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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: sportivi emotivi

Recensionando / Tonya

31 sabato Mar 2018

Posted by Elisa G. in 2018, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Allison Janney, anni '90, biopic, Craig Gillespie, Deve far male!, Julianne Nicholson, Margot Robbie, Oscar 2018, Sebastian Stan, sportivi emotivi, Steven Rogers, tratto da una storia di poco falsa

[Stavolta è un filo più spoiler del solito, quindi occhio.]
Non importa quante nomination e Oscar abbia portato a casa il film di Craig Gillespie se poi mi sento tradita come spettatrice e cinefila di fronte a Tonya. Non dal film, che è portentoso almeno il doppio di quanto si sia detto in giro, ma dall’incapacità di chi lo promuove e di ne scrive a riguardo di far capire sul serio che film si vedrà in sala.
La banda che ha messo su questo piccolo miracolo è scapestrata e reietta almeno quanto la protagonista che va a raccontare: lo sceneggiatore Steven Rogers ha un curriculum farcito di cinemozioni5 più o meno stucchevoli, Craig Gillespie ha una filmografia che rende davvero difficile capire come all’improvviso sfoderi questo piglio sicuro e smargiasso e la produttrice e protagonista Margot Robbie si è dovuta presentare come la bionda mozzafiato per anni nella speranza di mettere insieme l’influenza e il denaro necessario per ritagliarsi un ruolo per sé, che prevedesse una sua propria attorialità.
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Recensionando / Creed

19 martedì Gen 2016

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Tag

c'e' anche un po' d'Italia, Deve far male!, film coi pugni nelle mani, Michael B. Jordan, Oscar 2016, Phylicia Rashad, RISCATTO, Ryan Coogler, sportivi emotivi, Sylvester Stallone, Tessa Thompson

creed1Dopo Southpaw, eccoci tornati nel pieno della tag film coi pugni nelle mani, con il ritorno al cinema di uno dei capostipiti del genere, Rocky Balboa. Data l’età del suo protagonista, il candidato e frontrunner per l’Oscar come miglior attore non protagonista Sylvester Stallone, la rinascita e lo svecchiamento di un classico del cinema sportivo statunitense non poteva che prevedere due soluzioni: uno, girare la versione seria di Rocchio 47, due, ricominciare tutto dall’inizio con carne fresca. Una volta convinto Stallone ad essere della partita, non c’è stato bisogno di utilizzare lo stesso nome, anzi, si è potuta sfruttare la mitologia originale, espandendola in una direzione contemporanea e sorprendente.

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Recensionando / The Program

09 venerdì Ott 2015

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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Ben Foster, Chris O'Dowd, Deve far male!, Dustin Hoffman, Jesse Plemons, Lee Pace, sportivi emotivi, Stephen Frears

theprogram1Esistono essenzialmente due tipi di film firmati dal regista inglese Stephen Frears: uno dal taglio più lieve, riconducibili alla commedia inglese, l’altro tutto incentrato attorno a un personaggio volutamente controverso, nel tentativo di narrarne la storia nel suo complesso. The program rientra sicuramente in quest’ultimo, ponendosi l’ambizioso obiettivo di raccontare il mito di Armstrong così come veramente venne costruito, a suon di doping e di menzogne.
Non è l’unico tentativo in questo senso, anche se Frears è il primo a farlo in un contesto di fiction. D’altronde un inganno così enorme e sistematico ha cambiato per sempre il modo di guardare allo sport e al ciclismo, una perdita dell’innocenza così macroscopica nel suo trascinare nel fango il sette volte vincitore del Tour de France che non poteva che cercare anche la via del cinema per tentare di spiegare, di razionalizzare l’accaduto.
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Recensionando / Southpaw

