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anni '80, Ben Mendelsohn, fantascienza, Lena Waithe, Mark Rylance, maschio caucasico over 30 dalla genialità incompresa, nessuno mi capisce, Olivia Cooke, Philip Zhao, Simon Pegg, Steven Spielberg, T.J. Miller, Tye Sheridan, videogiochi
…e poi arriva Steven Spielberg, che all’età di 71 anni ancora ancora è costretto a mettere le pezze ai limiti del lavoro altrui, tra l’altro derivativo dalla propria carriera.
È un processo di maturazione davvero invidiabile quello del regista statunitense. Da una parte rifiuta il ruolo dell’eterno giovane che ripete a pappagallo schemi e temi che gli hanno donato la celebrità 40 anni fa. Dall’altra però è un processo di maturazione e non d’invecchiamento, perché lungi dal ripiegarsi su sé stesso o dal perdere progressivamente contatto con la realtà contemporanea, Spielberg rimane un acuto e irriverente osservatore del mondo che gli si evolve attorno, dentro e fuori la sala cinematografica.
Un regista di questo calibro, dopo un paio di prove serie e importanti, avrebbe meritato un ritorno alla leggerezza e all’avventurosa commerciabilità meno impegnativo di Ready Player One. Continua a leggere