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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: Oscar 2018

Recensionando / Molly’s Game

20 venerdì Apr 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

≈ 1 Commento

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avvocatese, biopic, father issue, Idris Elba, Jeremy Strong, Jessica Chastain, Kevin Costner, Michael Cera, Oscar 2018, tratto da una storia di poco falsa, un profondo senso di giustizia

Ispira persino un po’ di divertita tenerezza constatare l’assoluta trasparenza dell’operazione Molly’s Game, il film con cui lo sceneggiatore contemporaneo per antonomasia Aaron Sorkin decide di dirigere un copione scritto di suo pugno in maniera letterale, esordendo alla regia. Il meccanismo è ben oliato, quasi un automatismo di scrittura: cerca il tratto da una storia vera giusto, un profilo biografico straordinario e iconico, quello che gli statunitensi definiscono larger than life.
Poi scrivilo e riscrivilo piegandolo ai messaggi e alle riflessioni che intendi farci sopra, anche se la vicenda iniziale non era poi così automaticamente riferibile a quello che gli arguti dialoghi sorkiniani ora alludono e ora urlano.
Solo che stavolta al centro della vicenda scritta da uno degli autori più criticati per le sue controverse figure femminili c’è una protagonista di sesso femminile.
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Recensionando / Tonya

31 sabato Mar 2018

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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Allison Janney, anni '90, biopic, Craig Gillespie, Deve far male!, Julianne Nicholson, Margot Robbie, Oscar 2018, Sebastian Stan, sportivi emotivi, Steven Rogers, tratto da una storia di poco falsa

[Stavolta è un filo più spoiler del solito, quindi occhio.]
Non importa quante nomination e Oscar abbia portato a casa il film di Craig Gillespie se poi mi sento tradita come spettatrice e cinefila di fronte a Tonya. Non dal film, che è portentoso almeno il doppio di quanto si sia detto in giro, ma dall’incapacità di chi lo promuove e di ne scrive a riguardo di far capire sul serio che film si vedrà in sala.
La banda che ha messo su questo piccolo miracolo è scapestrata e reietta almeno quanto la protagonista che va a raccontare: lo sceneggiatore Steven Rogers ha un curriculum farcito di cinemozioni5 più o meno stucchevoli, Craig Gillespie ha una filmografia che rende davvero difficile capire come all’improvviso sfoderi questo piglio sicuro e smargiasso e la produttrice e protagonista Margot Robbie si è dovuta presentare come la bionda mozzafiato per anni nella speranza di mettere insieme l’influenza e il denaro necessario per ritagliarsi un ruolo per sé, che prevedesse una sua propria attorialità.
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Recensione / Un sogno chiamato Florida

23 venerdì Mar 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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adolescenti problematici, Bria Vinaite, Brooklynn Prince, Cannes 2017, Oscar 2018, Sean Baker, Willem Dafoe

Pur avendo già visto parecchie delle uscite di questa ricca settimana, non ho dubbi su quale sia la pellicola con cui aprire questa tornata di recensioni del fine settimana.
Il nuovo film di Sean Baker che approda finalmente nei nostri cinema dopo un anno festivaliero vissuto intensamente è una spanna superiore al resto della concorrenza per qualità, forte del suo status di principale snobbato agli Oscar 2018.
Dopo l’acclamazione seguita al passaggio in Quinzaine des Réalisateurs a Cannes 70, la mancata nomination di Un sogno chiamato Florida ha fatto particolarmente male a una pellicola non solo tra quelle che più lasciano il segno dell’annata, ma anche la migliore del gruppo di quante avrebbero beneficiato della mezza verità e mezza scaramanzia che a contare davvero sia esserci e non vincere.

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Oscar 2018 / Recensioni, considerazioni e previsioni su Miglior Film Straniero

04 domenica Mar 2018

Posted by Elisa G. in Cinematografò, Specialando

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Academy Awards, gardy commenta, Oscar 2018

Gli Oscar sono diventati di moda. L’esplosione di articoli, approfondimenti e vlog riguardo la categoria regina di miglior film ha decisamente travalicato i confini del circolo cinefilo, con esiti che spesso mi hanno portato sull’orlo della crisi isterica.
(S)fortuna vuole che la categoria che da sempre su questo blog si iperanalizza come se ne andasse della vita di qualcuno o della pace tra nazioni – Miglior film in lingua straniera – continui ad essere sostanzialmente ignorata.

