È statisticamente certo che anche riuscendo a centrare la visione ogni singolo film del concorso principale del Festival di Venezia, si finisca per scoprire quasi un anno dopo qualche chicca passata sotto il naso al Lido. Matematicamente certo, sia perché ancora non ci è stato fatto dopo dell’ubiquità o di una sfera di cristallo (per divinare dove essere a vedere cosa di davvero meritevole), sia perché in estate tutti i rimasugli, i peccati, gli avanzi e gli esperimenti rimasti nascosti o dimenticati nei cassetti dei distributori italiani vedono la luce, anzi, il buio della sala.
Nel caso di L’ultima ora (L’Heure de la sortie) si tratta di un colpo di fortuna, perché è un discreto filmone che vale davvero la pena di recuperare in sala e che da solo rialza e di parecchio le sorti di questa settimana cinematografica di uscite altrimenti mediocri. E se vi dico che a girare questo ottimo film c’è Sébastien Marnier, ovvero un francese e un regista al suo secondo film, vi stupite? Dato l’andazzo recente su questo blog, dove siamo settimanalmente costretti a constatare che esordienti di pregio abbiano Oltralpe, direi non troppo.
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