In attesa del film coi pugni nelle mani, il 2012 si apre con un’uscita di lusso, proponendoci una pellicola dedicata la Baseball. E voi lo sapete cosa questo implichi, perchè vivete in Italia e sapete quale potere metaforico abbia il giuoco del pallone sulle nostre esistenze. Ecco cancellate calcio, inserite baseball e fate lo stesso con Italia e Usa. Bon, via, cominciamo.
Dopo aver ridotto (di nuovo) in schiavitù Steven Zaillian e Aaron Sorkin (ormai incapaci di fare altro nella vita) e averli sfruttati per scrivere l’adattamento di un libro basato su una storia vera in una sceneggiatura incentrata sul dietro le quinte del baseball, i capoccioni hanno deciso di chiamare Bennett Miller e smollargli questa patata bollente.
Di per sè infatti il film a tematica baseball non è difficilissimo. E’ obbligatoriamente incentrato sul RISCATTO. Il riscatto di una squadra di provincia, una squadra di brocchi, di un allenatore finito del fango, di giocatori ormai dati per spacciati, di donne che amano lo sport. O una di queste, o molte o anche tutte; più ne inserite e più il film è candidato a finire la domenica pomeriggio su Canale5, vestigia del Cinemozioni5 in ambito sportivo. Più diventa emotivo, ma tipo che poi ti commuovi. Moneyball non fa certo eccezione, raccontandoci di come la squadra a basso budget degli Oklahoma Athletics si batta con le grandi del continente americano (i cattivissimi NY Yankees, a cui escono i soldi dalle orecchie), arrivando sempre ad un passo dall’Impresa (vincere le World Series). Annegando ogni anno nella delusione e nel saccheggio dei loro giocatori migliori che emigrano nelle grandi.
Però. Però poi arrivano le grane, ovvero il fatto che di baseball giocato (e montato al rallenty perchè fa più sportivo emotivo) se ne veda poco, sgranato in tv o in rifinitissime scene patinate. La maggior parte dell’azione si svolge lontano dall’erba del diamante, lontano dalla squadra, chiusa tra le quattro mura dell’ufficio del GM della squadra, intepretato da un Brad Pitt solido e convincente, pompato e ruminante al punto giusto da poter sembrare un ex giocatore fallito finito a fare prima da scout, poi da manager. Diciamocelo: è Brad che porta a casa il film. Nonostante il suo incessante ruminare gomme da masticare sia vagamente irritante, sa gestire un film in cui è lui a dover interpretare il RISCATTO. A coadiuvarlo negli infiniti dialoghi su “chi mettiamo dove per la prossima partita” c’e’ Jonah Hill, un laureato fresco fresco in economia che rivela al gm che la matematica si nasconde anche dietro al baseball e bisogna sfruttarla. Ovviamente essendo uno che ne capisce di matematica, è grassoccio e timidone, ma pretendere di uscire dal seminato in una pellicola sul baseball sarebbe un po’ troppo.
Così la pellicola si snoda in una serie di situazioni tra il topico (Brad si fida di Johan, i vecchi del mestiere gli si rivoltano contro, perde tantissimo, vince tantissimo, c’e’ persino l’audio del duo di commentatori sportivi increduli a bordo campo di cui non possiamo fare a meno) e l’inconsueto. Dove per inconsueto intendo scene lunghissime in cui ci viene illustrato lo scontro tra una concezione romantica dello sport, quella che ci fa lacrimare, e una visione più cinica e oggettiva fornita dalla matematica, che sembra in grado rivoluzionare gli spogliatoi delle squadre, mietendo molte vittime sulla sua squadra.
Nell’inconsueto vorrei aggiungere anche Philip Seymour Hoffman che NON fa il cattivo bastardissimo, ma si limita a interpretare l’allenatore panzone che fatica ad adattarsi alle nuove regole. Nel seminato invece rientra appieno il racconto del sogno infranto del giovane Brad giocatore in major league e il rapporto con la figlia che vive con la madre da cui lui si è separato.
Non vi voglio mentire: è un bel film in cui il tono cinemozioni scema nello scorcio matematico-commerciale della vicenda. Ma ai momenti di esaltazione si mescolano momenti di difficoltà di comprensione, a meno che voi non siate abitudinari del hot dog masticato sugli spalti americani.
Un buon film, sicuramente dimenticabile e a tratti tedioso, ma che non fa pentire del tempo dedicatogli. Se avete voglia di versare una single manly tear dedicata allo sport, la vostra scelta della stagione. Considerando il livello delle pellicole candidate agli oscar in quest’anno di magra, le candidature ci stanno tutte.
Lo vado a vedere? Ti piace lo sport o ti piacciono le storie di RISCATTO? Allora sì.
Ci shippo qualcuno? Ehhhh, un Brad disilluso incontra un tenero panzone che riaccende in lui la speranza. Direi che si può fare.
Coefficiente Kleenex? Alto ma frammentario, concentrato nella parte centrale.