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Se Zack Snyder ha un talento, è quello di saper aprire i propri film con una scena memorabile e perfetta nel stabilire il tono e l’atmosfera della storia a seguire. Justice League si apre sulle note dolenti di Everybody Knows di Sigrid, mentre il mondo piange Superman e la morte della speranza. Allontanato dalla writing room (che raccoglie l’esule Marvel Joss Whedon) e contenuto da un minutaggio finalmente assennato di 2 ore, Zack Snyder rinsavisce e si fa guidare da una Warner Bros che ancora una volta dimostra che quando sbaglia lo fa in maniera indifendibile, sì, ma sa guardare in faccia ai propri errori, rialzarsi e porvi rimedio.

Salutato da Variety in queste ore come “un atto di pentimento per Batman v Superman, dalla prima all’ultima scena”, Justice League in realtà è molto di più, ma il suo punto di partenza è proprio quello, insieme al successo incontrovertibile di Wonder Woman. Fornito dei peggior vizi di ogni grande studios hollywoodiano di lungo corso, Warner Bros sa sempre quando è il momento di mettersi tutti attorno a un tavolo e imparare dai propri fallimenti.
Zack Snyder è a guinzaglio corto, Joss Whedon è sorvegliato speciale, l’intero carrozzone DC è fresco del felice colpo di fortuna di Wonder Woman ma indebolito dai tanti problemi strutturali dei supereroi DC, costretti perennemente a correre dietro al carroarmato Marvel Studios, poco adatti però alla formula frizzante e adolescenziale che è il marchio di fabbrica degli avversari.

La soluzione è la più semplice e assennata possibile: copiare la controparte cartacea, quella che per decenni è stata inseguita da Marvel settore spillatini. D’altronde sono Superman e Batman la genesi di Captain America e Iron Man, non certo viceversa. Qual è il tratto distintivo della DC? I temi e i superpoteri sono molto simili, ma da sempre le run DC hanno un tono più adulto e introspettivo delle compagini Marvel, un taglio spesso più essenziale e rigoroso. Se però Batman v Superman è stato il disastro che si è rivelato è proprio per involuzione peggiorativa del cupo realismo adulto imposto dal successo del Batman di Christopher Nolan, che rimane comunque tra i produttori.

E quindi? Quindi abbasso il realismo, per nulla affine a uno dei pochi registi che sa essere fumettologico a livello visivo e benvenuta alla gravitas di casa DC. Justice League sfrutta il punto debole dei film Marvel, bilanciando perfettamente il suo approccio serio e adulto, trattenendosi dal mortifero sbrodolare apocalittico e oscuro. I suoi eroi – la triade già introdotta e le new entry che un po’ soffrono del veloce recap dedicato alla loro genesi – sanno quando sdrammatizzare, ma non incorrono mai nell’errore tipico di tutti i film Marvel recenti (anche di un lungometraggio convincente come Thor: Ragnarok) di sminuire il proprio protagonista e i drammi che sta vivendo a suon di battute.
Zack Snyder eredita gli interpreti del passato e le loro storyline, ma li asciuga di ogni infantilismo e di ogni errore, mettendoli vicini al pubblico, colorandoli dei timori del mondo senza certezza e senza guida in cui viviamo.

In questo senso funzionano perfettamente Ben Affleck e Gal Gadot. Lui perché ha per le mani un Batman mai troppo oscuro, ma indubbiamente roso dal senso di colpa per la morte di Kal-El e per il continuo confronto diretto con esseri divini, immortali, enormemente più potenti di lui, o quantomeno dotati di gioventù.
È forse il Batman più maturo e anziano visto su grande schermo, in cui le mancanze recitative ormai note di Ben Affleck vengono mitigate da vissuto personale piuttosto travagliato che gli si legge in faccia e che può essere facilmente scambiato con il tormento di un uomo che vive al fianco di forze dall’integrità morale ineccepibile. Le sue ignote colpe passate lo scavano dentro e rendono la sua leadership naturale ma combattuta, sfumata in quella naturale arroganza umana che non è l’unico tratto di tolkeniana memoria del film.

Al suo fianco torna a risplendere Gal Gadot, ancora una volta perfetta nell’incarnazione della pietas e della saggezza che non sconfina mai in un patetico stereotipo femminile. Mi verrebbe un po’ da dire che ve l’avevo detto: la versione bambinesca e superficiale del film a lei dedicato sbiadisce di fronte a questa donna che non ha lasciato che il rimpianto ne fiaccasse la fiducia verso il genere umano, ma ha una profondità interiore e una complessità decisamente non pervenute nella hit estiva.

Lei e un Jason Mamoa ancora tutto da scoprire nei panni di Aquaman (la versione autenticamente adulta e alcolica di un supereroe tormentato senza essere piagnone, prendi nota Marvel) forniscono poi un altro angolo che dirama il raggio narrativo del film: sono i vecchi dei che si confrontano con il nuovo mondo, la loro millenaria saggezza che si confronta da una parte con gli errori di sempre degli umani (Batman) e dall’altra con un nuovo dio tecnologico, Cyborg, il cui potere è quasi equiparabile al loro ma è molto più freddo e privo d’emozione.

