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Beat, Daphne du Maurier, e vissero felici e più gotici, lesbo en passant, letteratura inglese, Literary Fiction, manieri malvagi, Neri Pozza, Tatiana De Rosnay
C’è chi in vita ha avuto tutto e chi beffardamente diventa un grande solo dopo la morte. Nel panorama biografico e letterario inglese sembra riflettersi quel ricorso monarchico che vuole che a fare la storia siano le regine del Regno Unito più dei re. La produzione letteraria e accademica ha raccontato, investigato e speculato maniacalmente sulle vite delle sorelle Brontë, di Jane Austen e di Virginia Woolf, molto più che su tanti illustri colleghi di sesso maschile. Aggiungendo all’equazione un flusso costante di adattamenti filmici, teatrali e televisivi (l’ultimo di poche settimane fa della BBC) incentrati non sulle opere, ma sulla vita di questo pugno di autrici, si comprende il grado elevato di familiarità che ha il pubblico con le scrittrici stesse, la loro vita e il loro carattere.
L’erede più autorevole delle sorelle Brontë non ha condiviso gli stenti e i dolori delle sue madrine letterarie. Oltre che ad essere stata una donna bellissima, Daphne Du Maurier è nata in una famiglia influente, era molto ricca e ha potuto godere appieno sin da giovane di fama e successo mondiali.