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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: omoaffettività

Maschile singolare: l’orgoglio, il romanticismo e il diritto ai cliché

06 domenica Giu 2021

Posted by Elisa G. in 2021, Cinematografò, Recensionando

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Alessandro Guida, cinema italiano, Cinemozioni5, fatto con du lire, omoaffettività

Perché mo’ ci stanno pure i divorzi gay? Che ci volete rubare ancora, i mercoledì di Champions? sbotta Michela Giraud nei panni di sé stessa in un passaggio di Maschile singolare.
Una battuta che contiene in maniera inconsapevole la principale colpa del film e un sintomo dilagante nella rappresentazione queer su grande e piccolo schermo: la voglia di appropriarsi di un immaginario finora appioppato al femminile eterosessuale cisgender riguardante la sfera emotiva e romantica.
Se il traguardo è la parità di rappresentazione in quel romanticismo stereotipato e irreale da commedia romantica per donne (immaginario costruito da uomini), allora forse è il caso di rivedere il tragitto fatto sin qui.
Da donna eterosessuale amante del genere ma con una certa voglia di sbarazzarmi io stessa dei cliché della commedia romantica, mi viene da chiedermi: siete sicuri di volerle? Commedie dagli stilemi così duri a morire che il genere stesso è imploso su sé stesso per incapacità di rinnovarsi?

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Your Name Engraved Herein e il queer universale

14 domenica Feb 2021

Posted by Elisa G. in 2020, Cinematografò, Recensionando

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amori adolescenziali, Chang Jia-han, Kuang-Hui Liu, omoaffettività, Taiwan, Wang Bo Te

È la confusione e la superficialità che circondano Your Name Engraved Herein ad aver reso interessante ai miei occhi questo lungometraggio queer, a cui sono arrivata grazie a una cortese segnalazione. Presentato qua e là come il primo film apertamente queer della storia cinematografica taiwanese, mi ha da subito generato qualche perplessità. Film compatrioti che si muovono su registri simili ne ricordavo pure io, che di cinema del sud est asiatico so pochissimo (Wikipedia conferma che ci sono parecchi precedenti).
L’arcano lo risolve il comunicato stampa di fine novembre di Netflix, che si è aggiudicata i diritti di distribuzione internazionali e presenta il film come “il maggiore incasso di sempre per un lungometraggio queer a Taiwan”. Campione d’incassi nel 2020 – anno in cui Taiwan è la prima tra le nazioni della regione a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso – e una delle due pellicole di quell’annata a sfondare la soglia psicologia dei 100 milioni in valuta locale d’incasso. Forse pecco un po’ di dietrologia, ma trovo abbastanza significativo che, quando si parla di una piccola nazione asiatica (specie una con una tradizione cinematografica nazionale ben delineata come Taiwan), si dia per assodato che si possa arrivare al 2020 sfornando il primo film LGBTQ+ in assoluto.

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Specialando / il Listone Libri 2019

12 domenica Gen 2020

Posted by Elisa G. in il Listone, Libreria, Specialando

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Amal El-Mohtar, C.L. Polk, China Miéville, edizioni e/o, Elena Ferrante, Enchi Fumiko, fantasy, giapponesi tristi forte, Ian McDonald, il Listone, John le Carré, Jun'ichirō Tanizaki, letteratura giapponese, Max Gladstone, new weird, omoaffettività, Roberto Bolaño, Safarà editore, Saga press, Yuko Tsushima, zona 42

A seguire i dieci libri che più ho amato e che più mi sono rimasti nel cuore o nella mente tra quanto ho letto e completato nel 2019. Come sempre, dato che il mio monte letture annuale non spiluccate o testate non supera la cinquantina di unità, i titoli caldamente raccomandanti/imperdibili sono da considerarsi i tre sul podio o poco più. Dieci titoli sono pur sempre più di un quinto del totale, ma potreste trovare qualcosa di vostro interesse anche nella parte bassa della classifica.

Nelle puntate precedenti…
[Listone 2018] [Listone 2017] [Listone 2016]
[Listone 2015] [Listone 2014] [Listone 2013]
[Listone 2012]
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Recensione / Il rilegatore di Bridget Collins

25 domenica Ago 2019

Posted by Elisa G. in Libreria, Recensionando

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Tag

Bridget Collins, fantasy, Garzanti, libri sull'amore per i libri, omoaffettività

Ci sono romanzi che, dopo essere entrati nel tuo panorama visivo, finisci per leggere, altri che continui a ignorare. Il rilegatore si è fatto strada tra le mie letture per caso, dopo aver visto in giro per casa una copia della biblioteca comunale, solo qualche giorno dopo averne sentito parlare in termini entusiasti da Federica Frezza. Sono ben consapevole della distanza tra le mie scelte di lettura quelle di quella che è una delle antesignane del concetto stesso di Booktube Italia (ancora ampiamente sottovalutata), ma il momento era propizio e tutto sommato quanto poteva costarmi una deviazione dalle letture stabilite a monte, per lavoro o aggiornamento, quando il soggetto della stessa era un romanzo di natura commerciale e ben accolto da pubblico e critica inglese anche grazie al suo elemento fantasy?