08 martedì Set 2015

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

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50 Cent, Antoine Fuqua, Deve far male!, dramma familiare obbligatorio, film coi pugni nelle mani, Forest Whitaker, Jake Gyllenhaal, Kurt Sutter, Naomie Harris, Oona Laurence, proteggi la Famiglia!, Rachel McAdams, RISCATTO, sportivi emotivi, tamarro dentro

southpawSi respira aria di autunno cinematografico: Venezia si spiega senza troppi colpi di scena, le uscite settimanali si avviano a diventare sempre più psichedeliche e, con un mesetto di anticipo sul calendario, esce la pellicola in cui Jake Gyllenhaal ci ricorda con agilità come possa portarsi a casa un qualsiasi film che ruoti attorno a una sua performance totalizzante, per modi e scelte occhieggiante all’Oscar, ma senza la piacioneria e i grossi nomi di un Leonardo Di Caprio idolo delle folle e dei meme.
Dopo Gyllenhaal detective alcolizzato e Gyllenhaal morboso giornalista di Studio Aperto, il nostro prosegue nel suo programma volto ad attirare l’attenzione dell’Academy con una figurina che non poteva mancare: il pugile in cerca di riscatto. Il dramma di Southpaw, che gira intorno alla solita, prevedibile metamorfosi fisica dell’attore e alla sua irreprensibile performance, è che non ha un momento in cui non sia esattamente il film tipo che avete visualizzato qualche riga fa.
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Recensionando / Foxcatcher

13 venerdì Mar 2015

Posted by Elisa G. in Cinematografò, Recensionando

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Tag

Bennett Miller, Cannes 2014, Channing Tatum, COLLO, film col dramma dentro, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Mark Ruffalo, omoaffettività, Oscar 2015, Oscars, Sienna Miller, single manly tear, sportivi emotivi, Steve Carell, tratto da una storia di poco falsa

foxcatcherCapisci che Bennett Miller ce l’ha veramente fatta non quando strappa a sorpresa parecchie candidature per sé e per i suoi attori nella corsa agli Oscar 2015, non quando si guadagna uno spazio nella premiazione di Cannes 2014, ma quando riesce a convincerti che sì, persino Channing COLLO Tatum possa essere un grande attore.
Di Foxcatcher se ne è parlato da subito come di un ottimo film, ma la pacatezza con cui il lungometraggio continua un discorso che il suo regista aveva cominciato con il notevole L’Arte di Vincere ha contagiato anche i giornalisti, per cui voglio dirvelo subito, forte e senza mezze misure, a scanso di ulteriori equivoci: Foxcatcher è un filmone della Madonna, anche se forse non avrò mai il coraggio di rivederlo.

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Recensionando / L’arte di Vincere

10 venerdì Feb 2012

Posted by Elisa G. in 2011, Cinematografò, Recensionando

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Tag

Aaron Sorkin, Bennett Miller, Brad Pitt, Cinemozioni5 sportive, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman, rallenty, RISCATTO, se capisce e non se capisce, single manly tear, sportivi emotivi, Stereotipi panzoni, Steven Zaillian

In attesa del film coi pugni nelle mani, il 2012 si apre con un’uscita di lusso, proponendoci una pellicola dedicata la Baseball. E voi lo sapete cosa questo implichi, perchè vivete in Italia e sapete quale potere metaforico abbia il giuoco del pallone sulle nostre esistenze. Ecco cancellate calcio, inserite baseball e fate lo stesso con Italia e Usa. Bon, via, cominciamo.

Dopo aver ridotto (di nuovo) in schiavitù Steven Zaillian e Aaron Sorkin (ormai incapaci di fare altro nella vita) e averli sfruttati per scrivere l’adattamento di un libro basato su una storia vera in una sceneggiatura incentrata sul dietro le quinte del baseball, i capoccioni hanno deciso di chiamare Bennett Miller e smollargli questa patata bollente.

