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mini1Ci sono recensioni che non ho mai voglia di scrivere. Capita raramente, dato il mio amore per le cause perse, per i film snobbati e il mio risentimento verso alcuni filoni molto in voga in questo periodo. Nel caso dei minions, gli esseri piccoli, gialli e adorabili che via via si sono scavati un ruolo da protagonisti nel franchise di Cattivissimo Me, una costola a loro dedicata era inevitabile tanto quanto è ininfluente la mia opinione a riguardo ai fini del botteghino.
La vera forza di Minions infatti è quella di essere già a poche ore dall’uscita un film di prevedibile successo ma anche un argomento di dibattito in cui le opinioni sono piuttosto a accese e polarizzate sui due estremi della scala (li adoro follemente/li odio ferocemente) e parlarne in uno o nell’altro modo non fa che accrescerne le centralità nel momento cinematografico che viviamo…ovvero il motivo per cui preferirei non fornire assist alla causa.
In un tempo non molto lontano io stessa vi segnalai Cattivissimo Me, un onesto film d’animazione che pur non brillando per genialità artistica aveva una storia ben calibrata e un paio di trovate spassose.
Già al secondo capitolo però quel progetto di buon livello artistico era diventato un’incredibile macchina commerciale, da quando cioè ci si era accorti del valore aggiunto del personaggino carino di turno; i minions e le loro gag tormentone avevano scavato a fondo del secondo film, rendendolo più remunerativo ma anche enormemente più banale e prevedibile.
Regalare loro un spin off è stata non solo una logica conseguenza di marketing, ma anche una duplice opportunità: quella di permettere al Cattivissimo Lui di tornare protagonista dei futuri lungometraggi insieme alle tre adorabili figliolette e quella di riscattare i minions con un minutaggio che permettesse loro di diventare qualcosa in più della gag buffa a cui associare una linea di giocattoli.

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La cruda verità è che per rendere questo film un successo bastava fare davvero pochissimo. Universal e Illumination Entertainment hanno adottato un approccio abbastanza pigro e, quel che è peggio, le uniche energie investite vanno nella direzione di rendere i minions ancora più simili a se stessi, in un vortice di fastidio e ovvietà che non percepivo dai tempi di Madagascar.
Il film dei Minions si propone di svelarne la creazione, rispondendo alla domanda sottintesa fin dall’inizio: cosa sono? Animali, creature fantastiche, alieni? La risposta data è parimenti vaga e scopiazzata da più parti, sia per contenuto sia per confezione: se uno vuole provare a fare qualcosa di diverso e inserire un paio di sequenze “artistiche” e animate in maniera anticonvenzionale, potrebbe almeno evitare di ricalcare scelte di quanti l’hanno preceduto di una decina di anni. Discorso a parte per il 3D, stavolta onorevole.

Tornando al passato recente, il film riesce a fare di peggio: seguiamo i tre protagonisti Kevin, Stuart e il coccolosissimo e dolcissimo Bob (a cui magari avrebbe giovato un arruffianamento un po’ meno urlato) fino a Londra, dove pensano di aver trovato un cattivo da servire che non morirà a causa della loro natura imbranata. Scarlett Overkill e il suo strambo marito inventore Herb sono uno dei pochi meriti del film, uno dei pochi sfavillii in cui si scorge qualcosa figlio del primo film. Merito anche di Sandra Bullock e Jon Hamm.

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Il tutto però è inserito in una fastidiosissima cornice inglese alimentata da gag stupide e stereotipatissime, che non solo provano un approccio superficiale e banale a un luogo tanto topico a livello letterario e cinematografico, ma sono anche un filo offensive. Non è una questione di rispetto, perché Minions è tutto tranne che irriverente, è che ogni elemento, da Elisabetta II al tè delle cinque, non smette mai di avere una funzione poco più che decorativa/riempitiva.

Esempio ironico di film d’animazione con gag riuscitissime sull’essere inglesi, caustiche ma sempre derivanti da un profondo amore per Albione: Pirates! in adventure with Scientists!, a cui come si suol dire Minions non è nemmeno degno di allacciare il legaccio dei sandali. Curiosamente però ne eredita la caratteristica di gran lunga peggiore: ho avuto la fortuna di vedere il film in lingua originale, ma se Luciana Littizzetto non è migliorata dai tempi di Pirates! in qualità di doppiatrice, non solo vi perderete una delle poche parti riuscite del film…vi raschierete le orecchie con la carta vetrata. Adesso che ci penso: alcuni dei passaggi più riusciti di Scarlett ricordano parecchio il personaggio doppiato dalla Littizzetto nel precedente film. Mhhhh.

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Lo vado a vedere? Il suo scopo Minions lo raggiunge alla grande: conquisterà senza problemi quanti amano questi esserini gialli. Per tutti gli altri (e per quanti non hanno minori al seguito e quindi fortunatamente possono scegliere), non c’è nulla da vedere.
Ci shippo qualcuno? Baratterei cento minions per il ritorno di un micino sonnacchioso: quello è un franchise davvero sottovalutato.