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Recensione / Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma

15 giovedì Ago 2019

Posted by Elisa G. in 2019, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Adèle Haenel, è così francese!, cannes 2019, Céline Sciamma, Claire Mathon, Costumismi, delicate palette cromatiche, film d'Ammmmore, film in costume, impara l'arte e mettila da parte, lesbofilm, Luàna Bajrami, Noémie Merlant, omoaffettività, piangerone, TRUE EMOSCION, Valeria Golino

Non mancava certo una punta di autentico sciovinismo nell’imponente consenso critico, per non dire tifo da stadio, con cui la stampa francese ha accolto a Cannes 72 il nuovo film di una beniamina di casa come la regista Céline Sciamma.
Le voci di una possibile seconda Palma d’Oro femminile in 72 anni di storia di festival erano però insistenti e ad oggi è sostanzialmente impossibile trovare una recensione davvero negativa di Ritratto della giovane in fiamme, un film magistrale che ha conquistato trasversalmente e a ragion veduta critica e giuria, che lo ha premiato come miglior sceneggiatura dell’edizione 2019. Il minimo per un film che tanti vedrebbero volentieri anche agli Oscar. Io poi mi trovo sostanzialmente d’accordo, anzi, per me al momento è il film più bello visto nel 2019.
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Recensionando / The Monster Baru Cormorant

30 domenica Giu 2019

Posted by Elisa G. in Libreria, Recensionando

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Tag

angst, Deve far male!, fantasy, grimdark, lesbo chic, libri col DRAMMA dentro, omoaffettività, Seth Dickinson, The Masquerade series, Tor Books, tristezza a palate

C’è un tocco di ingenuità o inesperienza dietro certe affermazioni e frasi fatte che colpiscono la narrativa di genere con particolare frequenza, soprattutto da parte dei frequentatori occasionali. Una di quelle che mi incuriosisce di più riguarda la costruzione del mondo fantastico o fantascientifico (il cosiddetto world building). Posto che immaginare una realtà differente da quella di cui si ha esperienza richiede una certa dose d’immaginazione, concesso che rendere un mondo fittizio abbastanza coerente e organico richiede un quantitativo di talento letterario non scontato, rimango sempre basita quando sento dire frasi come “è un bel romanzo fantastico è perché ha un world-building incredibilmente complesso”.
Forse però non dovrei stupirmi, considerando quanti e quali best seller fantasy dominano le classifiche. Romanzoni affetti da cronico ipertrofismo geografico e dall’ossessione per il dettaglio genealogico, topografico e modaiolo, che fanno levitare il conto pagine ben oltre le 500 o 600. Eppure sembra che proprio grazie a questa formula abbiano parecchia presa su un certo tipo di pubblico. Io stessa ho una predizione particolare per tutta una serie di autori (da Richard Morgan a Ian McDonald) proprio per la loro capacità di costruire una realtà altra che sembri innanzitutto organica e complessa, con una quantità di ricadute sociali, politiche ed economiche che vanno oltre una trasformazione cosmetica della nostra, scavando a fondo e a lungo.
A mio modo di vedere però ciò che distingue una cerchia di onesti scribacchini dalla buona resa dagli autori davvero talentuosi non è la capacità di creare complessità, ma quella di gestirla e dominarla, riducendola a una forma che appaia così semplice e immediata da risultare naturale. Esempio perfetto di cosa succede quando un narratore ha per le mani un mondo di grandissima potenzialità ma fatica a tenergli testa è The Monster Baru Cormorant di Seth Dickinson, il sequel del qui amatissimo The Traitor Baru Cormorant.

