Dando un’occhiata ai miei scaffali anobiani o su GoodReads, si potrebbe ricavare l’erronea impressione che io sia una dei tanti appassionati estimatori dell’autore di Sandman e Stardust. Neil Gaiman infatti è uno degli autori più presenti tra le mie letture degli ultimi anni e anche nell’era pre-anobiana ho letto parecchi suoi titoli, tanto da poter dire di conoscere buona parte della sua bibliografia. La mia opinione riguardo le opere di un nome tanto popolare e amato in campo fantasy rischia di deludervi, perché personalmente Neil Gaiman mi lascia abbastanza indifferente.
Alcuni titoli li apprezzo più di altri (American Gods, le storie brevi primo periodo, Coraline), che trovo ampiamente sopravvalutati (Neverwhere e il suo finale patacca), ma solo un titolo è riuscito a scaldarmi il cuore e conquistarmi; A Study in Emerald. Allora perché ho letto tanti suoi libri? Semplice: sono mediamente brevi, facilmente reperibili in biblioteca (e in genere con buone traduzioni ed edizioni), molto chiacchierati e premiati. In quei momenti in cui non si hanno le idee chiare e si cerca qualcosa d’immediatamente disponibile e “sicuro”, Gaiman ha pochi concorrenti.
Quando poi comincia a circolare insistente la voce che l’ultimo titolo dell’autore diventerà un film per mano di Joe Wright, beh, preferisco arrivare preparata.
recensione completamente spoiler free