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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: Philip Seymour Hoffman

Recensionando / Hunger Games: il canto della rivolta – Parte II

19 giovedì Nov 2015

Posted by Elisa G. in Uncategorized

≈ 9 commenti

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adolescenti problematici, Deve far male!, Donald Sutherland, Elden Henson, Elizabeth Banks, film col dramma dentro, Francis Lawrence, Gwendoline Christie, Jeffrey Wright, Jena Malone, Josh Hutcherson, Julianne Moore, Kurt and Bart, la forza salvifica dell'Ammmore, Mahershala Ali, mondi distopici, Natalie Dormer, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Stanley Tucci, Stef Dawson, tristezza a palate, Willow Shields, Woody Harrelson, young adult

mockingjay_1Sembra passata una decade intera, invece sono trascorsi solo tre anni da quando è iniziata una delle saghe commerciali che hanno definito il cinema popolare dell’ultimo decennio, lanciato la già promettente Jennifer Lawrence e aperto definitivamente la via per l’approdo della letteratura young adult su grande schermo. Un successo che, osservato dal 2015, sembra inevitabile: se non fosse successo con The Hunger Games, sarebbe capitato con un’altra saga distopica o un’altra storica d’amore tra adolescenti affetti da malattie più o meno mortali. Non è assolutamente così: a testimoniarlo rimane il fatto che, con la gloriosa eccezione di The Fault in Our Stars, nessuno sia ancora riuscito a raccogliere il testimone di questo franchise, men che meno a solidificare il proprio successo proseguendo spedito per ben quattro capitoli. Giunti al quarto capitolo e fatte le dovute proporzioni su incassi e successi, si può ben dire che Hunger Games è a tutt’oggi l’unico erede di Harry Potter, ma anche l’unico franchise che ha creduto nella sua protagonista femminile, mettendola al centro senza riserve, rendendola l’affascinante volto di una normalizzazione rappresentativa spaventosamente lenta nella cinematografia occidentale, il simbolo di una generazione.
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Recensionando / Hunger Games: il canto della rivolta – parte I

20 giovedì Nov 2014

Posted by Elisa G. in 2014, Cinematografò, Recensionando

≈ 6 commenti

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adolescenti problematici, amori adolescenziali, Donald Sutherland, Elizabeth Banks, film col dramma dentro, Fottuto Cervo Metaforico, Francis Lawrence, Jeffrey Wright, Jena Malone, Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Julianne Moore, Liam Hemsworth, Mahershala Ali, mondi distopici, Natalie Dormer, Paula Malcomson, Philip Seymour Hoffman, Stanley Tucci, tristezza a palate, Willow Shields, Woody Harrelson, young adult

mockingjayIl 2014 è stato l’anno dell’esplosione del fenomeno young adult al cinema e a chiuderlo degnamente arriva il precursore e ad oggi miglior risultato di una produzione per la maggior parte deludente (fidatevi di me, ho visto *tutti* i film del listone che vi avevo proposto a inizio anno).
Hunger Games, precursore, successo mondiale, apripista, ma anche produzione sempre più colossale e catalizzatore di un cast sempre più a prova di bomba.
Le premesse per l’ennesimo buon film ci sono tutte, ma non mancano anche le insidie di questo terzo capitolo: la mancanza dell’elemento centrale dell’Arena e la scellerata decisione di Universal di dividere l’ultimo libro in due film (girati però in un’unica sessione), per batter cassa anche nel 2015. Se la prova del botteghino è già vinta, come è andata a livello qualitativo?

Il post è assolutamente privo di spoiler.

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Recensionando / La spia

02 domenica Nov 2014

Posted by Elisa G. in 2014, Cinematografò, Recensionando

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Anton Corbijn, Daniel Brühl, father issue, Grigoriy Dobrygin, Homayoun Ershadi, i nostri amici arabi, John le Carré, Mehdi Dehbi, Nina Hoss, Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Robin Wright, uno spia l'altro pure, Willem Dafoe

most wanted1Non ho mai fatto mistero della mia totale, assoluta adorazione per il film “La Talpa”, perciò mi fa molto piacere vedere come la lezione di Alfredson su come sia ancora possibile fare un film di spionaggio assolutamente perfetto abbia spinto tanti produttori a investire su questo filone. Produttori europei impegnati a rivalutare un genere affossato da una serie di pellicole americane che avevano ridotto l’intelligence a un guazzabuglio roboante di gadget supertecnologici e vendette personali #perlalibertà, dividendo il mondo in americani buoni costretti a fare cose brutte per fermare gli arabi cattivi.
A most wanted man continua il lavoro di rilancio del genere affrontando il passo successivo; se infatti “La talpa” era aiutata nel suo porre di nuovo l’accento sulla componente umana dall’ambientazione tecnologicamente arcaica della Guerra Fredda, stavolta l’ambientazione è praticamente contemporanea.