[RECE PRIMO VOLUME] [INTERVISTA A SETH DICKINSON]

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Recensionando / La mia vita con John F. Donovan

26 mercoledì Giu 2019

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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dramma familiare obbligatorio, Jacob Tremblay, Kit Harington, Natalie Portman, nessuno mi capisce, omoaffettività, Susan Sarandon, Xavier Dolan

Non è un mistero che La mia vita con John F. Donovan sia un’opera travagliata, rimandata a lungo e uscita in sordina (tranne in Italia, con una inconscia rivalsa sadica Dolan ottiene la sua miglior distribuzione con il suo film peggiore), dopo un supplizio in fase di montaggio che è facile immaginare. La discrepanza tra le foto di scena e il prodotto finito, tra le trama annunciata all’inizio del progetto su Instagram e quello che vedrete in sala, tra il ruolo da protagonista iniziale di Jessica Chastain e la sua totale assenza nel montaggio finale è tale che da far venire quasi il sospetto che il primo film di Xavier Dolan in lingua inglese e con attori internazionali sia stato fortemente condizionato dalle pressioni delle major.
Non fosse che lo stesso Dolan, dopo mesi di silenzio a riguardo e un’impietosa carrelata di stroncature (meritatissime) seguite alle poche proiezioni organizzate, ha ammesso di aver sottovalutato la sfida di un film non più indie, non più con un cast e una troupe fatta di conoscenti, non più tra le pieghe del cinema canadese. Un mea culpa che, dopo le reazioni emotivamente orgogliose a le prime critiche della sua intera carriera raccolte con È solo la fine del mondo, preannunciano forse una nuova fase, più matura e si spera ancora più feconda. Per ora tocca abbracciare serenamente il fatto che questo film è il primo disastro irredimibile del prodigio canadese.
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Recensionando / Dolor y gloria

05 mercoledì Giu 2019

Posted by Elisa G. in 2019, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Antonio Banderas, cannes 2019, Deve far male!, omoaffettività, Pedro Almodovar, Penelope Cruz, Rosalía, tristezza a palate

Dolor y Gloria è il vincitore di Cannes 2019. La Palma d’Oro è andata a un altro film, certo. È molto probabile che con queste ennesima vittoria sfumata, per ragioni anagrafiche e creative, Pedro Almodovar abbia detto addio per sempre alla possibilità di vincere sulla Croisette.
Tuttavia non c’è altro film passato a Cannes altrettanto ammirato e osannato. Il vincitore annunciato, il vincitore mancato, il vincitore morale di Cannes è Dolor y gloria, in perfetto equilibrio tra film testamento e film confessione.
A rendere amarissimo questo risultato è anche il dato matematico della vicenda. C’è innanzitutto il coefficiente sorpresa di un regista che in fase calante ha tirato fuori un film di una qualità che davvero nessuno si aspettava. Per arrivare a questo livello però Almodovar spende tanto, tantissimo, presentandosi con un film sostanzialmente irreplicabile.
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Recensionando / L’angelo del crimine

03 lunedì Giu 2019

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando, Uncategorized

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Tag

a, Cannes 2018, Chino Darín, cinema argentino, criminalità e la mala varia, Daniel Fanego, fotografia leccatissima, Lorenzo Ferro, Luis Gnecco, Luis Ortega, Mercedes Morán, omoaffettività, so, tratto da una storia di poco falsa

Segnalo un piccolo miracolo in apertura del mese del Pride: è finalmente sbarcato nelle sale italiane uno dei più promettenti titoli della selezione Un Certain Regard di Cannes 2018, uno di quelli che con la sua tematica queer è semplicemente perfetto per aprire il mese dell’onda arcobaleno.
Non solo: con la sua produzione rifinitissima, la regia accattivante e la sceneggiatura sempre precisa nella sua ricchezza narrativa, L’angelo del crimine è il film perfetto per lavare via la delusione lasciata da quello che dovrebbe essere il suo epigono hollywoodiano ma si è rivelato la sua brutta copia. Se Zac Efron vi ha delusi nei panni del famigerato killer Ted Bundy in un film sciapo e insulso (talvolta persino problematico), lasciate che ci penso l’Angelo nero dell’Argentina degli anni ’70 a riparare a questo torto, con un film che è migliore del cugino hollywoodiano sotto ogni punto di vista.
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Cineriassuntone mensile / I film di aprile 2019

30 martedì Apr 2019

Posted by Elisa G. in 2018, 2019, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Alexis Michalik, Anthony Maras, Armie Hammer, è così francese!, Berlinale 68, biografia, Cannes 2018, Dev Patel, film PESO, i nostri amici arabi, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Jason, Joe Cornish, John C. Reilly, Jon S. Baird, Linda Cardellini, Małgorzata Szumowska, Michael Chaves, Nadine Labaki, Olivier Gourmet, omoaffettività, Oscar 2019, ritratto di relazioni umane prima che lavorative, Steve Coogan, terrorismo, tristezza a palate, Zain Al Rafeea

Secondo appuntamento mensile del cineriassuntone sett…mensile, un po’ perché di certi film voglio continuare a parlarvi in post dedicati, un po’ perché so che da qualche parte qui c’è un format perfetto ma c’è ancora da sperimentare. Quindi ecco a seguire tutti* i film usciti a aprile 2019 che ho visto ma non ho avuto tempo, voglia o sbatta di recensirvi.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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