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annihilationThe tower, which was not supposed to be there, plunges into the earth just before the black pine forest begins to give away.
L’incipit del nuovo, acclamato libro del padre putativo della new weird è una sintesi perfetta del restante centinaio di pagine in cui si sviluppa uno dei romanzi più belli che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni.
In una natura apparentemente disordinata, indifferente e selvaggia spicca il simbolo dell’intervento umano. Un inciso sottolinea la sottile, disturbante differenza tra le aspettative dei protagonisti e la realtà del paesaggio circostante, uno dei fili conduttori di questo viaggio tra incubo e meraviglioso, il favorito tra i nominati di fresco per la prossima edizione dei Nebula Awards.

Facciamo un passo indietro: Jeff VanderMeer, scrittore di genere abbastanza noto per i suoi romanzi e apprezzato compilatore di enciclopedie e manuali a tema fantastico, conia qualche anno fa insieme alla moglie Ann il termine new weird, di cui China Miéville diviene il principale esponente con una manciata di romanzi. Anti tolkeniana, ibrida e fiera di esserlo, la frangia new weird mescola influenze SF a una base fantasy e rivendica un padre putativo, Lovecraft, e uno scopo, quello di rendere più complesso e sfaccettato l’orizzonte della letteratura fantastica, che soprattutto negli Stati Uniti sembra fossilizzatasi su quell’approccio classico che divide nettamente il bene dal male, l’eroe dal cattivo, ricalcando e riproponendo trame ed espedienti linguistici.
La new weird, così come alcuni scrittori di grimdark, rivendica per sé un approccio più complesso al genere, spesso ricco di allegorie e rimandi simbolici, senza dimenticare la fascinazione per l’ignoto, l’inspiegabile, il misterioso, impiantato però in un contesto che deve sempre risultare realistico o quantomeno verosimile (la caratteristica che rende “new” un weird altrimenti già esplorato in passato).
A ben vedere poi ad essere rivendicato è soprattutto un livello letterario alto, una cura linguistica e narrativa che riporti il fantastico e il fantascientifico tra gli scaffali di quanti leggono solo letteratura con la elle maiuscola, rivendicando il ruolo di scrittore e non di scribacchino per quanti scelgono questo genere.

The effect of this cannot be understood without being there. The beauty of it cannot be understood, either, and when you see beauty in desolation it changes something inside you. Desolation tries to colonize you.

Dopo alcuni tentativi già molto apprezzati dal Word Fantasy Award, Jeff VanderMeer ha sfornato il titolo che è la perfetta messa in pratica di questo manifesto, un piccolo cult che non mi stupirei di vedere tra vent’anni tra i grandi classici del genere.
Parlando a livello personale Annihilation, il primo volume della trilogia Southern Reach (uscita a stretto giro nel corso del 2014) lo considero già un capolavoro, uno di quei volumi che so che avranno ancora molto da dirmi quando (e sarà presto) lo rileggerò.

Una prima lettura non può che essere insufficiente per cogliere appieno la bellezza di questo libro e non certo in quanto primo capitolo di una trilogia: la Southern Reach infatti è da intendersi più come una raccolta di volumi ad ambientazione unica ma comunque indipendenti per voce narrante e contenuto che come una serie di capitoli di una medesima storia da leggere in rigido ordine cronologico. Anche Authority e Acceptance sono ambientati nella fantomatica Area X, ma godono di una loro voce narrante e di un approccio esplorativo differente al mistero che circonda quest’angolo di natura selvaggia.

annientamentoAnnihilation però è universalmente considerato il migliore dei tre, quello in cui gli enormi sforzi di scrittura e riscrittura di VanderMeer (QUI vedete la mole di stesure accumulate in corso d’opera) hanno distillato un’apnea lunga un centinaio di pagine, un unica nota di tensione e inquietudine che permette al lettore di tornare a respirare solo a volume concluso. Annihilation funziona innanzitutto come racconto di tensione e orrore, uno dei pochi che, pur non godendo della dimensione visiva e sonora con cui il cinema ama spaventarci, fa veramente accapponare la pelle e mozzare il fiato, voltandosi istintivamente per controllare se sia tutto tranquillo alle spalle. A questa sottile inquietudine di chi racconta e legge, entrambi accomunati dall’insistente sensazione di non cogliere qualcosa di fondamentale e di trovarsi continuamente di fronte a una realtà che, come direbbe Walter Bishop, è only slightly different da quella che conosciamo, si intervalla il ricorrente senso di meraviglia di fronte ad ogni scoperta nel cuore dell’Area X, uno spazio delimitato in cui l’intervento e l’errore umano (non che nulla venga mai spiegato, ma siamo pur sempre di fronte alla letale combinazione di corporazioni e scienziati curiosi) non sembra aver sconfitto la natura che anzi, appare sempre più depositaria di una verità nascosta alle spedizioni che la esplorano.