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Recensionando / La Ragazza di Fuoco

04 mercoledì Dic 2013

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, Recensionando

≈ 1 Commento

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adolescenti problematici, amori adolescenziali, Corporazioni Malvagie, Donald Sutherland, Elizabeth Banks, film coi pugni nelle mani, Francis Lawrence, il Re degli Shinigami, Jeffrey Wright, Jennifer Lawrence, Johanna Mason, Josh Hutcherson, Lenny Kravitz, Lenny Kravitz con l'eyeliner dorato, Liam Hemsworth, Michael deBruyn, mondi distopici, non è che non esista perché finora non ne ho mai parlato, Philip Seymour Hoffman, piangerone, piove governo ladro, servi della gleba, Simon Beaufoy, Stanley Tucci, Stanley Tucci as the stylish gay guy, Suzanne Collins, Trish Summerville, tristezza a palate, Woody Harrelson, young adult

la ragazza di fuoco locandina aliDopo poco più di un anno e mezzo torna al cinema per la seconda volta la trilogia di Suzanne Collins, ma intenti, significati e presupposti sono profondamente cambiati, così come il nome dietro la macchina da presa.
Hunger Games è stato un successo oltre ogni aspettativa, Jennifer Lawrence è diventata un’attrice vincitrice di Oscar, un talento riconosciuto e un stella hollywoodiana di fama mondiale, il bacino di best sellers young adult è ufficialmente riserva di caccia delle major americane e delle piccole case di produzione in cerca dell’uscita col botto.

Innanzitutto un plauso alla LIONSGATE che non ha lesinato risorse al secondo capitolo, passaggio piuttosto delicato per ogni franchise, in questo caso facilitato da una serie di contenuti letterari che sembrano scritti per arrivare sul grande schermo. Tuttavia il fatto che ci arrivino con dovizia di particolari, splendore di computer grafica e senza semplificazioni o riduzioni di rilievo è merito di chi poteva sedersi sulla pigna di soldi guadagnati e invece li ha rimessi in gioco in quella che è a tutti gli effetti una grande produzione (130 milioni stimati, senza promozione).

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Recensionando / The Master

17 giovedì Gen 2013

Posted by Elisa G. in 2012, Cinematografò, film PESO, Recensionando

≈ 2 commenti

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Amy Adams, Autocompiacimento registico, bellissime inquadrature di robe normalissime che ti fanno commuovere, chiamare le cose col loro nome, effetto Terrence Malick, film col dramma dentro, film PESO, fotografia leccatissima, Joaquin Phoenix, ma anche no, Paul Thomas Anderson, Philip Seymour Hoffman, Ship Sheep, spiego finali, tristezza a palate

Vi avverto da subito: parte come una recensione e poi va di riflessione sul mio mondo interiore. Vedi, a darsi al cinema d’autore, poi che succede!

The Master Freddie nave

La scena è grandiosa, ma non riesco a togliermi dalla testa la sensazione che faccia anche molto pubblicità di un profumo di Dolce&Gabbana

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Recensionando / L’arte di Vincere

10 venerdì Feb 2012

Posted by Elisa G. in 2011, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Aaron Sorkin, Bennett Miller, Brad Pitt, Cinemozioni5 sportive, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman, rallenty, RISCATTO, se capisce e non se capisce, single manly tear, sportivi emotivi, Stereotipi panzoni, Steven Zaillian

In attesa del film coi pugni nelle mani, il 2012 si apre con un’uscita di lusso, proponendoci una pellicola dedicata la Baseball. E voi lo sapete cosa questo implichi, perchè vivete in Italia e sapete quale potere metaforico abbia il giuoco del pallone sulle nostre esistenze. Ecco cancellate calcio, inserite baseball e fate lo stesso con Italia e Usa. Bon, via, cominciamo.

