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Certo che per essere un film che viene sbandierato (e si sbandiera) come un remake moderno e contemporaneo di un classico basato a sua volta su un acclamatissimo capolavoro, I Magnifici 7 è sorprendentemente conservativo e tradizionale.
Se c’è stata un’estate cinematografica capace di cambiare la prospettiva dello spettatore sul bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, è proprio quella appena trascorsa, che fa sembrare l’impresa senza infamia e senza lode di Antoine Fuqua pienamente in territorio positivo, per come appunto sfanga errori o difetti macroscopici.
Certo il pensiero del regista di Training Days e Southpaw al comando di un’onesta operazione western e commerciale come questa non ti carica della stessa aspettativa di quando i pistolieri dietro le pistole li mettono Tarantino o i Coen, ma esageravo io ad aspettarmi un risultato più sbavato ma meno convenzionale?
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