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cinecomics, DC, Frances Conroy, Joaquin Phoenix, nessuno mi capisce, New York, Psicologia e Psicosi, Robert De Niro, Todd Phillips, Venezia 76, Zazie Beetz
Joker è un gran bel film? Sì. Joker è un film molto furbo, molto piacione, assai calcolatore, un filo mercenario, che sotto la sua patina di tinte forti e toni duri di rischi veri ne prende pochissimi? Sì, ancor di più.Joker è un gran bel film? Sì. Joker è un film molto furbo, molto piacione, assai calcolatore, un filo mercenario, che sotto la sua patina di tinte forti e toni duri di rischi veri ne prende pochissimi? Sì, ancor di più.
Inutile negare tutta una serie di meriti oggettivi che vanno attribuiti a Todd Phillips, uno con all’attivo la trilogia di Una notte da leoni e Parto col folle, a cui fino a un annetto fa in pochi, anzi pochissimi, sarebbero stati disposti a prendere davvero sul serio. Tra questo ristretto novero di persone, dopo qualche anno di corteggiamento e suppliche, sono entrati anche gli uomini forti di Warner Bros, alle prese con l’eterna domanda: come rilanciare il marchio DC quando la concorrenza Marvel non solo vince su tutta la linea, ma riesce a imporre un modello cinecomics che sembra destinare al fallimento commerciale e artistico chiunque tenti di sovvertire?
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