D’altronde perché prestare attenzione alla categoria in cui *tutto il cinema mondiale* compete ad armi pari (un film a testa, selezionato dallo stesso per rappresentarlo: quest’anno ne sono stati ammessi 92) quando puoi vedere un ristretto gruppo di film esclusivamente in lingua anglofona che probabilmente avresti comunque incrociato in sala e la cui nomination dipende in misura non indifferente da motivi squisitamente extra cinematografici, se il punto non è vedere i migliori film dell’anno ma cavalcare l’onda?

Ok scusate, mi stavo un po’ inacidendo. Cominciamo a fare sul serio, con in bilancio di nominati, esclusi e qualche previsione. Se invece avete voglia di un ripasso, trovate il grande archivio dei post Oscar-centrici nel suntone della pagina Essentials.
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Recensionando / Lady Bird

02 venerdì Mar 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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adolescenti problematici, coming of age, Greta Gerwig, hipsteria portami via, Laurie Metcalf, Oscar 2018, Saoirse Ronan, Timothée Chalamet

C’è qualcosa di potentemente speculare e un po’ paraculo nel modo in cui Lady Bird e Chiamami col tuo nome – due dei film più amati dal pubblico in corsa agli Oscar 2018 – dialogano idealmente tra loro.
Sicuramente si sono già spesi fiumi d’inchiostro e di byte per comparare due film che a livello narrativo e a livello registico fanno spesso scelte simili, talvolta identiche (cfr. la scena della madre che recupera il figlio/la figlia in condizioni di naufragio emotivo).
Se del film di Guadagnino si è a lungo discusso proprio in merito al calcolo che sta dietro un’operazione che appare personale e sentita ma come sappiamo gli è capitata per le mani quasi di risulta, raramente ho visto mettere in dubbio la genuinità del sentito dietro a quella che è quasi un’autobiografia dell’adolescenza della sua esordiente regista. Da estimatrice di Greta Gerwig di vecchia data (quando era “solo” la musa di Noah Baumbach e la reginetta del cinema indie statunitense) io invece ho più di qualche dubbio in merito.
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Intervistando / Luca Guadagnino si racconta

22 giovedì Feb 2018

Posted by Elisa G. in Cinematografò, Intervistando

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Armie Hammer, Gardy intervista, Luca Guadagnino, Michael Stuhlbarg, omoaffettività, Oscar 2018, Sufjan Stevens, Timothée Chalamet

Si è tenuto oggi al Cinemino di Milano l’incontro di Luca Guadagnino con il pubblico, moderato da Maurizio Porro. Il regista di Chiamami col tuo nome ha ripercorso la sua carriera e raccontato il dietro le quinte del film che lo porterà alla notte degli Oscar, con qualche accenno ai suoi progetti futuri. 

scatto di Peter Spears

Questa è la trascrizione pressoché integrale di quanto ha raccontato ai fortunati presenti in sala.

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Recensionando / Il filo nascosto

19 lunedì Feb 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, Costumismi, Daniel Day-Lewis, delicate palette cromatiche, film d'Ammmmore, Jonny Greenwood, Lesley Manville, Oscar 2018, Paul Thomas Anderson, Vicky Krieps

Al contempo film senza tempo e traguardo nettissimo della carriera del suo realizzatore, Il filo nascosto prova ancora una volta come Paul Thomas Anderson sia un cineasta unico, il cui arco evolutivo è imprevedibile e soprattutto inimitabile.
Lasciatosi alle spalle la ribollente verve creativa degli esordi e relativo codazzo di minutaggi imponenti e di scene in aperta sfida alla maestria registica, Paul Thomas Anderson ha asciugato il suo cinema, concentrandone le forza in tutto quello che non mostra e non dice più in maniera diretta.
Con Il filo nascosto lascia per la prima volta i suoi Stati Uniti in favore della vecchia Inghilterra degli anni ’50, in un contesto classista che più posh e distante dalla west coast è difficile immaginare. Eppure lo sposalizio tra un tipo di film fuori dal tempo e le magnifiche ossessioni del suo cinema statunitense dà vita a un film così sottile e complesso che l’impressione più forte che si ricava da Il filo nascosto è quella che una visione sia gravemente insufficiente a comprendere il film nella sua interezza.
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Recensionando / The Post

31 mercoledì Gen 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Alison Brie, Bob Odenkirk, giornalismo, John Williams, Matthew Rhys, Meryl Streep, Oscar 2018, Sarah Paulson, Steven Spielberg, Tom Hanks, tratto da una storia di poco falsa

