Rivedendo Neruda di Pablo Larraín a qualche mese di distanza dalla seconda o terza visione del suo Jackie ho notato una somiglianza che mi sfuggì quando vidi entrambi per la prima volta a cavallo tra il 2016 e il 2017, l’incredibile annata in cui il regista cileno regalò al cinema due splendidi film biografici che nessun altro avrebbe potuto girare, allora e oggi.
In un momento di notevole splendore per le vite iconiche narrate al cinema, in cui il vecchio racconto biografico per immagini mutava pelle e da agiografia dettagliata diventata fotografia di un fugace periodo (anni, mesi, talvolta giorni) che sintetizzassero in un istante un’intera vita, Larraín s’inoltrò nel post moderno, nell’ipermoderno. Il regista s’insinua laddove sogno, storia e propaganda (quella a cui guarda con gelida chiarezza sin da No – I giorni dell’arcobaleno) si fondono e creano una bugia che plasma un volto dietro la maschera.
[il pezzo contiene SPOILER rilevanti sulla trama dei film citati]
Approfondendo / Pablo Larraín, il decostruttore di miti
19 mercoledì Ago 2020
Posted Approfondendo, Cinematografò
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