Dopo aver ridotto (di nuovo) in schiavitù Steven Zaillian e Aaron Sorkin (ormai incapaci di fare altro nella vita) e averli sfruttati per scrivere l’adattamento di un libro basato su una storia vera in una sceneggiatura incentrata sul dietro le quinte del baseball, i capoccioni hanno deciso di chiamare Bennett Miller e smollargli questa patata bollente.

Di per sè infatti il film a tematica baseball non è difficilissimo. E’ obbligatoriamente incentrato sul RISCATTO. Il riscatto di una squadra di provincia, una squadra di brocchi, di un allenatore finito del fango, di giocatori ormai dati per spacciati, di donne che amano lo sport. O una di queste, o molte o anche tutte; più ne inserite e più il film è candidato a finire la domenica pomeriggio su Canale5, vestigia del Cinemozioni5 in ambito sportivo. Più diventa emotivo, ma tipo che poi ti commuovi. Moneyball non fa certo eccezione, raccontandoci di come la squadra a basso budget degli Oklahoma Athletics si batta con le grandi del continente americano (i cattivissimi NY Yankees, a cui escono i soldi dalle orecchie), arrivando sempre ad un passo dall’Impresa (vincere le World Series). Annegando ogni anno nella delusione e nel saccheggio dei loro giocatori migliori che emigrano nelle grandi.

Però. Però poi arrivano le grane, ovvero il fatto che di baseball giocato (e montato al rallenty perchè fa più sportivo emotivo) se ne veda poco, sgranato in tv o in rifinitissime scene patinate. La maggior parte dell’azione si svolge lontano dall’erba del diamante, lontano dalla squadra, chiusa tra le quattro mura dell’ufficio del GM della squadra, intepretato da un Brad Pitt solido e convincente, pompato e ruminante al punto giusto da poter sembrare un ex giocatore fallito finito a fare prima da scout, poi da manager. Diciamocelo: è Brad che porta a casa il film. Nonostante il suo incessante ruminare gomme da masticare sia vagamente irritante, sa gestire un film in cui è lui a dover interpretare il RISCATTO. A coadiuvarlo negli infiniti dialoghi su “chi mettiamo dove per la prossima partita” c’e’ Jonah Hill, un laureato fresco fresco in economia che rivela al gm che la matematica si nasconde anche dietro al baseball e bisogna sfruttarla. Ovviamente essendo uno che ne capisce di matematica, è grassoccio e timidone, ma pretendere di uscire dal seminato in una pellicola sul baseball sarebbe un po’ troppo.

Così la pellicola si snoda in una serie di situazioni tra il topico (Brad si fida di Johan, i vecchi del mestiere gli si rivoltano contro, perde tantissimo, vince tantissimo, c’e’ persino l’audio del duo di commentatori sportivi increduli a bordo campo di cui non possiamo fare a meno) e l’inconsueto. Dove per inconsueto intendo scene lunghissime in cui ci viene illustrato lo scontro tra una concezione romantica dello sport, quella che ci fa lacrimare, e una visione più cinica e oggettiva fornita dalla matematica, che sembra in grado rivoluzionare gli spogliatoi delle squadre, mietendo molte vittime sulla sua squadra.
Nell’inconsueto vorrei aggiungere anche Philip Seymour Hoffman che NON fa il cattivo bastardissimo, ma si limita a interpretare l’allenatore panzone che fatica ad adattarsi alle nuove regole. Nel seminato invece rientra appieno il racconto del sogno infranto del giovane Brad giocatore in major league e il rapporto con la figlia che vive con la madre da cui lui si è separato.

Non vi voglio mentire: è un bel film in cui il tono cinemozioni scema nello scorcio matematico-commerciale della vicenda. Ma ai momenti di esaltazione si mescolano momenti di difficoltà di comprensione, a meno che voi non siate abitudinari del hot dog masticato sugli spalti americani.

Un buon film, sicuramente dimenticabile e a tratti tedioso, ma che non fa pentire del tempo dedicatogli. Se avete voglia di versare una single manly tear dedicata allo sport, la vostra scelta della stagione. Considerando il livello delle pellicole candidate agli oscar in quest’anno di magra, le candidature ci stanno tutte.

Moneyball Brad Pitt Billy BeaneLo vado a vedere? Ti piace lo sport o ti piacciono le storie di RISCATTO? Allora sì.
Ci shippo qualcuno? Ehhhh, un Brad disilluso incontra un tenero panzone che riaccende in lui la speranza. Direi che si può fare.
Coefficiente Kleenex? Alto ma frammentario, concentrato nella parte centrale.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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