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Cannes, film coi pugni nelle mani, film col dramma dentro, film PESO, fotografia leccatissima, Kristin Scott Thomas, Nicolas Winding Refn, Rhatha Phongam, Ryan Gosling, se capisce e non se capisce, Tom Burke, tristezza a palate, Vithaya Pansringarm
Meglio un film personale o un film perfetto? Se “Only God Forgives” ha lasciato tanti con l’amaro in bocca sulla Croisette, è perché si presenta da subito come il fortissimo, disperato tentativo di Nicolas Winding Refn di allontanarsi il più possibile da dove “Drive” l’aveva portato. Impossibile parlare di questa pellicola riuscita a metà, esagerata, trascurata in fase di scrittura e curata troppo pedantemente in fase di regia senza scomodare l’imponente lavoro precedente del regista danese.
Non perché “Drive” si ponga come pietra di paragone per qualità, almeno dal punto di vista di chi questo film l’ha voluto, scritto e diretto. “Drive” è lo scomodo Dio che a cui “Solo Dio Perdona” vorrebbe ribellarsi, ma gli esiti della sua vendetta sono simili a quelli del suo protagonista, Julian.
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