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Da rappresentante habitué del Giappone sulla Croisette, Hirokazu Koreeda può anche presentarsi in concorso senza nessuna particolare mira ai premi che contano. Pur non essendo una quota orientale dovuta, come per esempio accadeva durante il dominio mulleriano della Laguna, indubbiamente gode di una certa priorità rispetto a una marea di colleghi europei che in particolare quest’anno hanno dovuto sgomitare per accedere alla gara o a una delle sezioni più chiacchierate.
Il regista giapponese si presenta invece con un film che pende più verso il commerciale che l’autoriale, per di più basato un un manga, per quanto blasonato. Eppure Koreeda non ha avuto problemi d’accesso. Probabilmente ha giocato a suo favore la straordinaria capacità di ritrarre il proprio Paese.
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