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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: Pablo Larraín

Approfondendo / Pablo Larraín, il decostruttore di miti

19 mercoledì Ago 2020

Posted by Elisa G. in Approfondendo, Cinematografò

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gardy commenta, Pablo Larraín

Rivedendo Neruda di Pablo Larraín a qualche mese di distanza dalla seconda o terza visione del suo Jackie ho notato una somiglianza che mi sfuggì quando vidi entrambi per la prima volta a cavallo tra il 2016 e il 2017, l’incredibile annata in cui il regista cileno regalò al cinema due splendidi film biografici che nessun altro avrebbe potuto girare, allora e oggi.
In un momento di notevole splendore per le vite iconiche narrate al cinema, in cui il vecchio racconto biografico per immagini mutava pelle e da agiografia dettagliata diventata fotografia di un fugace periodo (anni, mesi, talvolta giorni) che sintetizzassero in un istante un’intera vita, Larraín s’inoltrò nel post moderno, nell’ipermoderno. Il regista s’insinua laddove sogno, storia e propaganda (quella a cui guarda con gelida chiarezza sin da No – I giorni dell’arcobaleno) si fondono e creano una bugia che plasma un volto dietro la maschera.
[il pezzo contiene SPOILER rilevanti sulla trama dei film citati]

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Recensionando / Jackie

20 lunedì Feb 2017

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, Billy Crudup, biopic, Caspar Phillipson, delicate palette cromatiche, fotografia leccatissima, Greta Gerwig, John Hurt, Natalie Portman, Noah Oppenheim, Oscar 2017, Pablo Larraín, Peter Sarsgaard

jackie_locandinaCi sono registi che la sera vanno a dormire pensando della loro carriera “è tutto qui?”. Il giorno dopo si alzano, bevono un caffè e si rimettono a lavorare, pregando ardentemente il loro Dio di riuscire a realizzare nella propria carriera almeno un film al livello di Neruda o Jackie. Poi c’è Pablo Larraín, che questi due film biografici eccezionali, sull’orlo del capolavoro, li ha realizzati nel solo 2016. In un solo anno, lavorando all’interno di uno dei generi più attivi e in corso di evoluzione nel panorama cinematografico mondiale, il regista cileno più noto al mondo ha saputo regalare ai cinefili due pellicole diversissime, due risposte contrastanti al che spostano in avanti il confine del cinema contemporaneo e in alto l’asticella della qualità. Il fatto che nessuno dei due sia finito tra i nominati a miglior film di questo giro agli Oscar è l’esclusione più scandalosa, che certifica lo status di Pablo Larraín di regista autoriale più sottovalutato e trascurato al mondo. L’ho detto, sue me.

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Recensionando / Neruda

11 martedì Ott 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Recensionando

≈ 3 commenti

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Alfredo Castro, Autocompiacimento registico, Cannes 2016, delicate palette cromatiche, Gael García Bernal, Luis Gnecco, Pablo Larraín

neruda_posterÈ un destino beffardo quello di Neruda, metà trascurata dell’incredibile dittico biografico che Pablo Larraín ha tirato fuori dal cappello quest’anno. D’altronde il biopic che omaggia la sua terra natia, il Cile, e il suo cittadino e poeta più illustre, Neruda, non gode della smaccata visibilità della sua prima pellicola in lingua inglese e con serie aspirazioni per la corsa agli Oscar, Jackie.
In attesa di vedere questa seconda prova dell’incredibile 2016 di Larraín, non posso che mettervi in guardia: non dovete lasciarvi assolutamente sfuggire Neruda, anche a costo di lanciarsi in una caccia all’ultima delle poche sale cinematografiche che punteranno coraggiosamente su questo film. Neruda rischia concretamente di essere il film dell’anno.
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Specialando / Tutti i film di Venezia 73 #3

06 martedì Set 2016

Posted by Elisa G. in 2016, Cinematografò, Specialando

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Ana Lily Amirpour, Andreï Konchalovsky, Brad Pitt, Cate Blanchett, Giuseppe Piccioni, Greta Gerwig, John Hurt, Kim Rossi Stuart, Lily-Rose Depp, Natalie Portman, Pablo Larraín, Rebecca Zlotowski, Roberto Piccioni, Stéphane Brizé, Terrence Malick, venezia 73, Yasushi Kawamura

Venezia 73: tutti i film in concorso e gli eventi più attesi fuori concorso del 6,7,8 settembre 2016.

jackie3

Son tutte presentazioni complete di locandine, trailer e pregiudizi, ma nessuna recensione, perché non sono al Lido ma in vacanza. La me stessa del passato però non è riuscita proprio ad esimersi dallo specialone, che ha scritto per tempo. Buona lettura!

