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Pur avendo avuto il suo battesimo di fuoco in uno dei peggiori film surperoistici di sempre (e la prova del nove che X-Men: le origini – Wolverine fosse tale sta nel fatto che nel suo cast risplendeva Taylor Kitsch, portatore sano di disastri al botteghino), tra l’altro in una versione depotenziata e incoerente con la controparte cartacea, Deadpool è alla fine riuscito a sbarcare al cinema con un franchise tutto suo. Nel film si sostiene che sia merito di una grattatina ai gioielli di Wolverine, nel crudele mondo degli studios deve avere contribuito la situazione finanziaria non rosea di FOX. L’eufemismo è tale che hanno puntato su Ryan Reynolds, che di certo questo ruolo se l’era ipotecato già ai tempi e ne aveva detto tutto il bene possibile in ogni occasione propizia, nonostante il suo secondo disastroso round nel mondo dei supereroi al cinema, aka Lanterna Verde.
Per essere un film così fondato su un velato senso di disperazione e sulla necessità di far cassa, Deadpool riesce a portare a casa un binomio bizzarro: è sì il comic movie che sposta più in alto l’asticella del consentito e dello scorretto, ma al contempo è uno dei prodotti più canonici nell’ultimo rullo di uscite di questo sempre più prolifico filone.