Il canto del cigno del giornalismo d’inchiesta lo sta raccogliendo, amplificando e plasmando il cinema d’autore. Nella realtà quotidiana dei quotidiani indicizzazioni, SEO, link sponsorizzati e la frenesia ad acchiappare il click del lettore il più presto e il più a lungo possibile stanno rendendo quasi accessorio quello che gli si vuole dire, o peggio lo stanno trasformando in un velato annuncio commerciale.
Difficile oggi sentire nel giornalismo quell’ardore irriverente e quell’afflato morale delle grande inchieste di un tempo. Quei reportage facevano davvero tremare i potenti perché non erano una frettolosa secchiata di fango che, una volta seccato, il diretto interessato si ripuliva facilmente di dosso, no: erano una condanna a morte agli occhi dell’opinione pubblica. Il cinema statunitense autoriale sembra essersi fatto carico dell’onere e l’onore di far sopravvivere almeno su grande schermo il volto più nobile del giornalismo, coniugandolo a soluzioni stilistiche lontane da quelle che si utilizzano negli anni d’oro dello stesso.

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Recensionando / Chiamami col tuo nome

25 giovedì Gen 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

≈ 3 commenti

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amori adolescenziali, Armie Hammer, Autocompiacimento registico, c'e' anche un po' d'Italia, Deve far male!, Esther Garrel, fotografia leccatissima, Gardy consiglia, gente figa, James Ivory, Luca Guadagnino, Michael Stuhlbarg, omoaffettività, Oscar 2018, piangerone, Timothée Chalamet, tristezza a palate

Si può solo sperare di spiegare un film come Chiamami col tuo nome a parole e bisogna essere molto confidenti nelle proprie capacità di scrittori. La sua grana emozionale è così fine che le parole si rivelano limitanti per farne un ritratto. Come descrivi un colore con il senso del gusto o un profumo con la vista?
D’altro canto la dimensione cinematografica è così ricca e curata che si fa appena in tempo a coglierla durante la prima visione, sospinti sempre oltre la bellezza tecnica del film dal tumultuoso emozionare della pellicola.
Tocca rimettere tutto in prospettiva quando si parla di 2017 cinematografico se – come è successo in Italia – mancano all’appello due titoli importanti come Il filo nascosto e Chiamami col tuo nome. Il film di Luca Guadagnino si imprime sulla pellicola e sull’immaginario dello spettatore: è indubbiamente una di quelle visioni che, all’uscita dalla sala, sai già che porterai con te negli anni a seguire. Quindi sì, siamo oltre il grande film e l’ottima prova registica: solo il tempo ci dirà quanto vicino andiamo al concetto di “storia del cinema”, ma è uno di quei momenti che non dovete mancare in sala, perché lo vorrete poter raccontare da spettatore quando sarà diventato storia.
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Recensionando / L’ora più buia

18 giovedì Gen 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Anthony McCarten, Ben Mendelsohn, biopic, Dario Marianelli, fotografia leccatissima, Gary Oldman, i soliti attori inglesi, Joe Wright, Kristin Scott Thomas, Lily James, Oscar 2018, seconda guerra mondiale

Ci sono trecentomila uomini bloccati su una spiaggia francese e un singolo che decide del loro destino a Londra. La storia si consuma sui due fronti, ma le sorti di tutti sono nelle mani di quel solo uomo e delle sue decisioni.
Quella di L’ora più buia non è una storia nuova, anzi: il cinema è impegnato nel ruolo di Penelope sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, cucendo e disfando discorsi e film su un momento drammatico dell’umanità. Perché il Secondo e non il Primo conflitto mondiale? Probabilmente per sua posizione perfettamente mediata tra il senso di passato così concluso da essere Storia eppure così vicino da poter essere ancora presente e rilevante.
La Prima guerra mondiale è l’ultima dei grandi conflitti alla vecchia maniera, la seconda è l’introduzione al Guerra fredda, è moderna e ha un nemico cinematograficamente perfetto, cristallizzato nel concetto stesso di Male (il Nazismo, Hitler, la Shoah).
Dunkirk con la sua mancanza di protagonista e la sua visione collettiva è stato spesso tirato in ballo come la versione moderna di un film molto più tradizionale come L’ora più buia. Difficile non farlo, quando lo stesso preciso ricorso storico viene raccontato da due film che concorrono insieme per gli Oscar.
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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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