiani e dalla bibliofilia che impermeano le pagine di entrambi.

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Recensionando / Lo Hobbit, la Desolazione di Smaug

17 martedì Dic 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

≈ 6 commenti

Tag

Benedict Cumberbatch, Born to be a Vagina, Evangeline Lilly, fantasy, Gente che Cammina, Guillermo del Toro, Ian McKellen, le meravigliose lande della Nuova Zelanda, Lee Pace, Luke Evans, Martin Freeman, Oscar 2014, Peter Jackson, Richard Armitage, riprese di paesaggi commissionate dall'Ufficio Turismo, Stephen Fry

lo hobbit la desolazione di smaug locandinaGestazione più lunga del solito per il secondo capitolo della trilogia con la t minuscola che Peter Jackson ha deciso di cavare da quella sorta di antefatto che “Lo Hobbit” fornisce al ben più lungo e articolato trittico dedicato all’anello.
La Desolazione di Smaug è un parco sospiro di sollievo. Dopo il disastro di noia e insensatezza del primo capitolo, Jackson riesce nella duplice impresa di donare un ritmo serrato e apportare modifiche sostanziali alla trama, vincendo la sfida e risollevando le sorti qualitative di questo suo secondo omaggio all’amato Tolkien. Rimane ancora però una prova troppo maldestra della necessità di realizzare questo adattamento, soprattutto se diviso in tre lunghissimi capitoli.
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Recensionando / Lo Hobbit, un viaggio inaspettato

28 venerdì Dic 2012

Posted by Elisa G. in 2012, Cinematografò, Recensionando

≈ 3 commenti

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Dean O'Gorman, Gente che Cammina, Ian McKellen, le meravigliose lande della Nuova Zelanda, Lee Pace, Martin Freeman, omoaffettività, Peter Jackson, Richard Armitage, riprese di paesaggi commissionate dall'Ufficio Turismo, Ship Sheep

Via, partiamo spediti che ho un sacco di film e libri di cui parlarvi e non sono il certo il tipo che sta qui a cincischiare fumando erbapipa. Abbiamo un problema e intendo affrontarlo e risolverlo alla svelta. Il problema è che The Hobbit non è un film all’altezza. Non all’altezza del suo libro, non all’altezza della precedente trilogia, non all’altezza delle capacità stilistiche di Peter Jackson. Il lato positivo è che avendo come protagonista Martin Freeman, non mancano di certo fermoimmagine di faccette perplesse o scocciate con cui correlare i miei commenti.

The Hobbit Bilbo Baggins

Non tutti sono immuni al passare del tempo come Elijah Wood, però da qui a piallare la faccia di Bilbo per metà del film ce ne passa.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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