Tra lo strapotere del blocco Disney/Dreamworks e il vuoto lasciato dall’addio volontario di una figura carismatica e irripetibile come Hayao Miyazaki, sembra che a livello internazionale l’attenzione del pubblico per quanto riguarda la produzione cinematografica d’animazione sia un affare quasi esclusivamente statunitense e generato a mezzo di computer grafica.
La realtà è molto diversa e, lontano dalla mecca geografica del cinema più visto del mondo, si muovono una marea di microcosmi che provano ogni anno come la realizzazione tradizionale e analogica di un lungometraggio animato sia tutt’altro che una forma espressiva superata e incapace di scatti di creatività, oltre che capace di diventare economicamente remunerativa.
Ne sa qualcosa Tomm Moore, sceneggiatore e regista di film d’animazione non noti al grande pubblico, ma capaci di riservarsi un proprio spazio sulla scena attuale del genere e, con questo ultimo La Canzone del Mare, conquistarsi una nomination a un premio Oscar comunque inarrivabile, per questioni spesso tutt’altro che artistiche.
Recensionando / La Canzone del Mare
26 domenica Giu 2016
Posted 2015, Cinematografò, Recensionando
in