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Dopo un ventennio di carriera e undici lungometraggi diretti con il suo stile sfavillante e distintivo, Guy Ritchie è il regista inglese d’azione, con buona pace dell’amico e collega Matthew Vaughn.
All’uscita dalla sala con ancora addosso l’entusiasmo e il divertimento che Operazione U.N.C.L.E. sa suscitare, mi sono chiesta come mai non sia mai uno di quei nomi che sfoggiamo nelle discussioni sul cinema del cuore. Non parlo dei registi della vita, parlo di quelli che però hanno una produzione dalla linea precisa con un paio di titoli memorabili sbanca botteghino e magari qualche piccolo gioiello da riscoprire, con situazioni e inquadrature ricorrenti, vere e proprie firme su pellicole di medio alto livello. Alla fine quando siamo sul divano, la sera, tanti blasonati film d’autore vengono messi da parte in favore di una rivisione di film come questi, brillanti, stilosi, ironici ma mai banali o vuoti. Guy Ritchie è tutto questo e forse tendiamo a darlo quasi per scontato.