[segue paragrafo un filo spoiler in bianco: evidenziate per leggere]

Con Justice League assistiamo al prevedibile ritorno di Superman, ma nel più imprevedibile, controverso e interessante dei modi: una resurrezione forzata e emergenziale, votata sull’onda del senso di colpa di Bruce Wayne. È una decisione politica che dà complessità persino a uno statuario modello di integrità come Superman che è resuscitato sì (d’altronde è pur sempre un’allegoria cristanocattolica), ma con una zona d’ombra tutta da scoprire. 
Quando atterra di fianco a quella statua ormai distrutta tutta l’eredità mal gestita ma comunque propria di Snyder scatena la sua potenza visiva: Superman che contempla il volto caduto del vecchio sé e lo scaraventa addosso a Batman, prima di rivolgergli una minaccia che ricalca quelle dei peggiori villain che affollano gli incubi del pipistrello. Da questo operazione esce rinfrancato persino Henry Cavill. Il suo Superman mostra forse per la prima volta il suo essere oltre l’immaginabile per potenza, forza e forse incomprensibilità per la specie umana. Lo guardiamo rinsavire ma ci rimane il brivido e capiamo ancor di più quello spocchioso di Batman. 

Justice League non è un grande film, ma ancor meglio è un film solido, granitico nel portare a casa il risultato e assicurare che quanto di buono fatto con Wonder Woman non è stato un colpo di fortuna. Lo fa rimettendo in riga la squadra che aveva giocato pessime partite in precedenza e calcando la mano sulle debolezze del nemico Marvel.
L’amara ironia del destino è che – a parte i soliti limiti narrativi di tante origin story da gestire insieme e un cattivo tutto sommato incolore – la sua più grande debolezza è il tempismo tardivo con cui rialza la testa.

Nel frattempo Marvel ha saccheggiato quelle storyline e non si può che sentirne una certa eco qua e là, anche se Justice League fa davvero di tutto per non cadere nella trappola. Eppure Ezra Miller che si fa guidare da Bruce Wayne non può che ricordare Tom Holland con Robert Downey Jr, le sequenze al rallenti dei suoi combattimenti non possono che rievocare alcune ottime performance di Bryan Singer con Quicksilver.
Le cose vanno molto meglio quando Zack Snyder si affida all’epica naturale delle sue immagini o a fonti ormai canonizzate come il Peter Jackson tolkeniano. Impressiona per il tono adulto ma non depressivo con cui muove i suoi personaggi, per lo sguardo maschile ma non maschilista con cui ci dona la prima sequenza cinecomics in cui il corpo femminile è simbolo di forza e possenza senza buttarla sull’innata grazia. Continuiamo insomma in questa direzione, ma dandoci una mossa, per favore.

Le considerazioni sciocchine di Gardy (e il ci shippo qualcuno?): 

  • Quindi Kal-El è abbastanza adulto e moralmente integerrimo da conservare una discreta peluria sul petto mentre Aquaman è un figo che tracanna vodka ma a cui tocca comunque depilarsi integralmente il petto?
  • Ezra Miller che guarda i video k-pop e Rick & Morty in TV è l’unico motivo per cui posso accettare che diventi mainstream il mio giovane virgulto. L’unico problema è che la ship con Cyborg è pessima. Se dico che io vorrei che Bruce lo adottasse come nipotino e che dalle nuove file della Justice League uscisse un bel supereroe con cui accoppiarlo vi deluderei? O secondo voi con GerontoBruce potrebbe funzionare?
  • Però io GerontoBruce lo vedo bene con Gal Gadot e il suo superpotere di deviare le pallottole scrollando la chioma sempre perfetta (vi giuro, succede). Ma solo dopo una vera esplorazione del mondo femminile della nostra, mica solo al SNL.
  • Henry Cavill è comunque un dio anche quando potrebbe ammazzarci tutti, ma qui pare persino recitare. Forza Henry.
  • Grazie per l’occhiolino WB, ma posso dirtelo che un nuovo film sulle lanterne verdi, ma proprio no grazie?
    https://twitter.com/GdiGardy/status/930735345565650944
  • La scena iniziale quasi a livello di quella d’apertura di Watchmen, che secondo me rimane il passaggio migliore di tutta la carriera di Zack.
  • Esigo ora una serie di fan art in cui Flash vive coi due papà Superman e Batman
  • Il livello di disumana bellezza di questo film è abbacinante comunque. Henry Cavill, Gal Gadot, Ezra Miller, il manzissimo Jason Mamoa, Ben Affleck che con la brizzolatura ci guadagna un sacco, Amy Adams (che per fortuna alza un po’ il lato recitativo), poi esci dalla sala e ti chiedi in che universo di genetica mal riuscita sei capitato.