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Il merito è di una scrittura leggiadra e affascinante, ricercata nei termini e nella musicalità, mai banale e mai pesante, ma soprattutto potente. Bastano poche righe per rimanere invischiati nell’atmosfera densa dell’Area X e uscirne risulta difficile sia alle quattro protagoniste senza nome sia al lettore.
Annihilation è un continuo ricorrersi di sensazioni ed evocazioni, di eventi verosimili e reazioni dei narratori prevedibili, eppure continuamente messe in dubbio da un’aura allegorica e simbolica che pervade ogni pagina, ogni momento dell’esplorazione. Ci sono simboli ricorrenti e complementari, come la torre e il faro, ci sono presenze botaniche e faunistiche in pieno sapor di metafora, ci sono momenti in cui il metodo scientifico si fonde al delirio allucinogeno.

Se stilisticamente è notevolissimo, narrativamente non è da meno, rendendo un mezzo incubo spiegarne la trama in maniera comprensibile senza incappare il qualche spoiler.
Il lettore segue i quattro membri della tredicesima spedizione scientifica all’interno dell’Area X, un angolo di costa americana in cui improvvisamente le leggi della fisica non sembrano più così vincolanti. A narrare gli eventi è una biologa, un personaggio senza nome e senza tratti riconoscibili al pari delle tre colleghe, se non forse un carattere duro, spigoloso, poco incline al sentimentalismo.
Il punto di vista del racconto lo rende ancora più ambiguo ed efficace: la voce narrante ha forti conoscenze scientifiche e un approccio aemozionale che dovrebbero garantirne la quasi assoluta affidabilità, eppure appare chiaro sin dalle prime pagine che proprio questo desiderio di fare chiarezza sulla natura dell’Area X e di quanto successo a chi l’ha preceduta la rendono sensibile agli inganni che si nascondono dietro ogni pianta e animale. 

Nothing that lived and breathed was truly objective—even in a vacuum, even if all that possessed the brain was a self-immolating desire for the truth


A guidare il lettore è l’unica certezza iniziale, quella dell’inesattezza delle informazioni con cui le quattro si muovono: non solo l’Area X non corrisponde che parzialmente a quanto è stato loro detto, ma appare evidente che chi ha organizzato la spedizione è stato più che reticente sia sulle istruzioni specifiche date alle quattro, sia sui veri scopi del loro invio nella zona, sia sugli esiti delle precedenti spedizioni.
La complessità del romanzo sta tutta in questa difficoltosa a sviante ricostruzione di cosa sia in effetti l’Area X, attraverso le tracce delle precedenti missioni incontrate dai membri dell’attuale. Queste contraddizioni e reticenze si riflettono via via sempre più profondamente sulla voce narrante , un personaggio inconsueto e di rara profondità, che suona realisticamente sgradevole ma incredibilmente vivido nei suoi sbagli e nella sua disperazione dovuta all’incapacità di comprendere quanto accade con i soli 5 sensi a disposizione. 

What can you do when your five senses are not enough?

Potrei dirvi di più, ma ho deciso di fermarmi qui. Come alle quattro protagoniste, anche a voi è richiesto un atto di fede in un contesto scientifico che più laico non si può. Dirvi di più sarebbe sbagliato; se volete scoprire qualche scampolo di verità, dovete correre voi stessi il rischio e leggere Annientamento.

L’edizione italiana di questo e dei successivi Autorità e Accettazione è a cura di Einaudi, che per ora ci ha messo la collana SuperCoralli, tre copertine inedite e come traduttrice Cristiana Mennella. QUI trovate un bellissimo post di VanderMeer che spiega come si sia rapportato alle domande postegli dalla traduttrice italiana. Incrociamo le dita perché tra questi indizi e le bellissime copertine (vedete quella di annientamento qui sopra) e il fatto che l’ARC stia girando tra le mani di scrittori come Michela Murgia, potrebbe succedere di tutto.

Il primo volume sarà disponibile a inizio marzo.

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Lo leggo? Con colpevole ritardo ve ne parlo approfonditamente, ma già a più riprese ve l’ho consigliato. Sì, Annihilation è uno dei libri da leggere del 2014 e uno dei pochissimi che nell’imbastire un mistero complicato e affascinante è in grado di fornire un disvelamento all’altezza delle sue fascinazioni intriganti e misteriose. Unico avvertimento: non aspettatevi mai che vi venga fornita un’informazione solida e una risposta inequivocabile e contraddittoria alle vostre domande.

Un adattamento cinematografico in forma di trilogia è già in lavorazione e sarà interessante vedere come ci si muoverà in fase di casting, data l’assoluta mancanza di riferimenti sull’aspetto fisico delle protagoniste. Per ora c’è solo il nome del regista, Alex Garland, che ha recentemente debuttato con il fantascientifico Ex Machina.

Mi sento di fare un ultimo appunto che potrebbe essere parzialmente [SPOILER] qui occhio.
La parte che più mi ha colpito ed emozionato di Annihilation non è stata lo svelamento progressivo della torre e il continuo senso di meraviglia per ciò che contiene (in riflesso speculare alla razionalità di quanto avviene al faro), quanto piuttosto la splendida storia d’amore tra la protagonista e il marito. Un rapporto apparentemente freddo risolto dall’atto d’amore di lui di allontanarsi, scegliendo di morire e di dare quindi alla moglie il distacco e la distanza necessaria per ricalibrare se stessa e capire la profondità del suo coinvolgimento nella coppia.

some questions will ruin you if you are denied the answer long enough