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Born to be a Vagina, Danny Boyle, delicate palette cromatiche, Ho visto la gente nuda, James McAvoy, Joe Ahearne, Psicologia e Psicosi, Rosario Dawson, single manly tear, Trance, Tuppence Middleton, un etto e mezzo di metafore...lascio?, Vincent Cassel, voice over molesto
Quasi mi spiace rientrare ancora una volta nel novero dei detrattori dell’ultima fatica di Danny Boyle, pur essendo ormai da anni una convinta fustigatrice delle sue scelte tematiche ruffiane e stilisticamente pacchiane.
A differenza del recente passato, “In Trance” parte da premesse genuinamente interessanti e sembra richiamare più i primi lavori del regista che la corsa al premio della sua recente carriera. Questo ritorno alle origini e alle scelte più originali è dettato anche dal ricongiungimento allo sceneggiatore di “Trainspotting” John Hodge, che firma con Joe Ahearne questo thriller tra il gioco psicologico e lo spiegone psicotico.
In cerca di un progetto facilmente gestibile in loco durante il lungo lavoro di preparazione e realizzazione delle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi di Londra, Danny Boyle ha ripiegato sul remake dell’omonimo film TV a firma Ahearne del 2001, passata sostanzialmente inosservata in un periodo in cui le menate mentali di “Inception” non avevano ancora riportato in auge il film a scatole cinesi.
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