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giapponesi tristi forte, letteratura giapponese, mondadori, musica, Natsu Miyashita, Premio Naoki
Da recensore professionista e da appassionata lettrice mai capirò le strategie commerciali di Mondadori, conglomerato editoriale tanto enorme quanto irraggiungibile. Nell’era in cui bastano un paio di click e due righe via messaggio privato su un social network qualunque per far sapere anche all’ultima casa editrice che esisti, scrivi per tal dei tali testata e vorresti essere inclusa nei loro contatti stampa, la virginale reticenza con cui Mondadori si nega a ogni contatto ha un sapore quasi démodé.
Gli effetti sulle vendite di tale strategia incurante del mercato sono immaginabili, eppure si assiste stagionalmente a qualche tesoro abbandonato a sé stesso tra gli scaffali delle librerie. Stiamo pur sempre parlando di chi aveva lasciato andare fuori stampa Le Cronache del ghiaccio e del fuoco a pochi mesi dall’approdo in TV, pubblicandone i tomi discontinuamente e con una pessima traduzione su Urania. Di chi ha buttato sul mercato Cuore Oscuro di Naomi Novik come se fosse l’ultimo degli young adult a sfondo fantastico e non il tomo fantastico vincitore del Nebula 2016 e tra i più chiacchierati dell’annata.
Date le premesse, non dovrei stupirmi se solo per pura casualità sono venuta a conoscenza della pubblicazione di una delle autrici contemporanee più amate dalla popolazione giapponese, quando l’ultimo degli esordienti pescati fuori da edizioni e/o gode di una copertura capillare sulla Rete. Non dovrei, ma è più forte di me. Oh, è uscito in Italia Un bosco di pecore e acciaio, romanzo vincitore del Japanese Bookseller Award e nominato al prestigioso premio Naoki, di cui meno di un mese fa in Giappone è stato commercializzato il film, tra il solito, assordante silenzio generale.
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