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Recensionando / Il Club

24 mercoledì Feb 2016

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Alejandro Goic, Alejandro Sieveking, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Autocompiacimento registico, Berlinale 65, delicate palette cromatiche, film PESO, fotografia leccatissima, Jaime Vadell, Marcelo Alonso, Pablo Larraín, Roberto Farías, suore preti e altre cristiane malvagità, tratto da una storia di poco falsa

elclubCon questo post voglio correggere un torto, un torto colossale, che si è consumato per l’intero 2015. Il tutto cominciò con la Berlinale 65, la scorsa edizione, quando il nuovo film di Pablo Larraín riscosse un consenso clamoroso e venne dato per favorito fino all’ultimo, quando dovette accontentarsi di un secondo posto. Taxi di Jafar Panahi è un film intenso e riuscitissimo, ma la vittoria se la meritava il maestoso, potente e PESO film di Pablo Larraín, che tra l’altro era incredibilmente in linea con i gusti berlinali. Non bastò.
Inviato dal Cile come proprio rappresentante agli Oscar e forte dell’Orso d’Argento, il film è stato snobbato già nella longlist di categoria. Un’esclusione abbastanza prevedibile, tenendo conto della preferenza accordata a film ben più tradizionali e concilianti di questo. Poi però come front runner troviamo un filo spaccabudella come Il figlio di Saul e in gara Il caso Spotlight, perciò c’è ben di che essere irritati.
Ciliegina sulla torta, una distribuzione italiana tardiva (quanti mesi fa vi ho parlato di Taxi Teheran?) e confusa, tanto che questa recensione, scritta da tempo, è rimasta nel limbo delle bozze per mesi, senza che nessuno sapesse quando sarebbe uscito nelle sale.
Rimediamo a tutto questo: cinefili, questa settimana il film da vedere è Il Club.
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Specialando / Miglior Film Straniero 2013

15 giovedì Ago 2013

Posted by Elisa G. in 2012, Cinematografò, film PESO, Specialando

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A Royal Affair, Alicia Vikander, Costumismi, Espen Sandberg, film col dramma dentro, film in costume, film PESO, Gael García Bernal, Gente che guarda i film coi sottotitoli in ceco, Gustaf Skarsgård, Joachim Rønning, Kim Nguyen, Kon-Tiki, Mads Mikkelsen, Mikkel Boe Følsgaard, Nikolaj Arcel, No i giorni dell'arcobaleno, Pablo Larraín, Pål Sverre Hagen, period drama, piangerone, Rachel Mwanza, Rebelle, Thor Heyerdahl, War Witch

a royal affair locandinaCome si fa a negare che la nostra visione della cinematografia sia fortemente anglocentrica, per non dire americanocentrica? Vivendo in Europa, grazie a iniziative di tutela dell’Unione Europea e a sale convenzionate, qualcosa si riesce sempre a recuperare (nelle grandi città), ma pensandoci su la curiosità pocahontesca è sempre quella: oltre il fiume cosa c’è? In questo senso, festival e premiazioni internazionali sono alleati davvero preziosi del cinefilo. Spesso nell’anno solare i titoli ricorrenti a più latitudini segnalano il grado di rilevanza di qualche pellicola non anglosassone e/o extraeuropea che si avvia a diventare un cult.

In questo senso, la cinquina del Miglior Film Straniero agli Oscar è una manna. Primo, perché ogni anno tutti gli stati nominano il film nostrano che ritengono migliore (o per i più sgamati, quello più spendibile a livello internazionale), perciò chi fosse interessato a particolari cinematografie, ogni anno almeno un titolo considerato meritevole in patria si trova sempre. Secondo perché nella cinquina finale in genere l’equilibrio tra film artisticamente meritevoli e film godibili è quasi sempre rispettato. In genere il film PESO si spende nei festival, mentre in America si mandano pellicole che non siano completamente impenetrabili al gusto e alla comprensione del pubblico a stelle e strisce.

Nel 2013 Amour di Michael Haneke ha spadroneggiato anche nelle categorie principali, rubando del tutto la scena agli altri candidati che, in partenza, non avevano alcuna chance. Ricordate: non vince quasi mai il più bello degli stranieri, ma quello meglio distribuito e sponsorizzato, magari con qualche premio europeo pesante già in tasca. Non per niente Benigni ai tempi si fece il giro di tutto i late show americani e infatti “Robbbberto, vieni!” non è figlio solo di un film intrinsecamente italiano e spendibile universalmente, ma anche di uno sforzo di pubblicizzazione da parte dell’Italia che da allora non si è più visto.

Quali erano gli altri candidati a Miglior Film Straniero 2013? C’è qualcosa d’interessante? Approderanno mai in Italia? Lo speciale ferragostano è qui per voi!

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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