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Autocompiacimento registico, David Zellner, film col dramma dentro, fotografia leccatissima, Giappone, giapponesi tristi forte, Nobuyuki Katsube, Psicologia e Psicosi, Rinko Kikuchi, Shirley Venard, Sundance
Esistono due universi cinematografici: quello delle sale, dei trailer e della cartellonistica e quello dei piccoli festival, dei film underground e del passaparola. Due insiemi che si intersecano infrequentemente, ma presso la cui area d’intersezione sta l’appassionato medio di cinema. Questo per dire che anche se piccolo, lontano e con pochissime possibilità di approdare in sala, in quanto appassionati di cinema è probabile che abbiate già sentito parlare di Kumiko the Treasure Hunter, la sorpresa dell’edizione 2014 del Sundance Film Festival, forse che l’abbiate anche già visto.
Con il suo approccio da film tipicamente da Sundance, la sua estetica vagamente naif e il suo metalivello cinematografico non poteva che toccare il cuore di tanti. Quando però un critico di Variety l’ha inserito nella lista dei migliori film dell’anno finora visionati, è arrivato il momento di parlare più a fondo di questa pellicola.
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