Di per sè infatti il film a tematica baseball non è difficilissimo. E’ obbligatoriamente incentrato sul RISCATTO. Il riscatto di una squadra di provincia, una squadra di brocchi, di un allenatore finito del fango, di giocatori ormai dati per spacciati, di donne che amano lo sport. O una di queste, o molte o anche tutte; più ne inserite e più il film è candidato a finire la domenica pomeriggio su Canale5, vestigia del Cinemozioni5 in ambito sportivo. Più diventa emotivo, ma tipo che poi ti commuovi. Moneyball non fa certo eccezione, raccontandoci di come la squadra a basso budget degli Oklahoma Athletics si batta con le grandi del continente americano (i cattivissimi NY Yankees, a cui escono i soldi dalle orecchie), arrivando sempre ad un passo dall’Impresa (vincere le World Series). Annegando ogni anno nella delusione e nel saccheggio dei loro giocatori migliori che emigrano nelle grandi.

Però. Però poi arrivano le grane, ovvero il fatto che di baseball giocato (e montato al rallenty perchè fa più sportivo emotivo) se ne veda poco, sgranato in tv o in rifinitissime scene patinate. La maggior parte dell’azione si svolge lontano dall’erba del diamante, lontano dalla squadra, chiusa tra le quattro mura dell’ufficio del GM della squadra, intepretato da un Brad Pitt solido e convincente, pompato e ruminante al punto giusto da poter sembrare un ex giocatore fallito finito a fare prima da scout, poi da manager. Diciamocelo: è Brad che porta a casa il film. Nonostante il suo incessante ruminare gomme da masticare sia vagamente irritante, sa gestire un film in cui è lui a dover interpretare il RISCATTO. A coadiuvarlo negli infiniti dialoghi su “chi mettiamo dove per la prossima partita” c’e’ Jonah Hill, un laureato fresco fresco in economia che rivela al gm che la matematica si nasconde anche dietro al baseball e bisogna sfruttarla. Ovviamente essendo uno che ne capisce di matematica, è grassoccio e timidone, ma pretendere di uscire dal seminato in una pellicola sul baseball sarebbe un po’ troppo.

Così la pellicola si snoda in una serie di situazioni tra il topico (Brad si fida di Johan, i vecchi del mestiere gli si rivoltano contro, perde tantissimo, vince tantissimo, c’e’ persino l’audio del duo di commentatori sportivi increduli a bordo campo di cui non possiamo fare a meno) e l’inconsueto. Dove per inconsueto intendo scene lunghissime in cui ci viene illustrato lo scontro tra una concezione romantica dello sport, quella che ci fa lacrimare, e una visione più cinica e oggettiva fornita dalla matematica, che sembra in grado rivoluzionare gli spogliatoi delle squadre, mietendo molte vittime sulla sua squadra.
Nell’inconsueto vorrei aggiungere anche Philip Seymour Hoffman che NON fa il cattivo bastardissimo, ma si limita a interpretare l’allenatore panzone che fatica ad adattarsi alle nuove regole. Nel seminato invece rientra appieno il racconto del sogno infranto del giovane Brad giocatore in major league e il rapporto con la figlia che vive con la madre da cui lui si è separato.

Non vi voglio mentire: è un bel film in cui il tono cinemozioni scema nello scorcio matematico-commerciale della vicenda. Ma ai momenti di esaltazione si mescolano momenti di difficoltà di comprensione, a meno che voi non siate abitudinari del hot dog masticato sugli spalti americani.

Un buon film, sicuramente dimenticabile e a tratti tedioso, ma che non fa pentire del tempo dedicatogli. Se avete voglia di versare una single manly tear dedicata allo sport, la vostra scelta della stagione. Considerando il livello delle pellicole candidate agli oscar in quest’anno di magra, le candidature ci stanno tutte.

Moneyball Brad Pitt Billy BeaneLo vado a vedere? Ti piace lo sport o ti piacciono le storie di RISCATTO? Allora sì.
Ci shippo qualcuno? Ehhhh, un Brad disilluso incontra un tenero panzone che riaccende in lui la speranza. Direi che si può fare.
Coefficiente Kleenex? Alto ma frammentario, concentrato nella parte centrale.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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