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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi tag: Studioapertismi

Recensionando / Lo sciacallo

14 venerdì Nov 2014

Posted by Elisa G. in Cinematografò, Recensionando

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Tag

Dan Gilroy, fotografia leccatissima, Jake Gyllenhaal, Oscar 2015, proteggi la Famiglia!, Rene Russo, Studioapertismi

nightcrawlerIn attesa che un produttore italiano regali al mondo il film definitivo sulle bassezze del telegiornalismo contemporaneo girando un film cupo e sordido intitolato “Studio Aperto”, ci pensa Jake Gyllenhaal a riempire questo vuoto nel nostro cuore, producendo e recitando nel ruolo di protagonista assoluto ne Lo Sciacallo (adattamento italiano su cui mi trovo abbastanza d’accordo dello splendido titolo originale “Nightcrawler”).
Il film segna anche il debutto alla regia di Dan Gilroy, uno che come sceneggiatore si è già distinto parecchio nell’ambito drammatico/action: suoi gli script di The Bourne Legacy, Real Steel e dell’indimenticato The Fall.

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Riflettendo / Reality check on Lucio Dalla

04 domenica Mar 2012

Posted by Elisa G. in Riflettendo

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Tag

chiamare le cose col loro nome, Lucio Dalla, Persona Affettiva, reality check, Studioapertismi

Prova piuttosto rozza ma empirica del paraculismo ed effettivo chiamare le cose col loro nome dei principali telegiornali italiani.
Prendendo in considerazione l’edizione principe che precede la prima serata,

Marco Alemanno è…

TG1 amico di Lucio Dalla
TG2 compagno di Lucio Dalla
TG3 amico e compagno di Lucio Dalla
TG4 collaboratore di Lucio Dalla
TG5 amico del cuore di Lucio Dalla
STUDIO APERTO amico di Lucio Dalla
LA7 compagno di vita e lavoro di Lucio Dalla
SKY TG24 amico di Lucio Dalla
TGCOM 24 amico, poi compagno, poi amico di Lucio Dalla nel servizio Funerale di Lucio Dalla, i momenti più commoventi

Ad onor di cronaca, ad IN ½ H Lucia Annunziata ha ribadito più volte che “Lucio Dalla era gay ma non lo proclamava apertamente”, chiedendosi se fosse una questione di riservatezza o se fosse per un’incompatibilità con la sua fama.

Su alcuni siti ho letto di numerose polemiche tra chi ricordava altre persone che, per posizioni incompatibili con quelle della Chiesa, non avevano ricevuto un funerale cristiano e chi esigeva rispetto per la riservatezza di Dalla.

Domanda: questa riservatezza la garantiamo a tutti? Quando una persona che aveva fatto scelte di vita diverse da quelle considerate normali (es gioco d’azzardo, tradimenti, droghe, alcool, fallimenti lavorativi) muore, nei coccodrilli ciò che si è tentato di nascondere viene omesso dai giornalisti per la stessa riservatezza? O il dovere di cronaca sopravanza (e spesso calpesta) tutto?
E’ davvero così sconvolgente che nel sottopancia di un servizio di un tg ci sia scritto Marco Alemanno, compagno di Dalla?

A voi l’ardua sentenza.
Un dato in più. Oggi pomeriggio su Rai1 qualcuno ha accennato all’omosessualità di Lucio Dalla e è stata mandata istantaneamente la pubblicità.

(photo credit)

Ammirando / The Bodyguard

13 lunedì Feb 2012

Posted by Elisa G. in Ammirando, Cinematografò, Cinemozioni5

≈ 2 commenti

Tag

Kevin Costner, metamontaggi, queen of the night, Studioapertismi, The Bodyguard, Whitney Houston

The Bodyguard è uno degli esempi fulgidi quanto un film possa essere sbagliato (frequentando le lande affolate dei Cinemozioni5) eppure rappresentare qualcosa all’interno e all’esterno del mondo cinematografio.

