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Andrew Haigh, Autocompiacimento registico, Chris New, Jonathan Race, meglio tardi che mai, omoaffettività, piangerone, Tom Cullen
Negli strani ed errabondi sentieri che portano i film nelle sale, Weekend ha scelto di prendere la strada più lunga e tortuosa, capace di portarlo all’attenzione di stampa e pubblico non una, bensì due volte, purtroppo per questioni extracinematografiche che non meritano di entrare nel novero di questo post, perciò facciamole fuori subito.
Prima polemica: Weekend è un film del 2011 che solo oggi arriva nelle nostre sale, dopo la distribuzione internazionale, un passaggio al Milano Mix e l’uscita in homevideo e Criterion Collection.
Polemica numero due: il film esce in sole dieci sale in tutta la Penisola perché osteggiato dalla Commissione nazionale per la Cinematografia gestita dalla CEI, che lo considera il film scabroso, inutilizzabile, sconsigliato per le sue tematiche gay e l’utilizzo della droga che si fa nel film. La CEI è liberissima di valutare i film secondo criteri che col cinema hanno poco a che fare, il problema è che il suo giudizio impatta poi sulla distribuzione in centinaia di sale parrocchiali o gestite da enti religiosi (sbocco naturale in Italia per il cinema autoriale di qualità), di qui la distribuzione rarefatta, lo scandalo mezzo stampa, un’incredibile pubblicità a un film che la meriterebbe per altri motivi.
Non scordiamoci di parlare di Teodora Film però, piccolo distributore che sta facendo meraviglie e che, dopo aver distribuito 45 anni, ultimo lavoro del regista, ha deciso in maniera forte, bella e antieconomica di potere al pubblico italiano anche questo film. Non scordiamocelo prima di lanciarci in discorsi disfattisti senza aver ben chiara questa situazione.