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Chris Pratt, Christopher Miller, cinema d'animazione, Corporazioni Malvagie, mondi distopici, Oscar 2015, Oscars, Phil Lord
In colpevolissimo ritardo vi parlo di The Lego Movie, cospargendomi il capo di cenere e insultandomi per aver aspettato di non aver niente di meglio da fare su un volo intercontinentale per recuperare uno dei migliori film d’animazione dell’ultimo quinquennio.
Se lo faccio è perché so che in molti hanno fatto il mio stesso errore, pensando che l’ennesimo salvifico brand che la Warner Bros. è riuscita a creare dal nulla (o meglio, dall’accordo con la nota casa produttrice dei mattoncini per bimbi che devono sottolineare la loro intelligenza anche quando giocano) (#TeamPlaymobil) fosse lo sfruttamento commerciale di un brand infarcito d’umorismo becero e di citazioni al posto di solide idee (insomma, la prima Dreamworks).
Sbagliatissimo.
Non che il film non sia saldamente costruito su una serie impressionante di mattoncini di cultura pop, ma è solo il godibile involucro del geniale, graffiante script di Phil Lord e Christopher Miller, capace di fruttare più di 250 milioni di euro nei soli Stati Uniti a fronte di un investimento di 60. In altre parole, vedete di recuperare il primo prima di venir investiti dai prossimi capitoli della saga.