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Costumismi, Gardy consiglia, kitsch imperiale, Museo Nazionale del Cinema, Oscars, Stephen Tapert
Ahhh, gli Oscar! Anche chi non è ossessionato dal premio cinematografico più famoso e seguito al mondo (checché ne dica Kechiche) come la sottoscritta si sarà accorto come negli ultimi anni sia diventato estremamente rilevante il contenitore, oltre al contenuto. Non si tira l’alba solo per sapere chi ha vinto ma anche chi indossa chi, chi ha detto cosa, chi è arrivato accompagnato con chi altro e, ovviamente, l’inquadratura in primo piano di Leonardo DiCaprio mentre perde per l’ennesima volta.
Il divismo cinematografico nasce con Hollywood, certo, ma si alimenta e si rinfranca in quella notte magica in cui un vestito o un acceptance speech può rendere un’attrice famosa una diva, l’oggetto del desiderio e della curiosità dello spettatore da casa, un’icona indimenticabile.
La mostra che ha aperto i battenti in questi giorni alla Mole Antonelliana celebra proprio il divismo declinato al femminile, raccontando le donne, le attrici, le stelle che in 86 anni di premiazioni hanno stretto la statuetta dorata come migliore attrice, da Janet Gaynor a Cate Blanchett.