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Nella vasta e intrigante selezione di film in concorso a Cannes convivono film incentrati sulla figura carismatica del proprio regista e film incarnati in larga parte dall’attore o dall’attrice che ne occupano quasi completamente spazi, tempi e immaginario. Aquarius di Kleber Mendonça Filho appartiene indubbiamente a questo secondo gruppo, perché questioni morali e sociali del Brasile di oggi e di ieri vengono quasi inghiottite dalla presenza potentissima di una Sonia Braga che, corpo, anima e recitazione, è davvero carne viva di uno dei film tanto applauditi quanto ignorati nella serata di premiazione finale.
Se è vero che sono la presenza fisica e la forza caratteriale della Braga a imprimere nella memoria questo dramma, bisogna però riconoscere che ha a sua disposizione un personaggio con grandi profondità da esplorare e così carismatico da non finire affogato nella sua aurea di grande attrice.
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il fluire di Aquarius è come una sorta di risacca quieta ma continua, tanto che a fine film si tende a scordare quanto sia ambigua l’apertura del film, una decina di minuti davvero perfetti. Siamo nel 1980 a Recife, Brasile. Tre personaggi ancora a noi sconosciuti si ritrovano su una macchina in spiaggia, ad ascoltare una cassetta che ha portato una giovane donna bellissima e molto carismatica, Clara. Mentre Another One Bites The Dust incide una scena visivamente suggestiva, il quartetto arriva a destinazione, la festa di compleanno di una donna 70enne di nome Lucia.
Mentre i nipoti la celebrano, l’anziana ricorda momenti disinibiti e sessuali in compagnia del giovane marito, ormai morto da anni. La scena è così vivida che sembra quasi sia Lucia il cardine della storia, e invece è la sua casa, il mobile su cui il marito le ha fatto raggiungere l’orgasmo, gli spazi in cui vive trent’anni più tardi Clara, giornalista e scrittrice, donna di mezza età con un’aiutante affettuosa in casa, dei figli lontani e la nostalgia del marito scomparso.
Il film è diviso in tre parti, sapientemente orchestrate tra le vicissitudini della giovane Clara e le preoccupazioni di una donna che a cui viene negata la pace dei sensi che una condizione famigliare ed economica invidiabile dovrebbero assicurarle. Tre racconti che non si rifanno solo alla sua vita e ai suoi amori, ma anche al suo corpo, a quei capelli che sono quasi un feticcio o un amuleto, a quel cancro che ha inciso il suo corpo e temprato la sua voglia di lottare.
Un’impresa di costruzione ha messo gli occhi sull’Aquarius, il palazzo dove la donna vive e che intendono trasformare in una residenza di abitazioni di lusso in una Recife che silenziosamente cancella dalla carta la sua parte più povera e orizzontale in favore di grandi grattacieli di lusso.
I vecchi inquilini sono morti o sconfitti dalle proposte economiche dei palazzinari, ma Clara non ha intenzione di mollare o di lasciare il bel appartamento che è cardine della sua vita e dell’intero film.
Aquarius potrebbe essere definito un film sulla terza età se solo questa definizione non richiamasse alla memoria opere tragicamente distanti dalla vitalità di questa pellicola, che approccia l’età e l’esperienza di Clara come una ricchezza e non come un dramma sulla morte, la debolezza, la fatica e il ricordo. In realtà la consapevolezza della propria età e della presenza insistente della morte è sempre lì e anzi, è protagonista di una scena che fa il paio con la fiammata iniziale, ma il film non si dimentica mai che Clara va celebrata innanzitutto come una persona viva, che non ha paura a fare il bagno nel mare infestato dagli squali o a chiamare un gigolò consigliatole dall’amica quando sente il bisogno di essere scopata con forza. Non c’è patetismo o derisione, ma non manca nemmeno la quieta, continua constatazione dell’attaccamento della protagonista per un mondo fisico e analogico ormai in declino, soppiantato da una dimensione digitale e ambigua a cui si adatta senza mai sentirsi a casa.
Insomma, Aquarius è un film che fa la giusta quadra tra il sacrosanto desiderio di giustizia della protagonista e una serie di soprusi che ne rivelano quanto la resistenza e la vittoria non potranno che essere momentanee, quando la sua battaglia per mantenere la propria casa finisce per assumere i connotati di una lotta contro i mulini a vento di un progresso di cui lei non può che essere sempre più solo spettatrice, pur continuando ad avere la forza di una protagonista trascinante.
Aquarius verrà distribuito in Italia nei prossimi mesi da Teodora Film.