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avanti e indietro nel tempo, Christopher Sommers, Ethan Hawke, fantascienza, lucette azzurre, retrofuturismo, Robert A. Heinlein, Sarah Snook, The Spierig Brothers
Quando c’è di mezzo la fantascienza, tendo a diventare emotiva. Questo per dirvi che questa volta si comincia con una bella infornata di fatti miei e un quesito implicito: quanto la quantità di informazioni che abbiamo (o non abbiamo) su un film pregiudica la nostra visione? Io Predestination l’ho vissuto più o meno così: arriva l’invito alla proiezione stampa, leggo la prima riga “invito alla proiezione per la stampa di Predestination, film di fantascienza”, smetto immediatamente di leggere e rispondo che ci sarò. Reazione tipica di chi nella fantascienza sempre ci spera, ma ha anche imparato che a volte è meno doloroso se non si sa nulla.
Arriva il giorno stabilito, entro in sala, mi siedo e appare il volto di Ethan Hawke e di un tipo che non riesco esattamente a ricollegare a nulla. Tempo dieci minuti e mi rendo conto con enorme commozione che sono davanti all’adattamento su grande schermo di un racconto di Heinlein letto un annetto fa su Urania (A tutti voi Zombie, su Il mestiere dell’avvoltoio).
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