La guardia del corpo, come traduce il solerte sottotitolo italiano, è stata l’immagine topica per i tiggì italiani al momento di parlare dei vizi e delle virtù di Whitney Huston all’indomani della sua morte. Perchè usare come sunto della carriera di una talentuosissima cantante quel correre tra le braccia di Kevin Costner all’alba, sulla pista dell’aeroporto? Semplice, perchè la potenza espressiva della voce di Whitney è indubbia. Ma The Bodyguard è stato un potentissimo veicolo per amplificarla nei nostri cuori.

I limiti del film sono tutti lì, autoevidenti. Quante volte ci è capitato di schernirlo, di banalizzarne i contenuti non proprio sorprendenti.
Eppure.
Eppure se ci penso oggi, a distanza di 20 anni dall’enorme successo che ebbe (e che, sotto sotto, continua ad avere, essendo uno dei cult delle serate estive di Canale5), mi accorgo di un paio di cose:

  1. The Bodyguard è un film che osa. Se c’e’ una cosa che i cinemozioni5 / i film d’ammmore /i film per donne /i film romantici non fanno MAI, è osare. Volano basso. Invece questo, sin dalla presentazione della sua protagonista, si libra alto. Non si accontenta di raccontarci una storia d’amore tra un comune mortale e una diva del jet set, no! C’e’ anche il thriller, con il misterioso assassino che attenta alla vita di Whitney. Nonostante il regista sia finito poi alla tv, non si è limitato a grattarsi la pancia…ed infatti ce la ricordiamo tutti la scena con il velo tagliato dalla katana. Idem per le riprese dei momenti canterini e per i bellissimi metamontaggi in cui Kevin guarda alla televisione una Whitney che gli dice di voler correre da lui, osservando la casa in cui lei è chiusa, a pochi metri da lui, che vorrebbe correre da lei. Nella realtà, fuori dal televisore. Osa persino nei costumi, così terribilmente ’90, ma così terribilmente inaccusabili per la disinvolutura con cui sono indossati. Prima di parlare di miracolo d’inventiva e anticonvenzionalità, ricordatevi cosa faceva Whitney nel 1992.
  2. L’amore nella vita reale. La protagonista è divisa tra carriera rampante e vita privata. E’ bellissima ma incapace di trovare un fidanzato fisso. Si innamora sì di un uomo in grado di accettarne i limiti, sì. Ma la presenza del figlio di lei, dei limiti del lavoro di Kevin, del conflitto d’interessi, dell’incapacità di Whitney di rinunciare al suo successo immergono il tutto nel mondo reale e con una buona dose di autobiografismo. Tanto che il film corona con un finale amarissimo, pur essendo romantico. Tanto che a metà film, al bar, con la canzone dei cowboy, loro e noi, tutti abbiamo già capito che non c’e’ futuro. Ed è per questo che la conferma ai nostri dubbi fa ancora più male quando si presenza, servitaci con la canzone che Whitney dedica a Kevin e, ironia della sorte, quella diverrà LA canzone di Whitney. Una canzone di disperazione, più che di amore.
  3. Kevin e Whitney sono dei codardi. Lui è rigido, lei è capricciosa e impaurita. Accampano mille scuse, si nascondono dietro mille problemi, tanto che rinunciano alla felicità a portata di mano come se fosse irrangiungibile. Una storia che nel mondo fuori dai cinemozioni5 si ripete giornalmente.
  4. E’ un manifesto degli anni ’90. Quel essere spregiudicati ma trattenuti dalle scottature della fine dell’euforia degli ’80. Soprattutto la sottile malinconia che permea ogni cosa, che sopravvive alla facile risata suscitata da qualche guardaroba kitch.
  5. Normalmente un buon film ha una canzone che spacca nell’OST. Quando è eccezionale, diventa indimenticabile. Negli anni ’90 non si lesinava mai, ed era bellissimo. Ma è raro che un film di questo livello tecnico presenti ben 5 brani assolutamente eccelsi. Per trovare altri 5 brani così bisogna scavare nell’ordine del centinaio di pellicole.

Addio Whitney. Grazie per avermi fatto rivalutare The Bodyguard.

