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Amy Adams, Autocompiacimento registico, Bradley Cooper, Christian Bale, Costumismi, David O. Russell, Eric Warren Singer, fotografia leccatissima, gente figa, grande fantasia in fase di casting, hair porn, Jennifer Lawrence, Louis C.K., Michael Wilkinson, Oscar 2014, Oscars, tratto da una storia di poco falsa, vincitore di premio a forma di qualcosa di un metallo solitamente dorato, voice over molesto
Se ho recuperato in consistente ritardo il nuovo film di David O. Russell capace di fare strage di nomination pesanti agli Oscar è a causa dei pareri contrastanti ricevuti da chi si è fiondato al cinema al vederlo (sì. sto dando la colpa a voi).
Data la scintillante confezione anni ’70/’80 e il ritorno di attori che avevano già fatto grandi cose con Russell in “The Fighter” e “Silver Linings Playbook” (un altro regista che ha una fantasia coi cast che levati) l’attesa per questo titolo era consistente, ma il risultato non è stato altrettanto entusiasmante. Accanto a persone secondo cui è una grande storia recitata in maniera eccelsa, in molti (la maggioranza, almeno nel mio giro) me ne hanno parlato come di un bellissimo guscio vuoto, senza una storia all’altezza della dimensione visiva del film.
Stavolta credo che darò ragione ad entrambe le fazioni e nemmeno per ragioni paracule.
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