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Lui incarna la romanità di borgata, lei è la nuova regina della Milano nevrotica. A 34 anni con la sua produzione di “disegnetti” e graphic novel Zerocalcare è un fenomeno popolare e pop che non ha bisogno di presentazioni, così trasversale da essere giusto a un paio di scatti dal livello ospitata da Fazio a Che tempo che fa.
M¥SS KETA invece sta emergendo solo ora dalle nebbie più fitte della scena musicale underground, spinta da fini intenditori, conoscitori della Milano più sperimentale e qualche youtuber che detta tendenza (o tenta di). La sua Una donna che conta però è stato il tormentone estivo alternativo – correlato di citazioni e meme – della piccola ma fondamentale nicchia delle persone dal gusto fino e dalla vista lunga.

 

M¥SS KETA e Zerocalcare sono due nomi chiave nel racconto dell’Italia del qui e ora, qualora questo ritratto venga giocato sull’asse Milano – Roma. Volontariamente o loro malgrado sono personaggi ancor prima che persone pubbliche, con un set già predefinito di riferimenti culturali, modi di dire, feticci e manie a cui fanno riferimento i loro estimatori.

Un po’ come Barbie dal destino (professionale) già deciso nella scatola rosa fiammante in cui sono riposte, entrambi si presentano con un set di accessori che conferma la loro identità. Zerocalcare arriva con la divisa d’ordinanza (espressione che troverebbe odiosa) dei 30enni che sperano di passare ancora per giovani (parole sue): felpetta con cappuccio, zainetto, irrefrenabile singhiozzo. Quello sì autentico, mentre il mio malcelato cinismo è entrato in azione non appena il nostro sul palco ha sfoderato da un libro da cui stava leggendo un passaggio un segnalibro con su scritto a caratteri cubitali Rebibbia Regna. Una mossa dalla noncuranza così plateale che qualcuno nel pubblico rideva mentre io mi chiedevo quanta ingenuità si presupponga da parte mia e dei presenti per non farci venire nemmeno un briciolo di dubbio sulla casualità di questo passaggio e di quel segnalibro.

M¥SS KETA dalla sua ha come punto di partenza il fatto di essere una portavoce senza volto di una sorta di collettivo di creativi, Motel Forlanini. Un presupposto che già urla milanesità da tutti i pori e che richiede un set di accessori che le fanno da maschera e ne proteggono l’identità individuale; mascherina antismog nera, occhialoni scuri, capelli biondissimi indossati come una parrucca o un velo (anche se a occhio parevano proprio veri, perché probabilmente non è solo bionda dentro).

A sentirli parlare delle loro serie TV preferite a poche ore di distanza dal palco della prima edizione Fest di Milano il paragone tra M¥SS KETA e Zerocalcare viene quasi naturale, in un accostamento che più di ogni altro racconta l’attenta pianificazione di questo festival, che va ben oltre le anteprime televisive di pregio. L’aspetto sorprendente è quanto le dimensioni di performance pubblica e verità privata finiscano per mescolarsi, in maniera del tutto inaspettata, durante i due panel di Zero e Keta.

Zerocalcare professa un po’ di emozione, ma porta a casa un panel a metà tra TED Talk e stand up comedian (pur essendo seduto su uno sgabello) come solo i veterani sanno fare. Coadiuvato dai presentatori, galvanizzato da un pubblico che è lì tutto per lui e che per giunta è grande conoscitore della serie TV che va a raccontare, il fumettista e illustratore dimostra la medesima verve comica condita di sano pragmatismo romano che sta alla base dei suoi fumetti. Chi ha sfogliato i suoi volumi, visita il suo blog o lo conosce via Zibaldone sui social, non sarà poi così stupito di scoprire che la serie guilty pleasure (molto peccaminosa e molto gratificante) prescelta dall’autore di La profezia dell’armadillo sia Grey’s Anatomy.

Quello di Zerocalcare comincia come un J’accuse rivolto a sé stesso: sì, guarda Grey’s Anatomy con passione, nonostante gli amorazzi e le inconsistente narrative della serie.