Riflettendo / Fottuto Cervo Metaforico vs Tg1

11 sabato Feb 2012

Posted by Elisa G. in Riflettendo

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Tag

Fottuto Cervo Metaforico, impercettibili segnali codici, metalupi, Studioapertismi, Tg1

Penso che la follia sia pian piano prendendo possesso della mia psiche. La colpa però non è mia, è del sovrastimolo proveniente dai telegiornali italiani.

Il Fottuto Cervo Metaforico è apparso al TG5? Al TG1 se ne fanno un punto d’onore! Sapete cosa c’era stasera, celato tra le notizie sulla neve (perchè non so se ve ne siete accorti, ma sta nevicando nel centro Italia)? So che non ci credere, ma sì, lui, il FCM è riapparso.

E’ evidente ora che sta lanciandoci/mi impercettibili segnali codici che non riesco/riusciamo a comprendere.

Questo particolare esemplare poi credo sia il primo caso di metaFCM. Perchè? Chiediamolo ad Antonio Monaco, che anche lui è rimasto sul pezzo, affondando nella metafora cervica che ha definito “assolutamente straordinaria“.
Adesso vi racconto la storia così come è riportata.

Davanti agli occhi di Monaco, il FCM ha scatenato la sua potente metafora, facendosi attaccare da un metalupo. Vi dice niente?
Ok, non è proprio raro ma…

Un cervo che perde parte del palco nell’attacco di un metalupo? Io sarò un attimo ossessionata, ma qui rasentiamo la metaletterarietà papale papale!

Riguardo alla metafora però, brancolo nel buio.

 

 

Vi eravate distratti eh? ZAC! FCM con prole sul finale dell’edizione delle venti!

Riflettendo / Fottuto Cervo Metaforico vs Tg5

11 sabato Feb 2012

Posted by Elisa G. in Uncategorized

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Tag

Fottuto Cervo Metaforico, Metodo Tywin, Studioapertismi, TG5

Il FCM* sta tentando di comunicare con noi e non attraverso un film.

Nel parco nazionale degli Abruzzi stanno registrando una spaventosa moria di cervi. Sì, potrebbe essere stata la neve ma, *tono da Giacobbo* se stessero tentando di dirci qualcosa? Se stessero metaforizzandoci qualcosa che non riusciamo a cogliere, come quel niubbo di Eddard Stark?

Insomma, loro sono lì che muoiono sulla neve e vengono mangiati da lupi e orsi affamati, sacrificatisi per avvertirci di qualcosa che sta accadendo e che la loro morte cerca di metaforizzare.

Per fortuna, mentre noi al massimo avremmo esclamato “Poveroooo, povero animale del bosco ucciso dalla Natura Crudele” un uomo è passato al livello successivo, conosciuto anche come metodo Tywin. Un uomo disposto ad affondare fino al gomito nelle viscere della metafora cervica per carpirne i segreti.

Il nome di quest’uomo è FRANCESCO FOSSA, prode inviato del TG5.
La sua sete di verità è tale che non si accontenta di farci vedere cervi in difficoltà nelle neve, non si accontenta della carcassa in lontananza divorata dagli uccelli e  delle testimonianze drammatiche della guardia forestale, non del cervo in una pozza d’acqua che, come ci sottolinea, sta per affogare in diretta.

NO.
Lui si mette a scavare con le mani nella neve per mostrarci il CADAVERE DEL FCM.

Poi il servizio finisce, ma sono convinta che abbia applicato fino in fondo il metodo Tywin.

Una volta cose del genere le potevi chiamare studioapertismi. Ora invece lo squallore gira a reti unificate.

*aka Fottuto Cervo Metaforico. Non sapete cosa sia? Non mi stupisce, è visto che è un concetto da me inventato, a seguito di insistenti apparizioni di cadaveri di cervi che sottointendevano la non proprio felice fine di Robert Baratheon in a Game of Thrones. Lì, meforicamente urlati. Ma non solo lì. Da quando mi sono accorta della loro esistenza, spuntano più o meno ovunque, più morti che vivi, a metaforizzarci le ovvietà filmicoletterarie. Qui una classifica degli avvistamenti 2011. Sentitevi liberi di segnalare.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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