Seguono 10 punti che ne giustificano e spiegano la passione morbosa che lui e milioni di spettatori hanno sviluppato per i drammoni medicali, umani e sentimentali che si sviluppano nella Seattle di Shonda Rhimes. Basta una minima infarinatura a riguardo per rimanere avvinti dal racconto di Zerocalcare, che rilegge i drammi americanissimi e un caciari di Meredith & co. con gli occhi dello spettatore di Rebibbia, che un po’ si sente superiore, un po’ rosica per la sanissima vita sessuale dei protagonisti, un po’ si commuove in quelle trappole ad ingranaggi che ti piazzano lì a tradimento il momento piangerone. E tu lo sai che quello è il momento accuratamente scritto per suscitarti un’emozione intensa ma non puoi fare a meno di provarla, perché il soggetto è scritto bene: vale sia per Shonda sia per Zero. Quando poi vedi Zerocalcare tenere testa alla responsabile di FOX Italia disquisendo di metodi più o meno legali di fruire le serie TV, capisci che i panni che indossa gli calzano alla perfezione.

A sorpresa ad essere un po’ impacciata nella sua gonna di vernice nera e tronchetti coperti di strass è M¥SS KETA. Nota a margine: grazie allo stylist o alla ragazza di Porta Venezia che ha aggiunto quel tocco puro estate anni ’90 della collanina e del braccialetto di conchiglie.
Tutto sommato che tutto non fili lisco è anche comprensibile. È stato anzi prezioso e speciale essere tra i (purtroppo) pochissimi presenti a testimonianza della sua prova generale di uscita pubblica da personaggio a tutto tondo, al di fuori della cerchia strettamente musicale. Uscita più o meno concomitante all’ospitata a X Factor, perché la stella nata nel 2018 forse forse non è la carriera attoriale di Lady Gaga.

Bastano un paio di minuti di panel alla complottasta che è in me per capire che l’eminenza grigia che ha combinato questo magico momento è Marina Pierri, da come guida sapientemente l’intervista a M¥SS KETA. La scusa ufficiale è la presentazione di Aggretsuko, serie animata che ha come protagonista un personaggio Sanrio dalla doppia vita. La dolce Retsuko è un panda rosso che di giorno viene bistrattata sul posto di lavoro dal capo(letteralmente) maiale e dai colleghi, mentre di notte sfoga la sua rabbia cantando canzoni death metal al karaoke, rivelando la vera sé stessa.

Io da mezzonotte in poi ruggisco, sottolinea M¥SS KETA, sottolineando il parallelo tra sé e Aggretsuko. È però Marina Pierri a dare il contributo più importante dell’incontro, chiedendosi ad alta voce se la vera M¥SS KETA non sia poi la maschera che nasconde l’identità di M¥SS KETA, in quella che di fatto era soprattutto una presentazione del suo personaggio.

Si dà il caso che la sottoscritta avesse già una certa conoscenza pregressa della donna che più ha contato nel racconto di una certa Milano nel 2018, il che mi ha permesso di cogliere l’involontaria confessione della maschera. Quello che colpisce di M¥SS KETA dal vivo è infatti quasi una sorta di tenerezza che emana la sua persona, un quieto senso di pienezza raggiunto proprio grazie al progetto messo in piedi con Motel Forlanini, un gruppo di creativi timidini (parole sue) che alimentano con le loro idee il geniale concetto che lei incarna.

Io sono la prua di una grande nave, la prima parte che si vede di un’imbarcazione molto più grande. M¥SS KETA sirena a prua è in effetti la sintesi perfetta dell’impressione che se ne ricava quando la si sente parlare dal vivo. L’imbarazzo non c’era, ma qualche titubanza sì. Certo la donna che conta non è stata aiutata da un pubblico che per buona parte ignorava completamente il suo universo e che quindi a ogni suo doppio senso o strategica sparata radical milanese (vedi al comparazione di Aggretsuko con La vita agra di Luciano Bianciardi) contrapponeva un silenzio disarmante.

Tutto mi sarei aspettata dal panel di M¥SS KETA, che attendevo con una certa curiosità. Mai avrei pensato che l’impressione più forte di autenticità dell’intero festival sarebbe scaturita dal suo racconto appassionato ed entusiasta del dietro le quinte del suo stesso simulacro. La sensazione è che il profondo senso di liberazione che prova Aggretsuko nel cantare ai karaoke nel cuore della notte l’abbia provato anche M¥SS KETA la prima volta che si è trasformata in M¥SS KETA.

Il panel di Zerocalcare

Il panel di M¥SS KETA